Per l’innovazione è ora di rivendicare il proprio ruolo. Con responsabilità

scritto da il 01 Maggio 2020

Faccio sempre più fatica a ritrovarmi in un Paese in cui affrontare un tema si risolve con una lotta tra bande, tra opposti schieramenti. Il mondo dell’innovazione in Italia non fa eccezione. Siamo passati dai facili entusiasmi per il gran circo mediatico delle Startup, allo snobismo delle imprese mature che rivendicano la maggiore consistenza di un approccio al business più tradizionale.

Siamo sinceri, una normativa troppo lasca, ci ha tratto in inganno convincendoci che bastasse giocare con internet per essere innovativi. Non è cosi.

Oggi in Italia abbiamo due tipi di startup differenti: quelle (poche) che seguono il modello tradizionale americano fatto di investimenti, ricerca e sviluppo, con una costante tensione alla scalabilità ed alla exit e quelle (molte, anzi moltissime) che magari sapranno osare di meno e diventeranno PMI generando ricavi e ebitda positivi. Comunque utili all’economia del Paese.

Nessuno snobismo o preconcetto deve offuscare il nostro giudizio sulle une o sulle altre.

Dall’altro lato abbiamo imprese che operano in settori tradizionali che si rendono conto della necessità di rinnovare il proprio modello di business, di investire nelle nuove tecnologie sia mediante investimenti in ricerca e sviluppo, sia attraverso l’open innovation.

I due mondi restano diversi ma in molti casi i contorni appaiono meno nitidi e questo dovrebbe facilitare il dialogo ed il sostegno a tutto il sistema dell’innovazione.

Questo non accade perché purtroppo continuiamo a ragionare per preconcetti enfatizzando comportamenti adolescenziali (tra il vittimismo ed il titanismo) dell’ecosistema startup e una senile rivendicazione di superiorità da parte del mondo del business più tradizionale.

In questi giorni da una parte assistiamo allo sforzo di molte imprese innovative nel combattere il covid 19 e ci meravigliamo di quanto siano riuscite a fare con poco e dall’altra leggiamo articoli come quello di Luca De Biase sul Sole24Ore intitolato: “Undicimila startup dimenticate dai decreti”.

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Ho chiesto a Stefano Mainetti, Direttore Scientifico dell’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano, di aiutarmi a decifrare una situazione che pare ormai paradossale: proprio oggi che più dovrebbe essere facile e profittevole l’incontro tra startup ed imprese tradizionali assistiamo ad un momento molto difficile per chi fa innovazione

Quale impatto sta avendo l’epidemia Covid 19 sulle startup?

La situazione è tutt’altro che facile.

Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale per il 2020 ipotizzano una riduzione del PIL a livello mondiale del 3%, in Europa del 7,5% ed in Italia di più del 9%.

Le startup per loro natura fragili corrono inevitabilmente rischi enormi durante questa crisi.
Il decreto liquidità inoltre parametrando le garanzie pubbliche ai finanziamenti bancari ai ricavi dei bilanci degli esercizi precedenti penalizza tutte le imprese in forte crescita ed ovviamente in particolare le startup che in molti casi non hanno ricavi rilevanti ma puntano a creare valore con la loro attività di ricerca e sviluppo. In assenza di ricavi non si può accedere all’agevolazione.

Come ben descritto nell’articolo di De Biase, ItaliaStartup e VC Hub Italia hanno proposto al Governo diverse misure a sostegno (Startup Emergency Act), fra le quali:

– la compensazione immediata dei crediti tributari;

– il credito di imposta per la copertura dei costi fissi;

– la creazione di un fondo di debito convertibile;

– il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo;

– l’estensione di un anno della durata dei contratti a tempo determinato per i neo assunti;

– l’incentivazione dell’afflusso di capitale e delle acquisizioni delle imprese innovative.

Una proposta da appoggiare, anche se confesso che ormai più che parlare di startup mi piacerebbe ragionare in termini più generali di innovazione. Gli ultimi provvedimenti normativi avvicinano sempre di più le PMI alle startup, diventate in qualche modo fragili anch’esse a causa della crisi. Anche per le PMI infatti assistiamo al rinvio della ricapitalizzazione (o in alternativa la messa in liquidazione) normalmente prevista in caso di riduzione del capitale per perdite e ad una maggiore tolleranza in tema di continuità aziendale.

