Davvero il dollaro è al tramonto come valuta di riserva mondiale?

scritto da il 19 Agosto 2020

L’autore di questo post è Tammaro Terracciano, Ph.D. candidate presso lo Swiss Finance Institute, Università di Ginevra –

La grossa caduta del dollaro dei giorni scorsi sta scatenando un inatteso dibattito sulle conseguenze del Covid sul futuro della finanza internazionale. Molti (forse troppi) editorialisti sostengono che il dollaro sta perdendo il suo ruolo di valuta di riserva mondiale, suggerendo che non reggerà a quest’ultima crisi. Queste tesi però sono azzardate e esagerate, cerchiamo di capire perché.

Il dollaro è la valuta di riserva internazionale (almeno) dalla Seconda guerra mondiale. La maggior parte del commercio estero è in dollari, nonché la stragrande maggioranza dei titoli finanziari in circolazione. Questo è dovuto alla supremazia e alla grandezza commerciale degli Stati Uniti nel secolo scorso, nonché alla fitta rete di alleanze politiche con gli altri paesi, le cui banche centrali hanno accumulato grosse riserve in dollari.

Per questo motivo, la Federal Reserve gode sia di un cosiddetto privilegio esorbitante, avendo la possibilità di condizionare il ciclo economico-finanziario globale, che di un una responsabilità esorbitante, dovendo supportare il sistema finanziario mondiale in momenti di crisi. Infatti, quando c’è un rallentamento globale, il dollaro e i titoli di stato americani sono considerati sicuri e agiscono come una sorta di assicurazione per gli agenti economici globali. Di conseguenza, il dollaro tende ad essere anticiclico, deprezzandosi in momenti di forte crescita e apprezzandosi durante le crisi, proprio quello che è successo anche all’inizio di questa crisi. A marzo il dollaro è salito rispetto le altre valute mondiali, poiché gli investitori mettevano i loro fondi al riparo in titoli denominati in dollari aspettando tempi migliori (il cosiddetto flight to safety).

La cosa che però sta facendo discutere è la caduta degli ultimi giorni, che è stata la più grande da dieci anni a questa parte e che ha portato il valore del dollaro al minimo degli ultimi due anni (vedi grafico).

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Di solito, quando il dollaro si deprezza rispetto alle altre valute mondiali, vuol dire che gli agenti economici hanno fiducia nel fatto che le cose vadano (o andranno) bene e sono dunque disposti a prendere rischio anche in altre valute. Guardando i dati però, sembra che questa volta la discesa del dollaro non sia associata a una ritrovata fiducia nell’economia. Infatti, i tassi di interesse sui titoli americani sono ancora bassi, denotando una forte domanda, mentre il prezzo dell’oro continua a macinare record. Inoltre, l’economia americana sta soffrendo la crisi molto di più del previsto, con una contrazione del 9% nel secondo trimestre di quest’anno. Ad aggravare ancora più le cose, c’è il progressivo aumento dei contagi negli Stati Uniti che fa rivedere al ribasso le aspettative di crescita dell’economia americana, che si ritrova ad affrontare una crisi enorme con una amministrazione quanto meno deludente ed impreparata. Per di più, il profilare delle teorie cospirazioniste sulla natura e sull’esistenza stessa del virus, fa sì che tantissimi americani non seguano le misure di contenimento con le conseguenze che stiamo vedendo, sia in termini umani che economici.

Insomma, sembrerebbe proprio che il calo del dollaro sia dovuto alla deludente performance dell’economia americana e alla sfiducia nell’amministrazione americana. Tutto ciò però non è abbastanza per sancire la fine del dollaro come valuta di riserva mondiale, almeno non così velocemente! Questi cambiamenti non avvengono da un giorno all’altro. La denominazione dei titoli, le commesse commerciali e la percezione degli investitori sono molto rigidi al cambiamento. In questo senso, avere una valuta di riserva è un po’ come parlare la stessa lingua, una volta fatta l’abitudine ci vuole tempo a cambiare.

Solo nel lungo termine ci si aspetta che si converga verso un sistema con più valute di riserva, vista la costante e inesorabile crescita delle economie asiatiche e la (timida) risposta europea all’emergenza Covid. Ad oggi, però, non ci sono valute che hanno i requisiti per prendere il posto del dollaro. Le paure e gli slogan di questi giorni sono dunque poco più che trovate giornalistiche, almeno nel medio termine il dollaro continuerà ad avere un ruolo centrale nell’economia mondiale.

Twitter: @TerraccianoTamm