categoria: Vicolo corto
Lettera dei prossimi nati a noi delle generazioni Boomers, X, Y e Z
L’autore di questo post, Silvano Joly,è in Centric Software dal 2016. Ha ricoperto posizioni di sales leadership presso Innovation leaders come PTC, Reply, Sap e Dassault Systemes. Oltre che con grandi società ha lavorato con Aziende pre-IPO, start up e collabora con varie università italiane. Mentore pro-bono di start-up high-tech è da sempre amico della Piccola Casa della Provvidenza (Cottolengo), il più antico istituto dedicato all’assistenza di persone con gravi disabilità –
Chissà se Svetonio avrebbe immaginato la deriva scherzosa presa nei secoli dal saluto “Ave imperator, morituri te salutant!” citato nella Vita dei Cesari? Una frase usata ormai prima di affrontare ogni imprevisto, un esame di scuola, un test di lavoro, un esame clinico o un giro in ottovolante. Ma forse sarebbe ancora più stupito oggi che uno scadente ex ginnasiale la modifichi, per riferirsi non a chi sta per morire, come i poveri Cristiani condannati dall’imperatore Claudio, ma a chi nascerà.
La riflessione che propongo è infatti: cosa direbbero i prossimi nati (i Nascituri) a noi delle generazioni Boomers, X, Y e Z? Penso si lamenterebbero e ne avrebbero di ben donde. Infatti, dopo anni di edonismo Reaganiano, di consumismo, carrierismo e status symbol ci siamo imbattuti in una Pandemia che ci ha fatto sentire tutti “morituri” e ci ha contaminati con un virus ancora peggiore: quello dell’egoismo indifferente. Che ci distrae da una visione d’insieme e ci fa pensare che – senza noi stessi – non ci sia futuro per nessuno. Non sono parole mie ma di Papa Francesco, che le ha pronunciate nell’antica Chiesa di Santo Spirito in Sassia il 19 aprile, nell’imminenza del ritorno alla normalità della Fase 2. Nell’omelia Bergoglio ha anche detto che “l’altro virus … si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me”.
Bella predica, santi concetti ma noi non siamo teologi, né eremiti ma impiegati d’azienda, dirigenti e imprenditori, grandi o modesti contributori al Sistema Paese ed a quello del Pianeta, come possiamo fare in modo che i Nascituri anziché insultarci ci dicano grazie o almeno ci riconoscano buona volontà e coerenza di aver vissuto, lavorato e perseguito con un minimo di altruismo i nostri obbiettivi? Per rimanere sul latinorum, come conciliare il cuique suum (a ciascuno il suo) con il pensare e vivere degli altri, come darsi da fare per e con chi ci è contemporaneo e con chi ci seguirà? Come fare?
Non è semplice ma può aiutare la lettura di Give and Take, libro del 2013 scritto da Adam Grant, uno psicologo americano specializzato in psicologia organizzativa. Nato nel 1983, Grant è stato il professore di ruolo più giovane alla Wharton School e pone una bella domanda: perché aiutare gli altri può contribuire al nostro successo?
Nelle 320 pagine del suo libro, Grant si impegna per rispondere alla sua stessa domanda e per fortuna la sintesi è fatta di un Sì e di un Ma. Il No non viene contemplato, è questo è già un grande sollievo. Aiutare gli altri ci può essere utile. Ma non a prescindere, l’Autore fa infatti una pragmatica classificazione delle persone e individua 3 tipi e 3 modi di mettersi in relazione con gli altri nell’ambito professionale, evidenziandone pro e contro:
i GIVERS, i Donatori, coloro che consapevolmente o meno aiutano Colleghi senza secondi fini. Sensibili e attenti ai bisogni degli altri e cercano di capire cosa si possa fare per loro. I “donatori” considerano l’impatto positivo sugli altri un successo personale.
i MATCHERS, quelli del Do ut Des, selettivi e calcolatori aiutano solo dove vedono un tornaconto. Si riconoscono al volo quando si compone un Team: sono quelli che corrono a scegliere “quelli bravi” e non quelli che hanno più potenziale che esperienza e vanno fatti crescere. Più che egoisti sono molto accorti nel valutare quello che riceveranno – ancor più di quel che daranno – cercando un equilibrio a loro favorevole. Questi “ragionieri” danno molto peso al contributo ed al riconoscimento da parte degli altri.
i TAKERS, gli approfittatori: tattici e rapaci, pensano a come ricevere dagli altri e minimizzare il loro contributo. Concentrati sui loro interessi più che sui bisogni di Team e Colleghi, sono cordiali e sorridenti ma solo per ottenere vantaggi. Gli approfittatori non cercano il successo nel lavoro ma la massima ratio tra lo sforzo e il vantaggio. Ad esempio, prendono vacanza quando c’è da lavorare di notte e si giustificano dicendo che avevano prenotato da tempo. Però a progetto completato, non dimenticano di chiedere un bonus dicendo di aver contribuito come gli altri, ché nessuno ricorda più la loro assenza nel momento clou.
Il cluster di Grant è molto interessante, ma probabilmente ognuno di noi racchiude un mix dei 3 tipi. Sta a noi di farne prevalere uno, possibile quello del Giver ed anche i nostri risultati sul lavoro se ne gioveranno.