Parrebbe logico quindi, visto l’aumento generalizzato del rischio imprenditoriale, premiare maggiormente gli investimenti in startup tenendo in dovuto conto del differenziale di rischio specifico. Del resto l’incremento al 40% della deduzione/detrazione per gli investitori era già stata prevista e sarebbe auspicabile venisse riproposta a regime. Inoltre abbiamo bisogno di agevolazioni al M&A per rafforzare la soglia dimensionale delle nostre imprese, tutte. Anche in questo caso mi sembrerebbe del tutto ragionevole incrementare l’agevolazione ove l’operazione riguardi almeno una startup. L’innovazione rappresenta un valore per il sistema ed è proprio nell’interesse del sistema che è necessario tutelare le startup. Forse più che nell’interesse delle startup stesse.

Come ci siamo detti, l’approccio al contenimento dei danni è fondamentale ma ovviamente non possiamo limitarci a questo. Anche solo analizzando questo primo periodo di crisi, abbiamo importanti evidenze di come le startup siano state capaci di agire rapidamente e di porsi in modo innovativo. Sono stati emessi bandi europei (Consiglio europeo per l’innovazione) e italiani (Call “Innova per l’Italia”) che hanno raccolto molte proposte da parte di Startup.

Molto noto è il caso di Isinnova di Cristian Fracassi ma anche le startup del PoliHub si sono attivate:

– Filaindiana.it nato da Wiseaire da 8 studenti del Politecnico di Milano;

– FrescoFrigocon l’iniziativa del supermercato di condominio

– FiliPari che sta certificando un tessuto di contenimento per operatori sanitari

L’importante dinamismo di queste realtà risulta anche da StartupBlink, un’iniziativa che mappa gli ecosistemi di startup di più di 100 paesi, prendendo in considerazione più di 1.000 città.

La ricerca “CORONAVIRUS GLOBAL INNOVATION STARTUP MAP” è volta ad evidenziare come le startup si siano dimostrate pronte ad innovare i propri prodotti/servizi per far fronte all’emergenza dell’epidemia in atto.

Nel ranking stilato, l’Italia è al 7°posto tra le 20 Top Countries per iniziative proposte e Milano è al 5° posto delle 20 Top Cities.

Il nostro ecosistema, lo ribadisco, è dinamico, può contribuire in maniera rilevante alla crescita del Paese ed in particolare del nostro sistema imprenditoriale ma va sostenuto.

Giornalisti ed esperti paragonano sempre più spesso quello che stiamo vivendo al nostro secondo dopoguerra. Quale ruolo avranno le startup?

Prediamo spunto dalla crisi finanziaria del 2008: da lì ha preso spunto la Sharing Economy.

Dalla epidemia della SARS 2002-2004 prende il via l’iniziativa di Alibaba.

Dal nostro dopoguerra nascono imprese come Ferrero e Innocenti.

In momenti come questi è importante sapersi reinventare e non resistere passivamente, limitandosi a reagire ai colpi della crisi. I limitati asset da difendere, l’eccellenza dei team, la consuetudine a far leva su tecnologie innovative o ad inventarne di nuove, la possibilità di procedere in modo sperimentale e frugale, la resilienza sono peculiarità tipiche delle startup e sono elementi fondamentali sui quali far leva.

Pare evidente che il sistema imprenditoriale italiano abbia bisogno per competere di incrementare la propria produttività puntando su due fattori principali: crescita dimensionale ed organizzativa ed innovazione.

Le startup possono contribuire in maniera rilevante agendo su entrambi i fattori: apportando innovazione ed una nuova imprenditorialità ( richiamandosi idealmente a quei prodotti poveri ma geniali nati nel dopoguerra: dalla moca alla vespa, dalla nutella alla lampadina di Castiglioni) e candidandosi ad essere prede potenzialmente virtuose di M&A. Aiutare le startup significa prima di tutto sostenere il sistema imprendtoriale italiano. Per questo tutti dovremmo mettere da parte i vecchi pregiudizi e lavorare sull’innovazione di tutto il sistema. Le stesse agevolazioni dovrebbero tener presente sempre di più quest’ottica sistemica. Se si cresce, si cresce insieme.

Per il sistema dell’innovazione ( fatto di startup ma anche di grandi, medie e piccole imprese) è arrivato il tempo di rivendicare il proprio ruolo. Con responsabilità.

Twitter @commercialista