Grant cita infatti molti esempi, arrivando alla conclusione che lo stile dei Donatori ripaga più degli altri ma solo se ben gestito e amministrato con una strategia di “personal management”, succede anche infatti che dei Givers restino relegati nei livelli più bassi degli organigrammi, senza soddisfazioni né riconoscimenti a causa della loro stessa generosità.
Leggendo Give and Take si scopre che non si deve essere martiri, né donatori ciechi o benefattori assoluti. Al contrario: occorre essere selettivi ed efficaci anche nel dare, con le stesse tecniche che da bravi professionisti abbiamo studiato ed affinato, in particolare:
– Time Management, serve un bilancio tra proprio e altrui tempo, lavoro ed una gestione per priorità.
– Request Assessment, una richiesta di aiuto va pesata e ne vanno calcolate urgenza e utilità. Questo permette sia di identificare gli Approfittatori che di aiutare gli altri a crescere. Miglior alleato: le domande per qualificare una richiesta e valutare se accettarla, respingerla o magari proporla ad un altro amico o collega che potrebbe anche lui diventare un Giver.
– Self Assessment, non basta essere generosi. Bisogna anche sapere quali sono i propri limiti ed avere la saggezza di chiedere aiuto a nostra volta, diventando così attivatori di generosità per altre persone potenzialmente generose ed altruiste.
Di certo è cruciale il Self Assessment. E Adam Grant ha anche messo on line un bel test: 15 domande per capire chi siamo e come esprimere al meglio la nostra generosità, calcolandone un vero proprio quoziente. Provateci dal link sotto, i risultati sono sorprendenti.
TEST: Il Give and Take Assessment di Adam Grant
Leggendo Give and Take, si comprende chiaramente che il punto non è essere sorridenti e gentili, meglio fare come i migliori professori ai tempi della scuola che erano quelli ruvidi e scontrosi: occorre sapere come “prendere” le persone, con disponibilità, motivazione e pure polso tirando fuori il meglio da ognuno ma anche proteggendo i buoni elementi e isolando quelli cattivi, gli approfittatori. Questo ci aiuterà anche a trovare un miglior bilancio nel confronto tra noi ed i Nascituri ai quali dovremo rendere conto, in un modo o nell’altro.
Oltre ai libri di Management, esistono anche altri modi per cercare questa consapevolezza. Mi sento di consigliare anche il recente articolo di Alessia Tanzi, Siamo nell’era dell’Acquario, pronti per l’età dell’Oro?, che riprende anche le teorie di Yogi Bhajan e Omraam Aivanhov, per spiegare come la Generazione X, sulla scia dei Boomers, sia cresciuta nella convinzione di vivere in un’epoca d’oro, di benessere e condizioni di vita elevate per tutti. La Fondatrice di Yoga Coaching ci ricorda che negli anni ’60 per essere felici ci voleva una lavatrice, oggi un’auto elettrica da oltre 100mila euri. Ma il concetto è lo stesso: People have become limited, small, squeezed to a point of just physical existence come ha detto appunto Yogi Bhajan. Ma in realtà l’essere umano è per sua natura molto più esigente in fatto di felicità. Siamo felici se sappiamo di essere in un cammino che ci permetta di esprimere i nostri ideali e perseguirli, se sentiamo di contribuire ognuno nel suo particolare e unico modo, piccolo o grande, a migliorare l’umanità.
Dunque secondo Alessia, che oggi è un insegnante di yoga certificata e una neuro trainer ma è stata anche una mega Consulente in strategia e organizzazione aziendale internazionale, dobbiamo riportare l’attenzione sulla responsabilità individuale, su un nostro ruolo in questa transizione. Occorre ritornare dentro di sé per rigenerarsi e chiarire i propri intenti. E agire con determinazione partendo da questi ultimi.
Alessia Tanzi e l’Era dell’Aquario
Dopo questi mesi di grande egoismo, dove il benessere era fatto di difesa personale e di distanza anziché di vicinanza, la salute era diventata un lusso tra clausure, terrazzi, cibo a domiicilio e pay-TV… dopo i messaggi da fine del mondo e di crisi cosmiche è davvero difficile ma certamente opportuno, aggiungere al nostro piano di successo personale una porzione di Give and Take, di condivisione, di restituzione e di conservazione che permetta ai Nascituri di pensare a noi, i loro cari antenati, con riconoscenza e non con rimprovero.
In questa pausa estiva, cerchiamo la nostra grande o piccola area di contributo, sul lavoro con un collega meno esperto, a casa nostra aiutando uno studente vicino di casa con un esame o la tesi, “adottando” una start up o aiutando il barista a fare business sui social ed anche con un uso responsabile delle mascherine e delle plastiche protettive varie, che usiamo come corazze egoiste, senza un pensiero a quanto inquinano ed con un baffo ai Sustainable Business Goal che l’ONU, ci aveva suggerito come unica vera soluzione di salvezza per il globo ed i suoi attuali e futuri abitanti.
Non so sia l’era dell’Aquario, ma di sicuro è l’ora che noi Boomers, X,Y e Z diventiamo finalmente “grandi” e ci comportiamo da adulti e responsabili. Albert Enstein diceva “La maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi”, ed è proprio così.
Buona Estate, il mio augurio per le vacanze è: Give and Take. It’s for your sake!
Twitter @sjoly_ita