Università e impresa, tra tecnologia e nuovi disegni organizzativi

scritto da il 03 Aprile 2020

Post di Diego Bolchini, analista, collaboratore dello IAI (Istituto Affari Internazionali) –

In questa anomala primavera del 2020, decine di migliaia di studenti universitari sono alle prese con nuove forme di didattica e verifica, agendo in modalità smart studying / distant learning. Università pubbliche e private si stanno pertanto adattando a nuove configurazioni didattiche.

Diverse le testimonianze rese in questi giorni in proposito. Il professor Gianmario Verona, Rettore dell’Università commerciale Luigi Bocconi, evidenziava in suo recente intervento il valore della tecnologia “amica” che con una nuova e differente “eloquenza” permette, in una Milano sociologicamente modificata, il passaggio da luoghi di incontro fisici al plani-verso virtuale.

Da parte sua il direttore generale della Luiss in Roma, Giovanni Lo Storto, ha enfatizzato il valore che può assumere oggi il cosiddetto pensiero “jugaad”.

Attraversando l’Oceano Atlantico va segnalato come già due anni fa il professor Scott Andrew Shane docente di Entrepreneurial Studies, dava alle stampe un testo dal titolo emblematico e per certi versi profetico: Technology will transform university entrepreneurship programs (University Industry Innovation Network, 2018). è difficile oggi dire quale sarà realmente nel 2040 sarà il salto di scala e di fruibilità operabile dai c.d. MOOCs (massive online open courses).

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Per certo, nel contesto di una nuova “teoria generale dell’imprenditoria” (citando ancora a prestito un testo del Prof. Shane) si possono scorgere inedite opportunità formative e creativo-relazionali nella tragica contingenza odierna, che diventa potenziale terreno di sperimentazione per il futuro. Tra tecnologia e strategia dell’innovazione, ciò che viene studiato “nelle” classi e “per” le classi diventa oggi anche realtà viva e trasformativa della crisi, modificando comportamenti organizzativi, prodotti e processi di università e aziende.

Creando e plasmando allo stesso tempo – e forse anche in modo inconsapevole – una nuova forma di disegno organizzativo, per come già inteso e approcciato a livello teorico nei Corsi di “Advanced Organizational Design” (AOD) del professor Andrea Prencipe, attuale Rettore della Luiss Guido Carli.

In questa inedita sfida potranno cambiare nel tempo i livelli di ambizione e aspirazione raggiungibili, potremo attraversare taluni gap nelle performance realizzate oggi. Ma il futuro è – per causa di forza maggiore – già con noi e ci guarda mentre:
– si gestiscono de facto nuove forme di innovazione tecnologica e relazione umana e organizzativa;
– si sperimentano inedite linee di QI (Quality Interaction, secondo l’approccio emergente studiato da Alison Reynolds), generandosi una diversa e rinnovata humanitas telematica;
– viene cambiata l’immagine stessa che le organizzazioni – nei casi citati, realtà universitarie a forte spill over e collegamento aziendalistico-imprenditoriale – hanno e danno di loro, enfatizzando ore e numeri di connessioni erogate.

Queste ultime, come tante altre organizzazioni similari deputate alla formazione di pensiero e di impresa oggi sotto stress test, stanno riscrivendosi in approcci resilienti di breve periodo. Nell’anno del centenario della morte del grande sociologo Max Weber (1864-1920) questo non appare cosa da poco. Alla ricerca di nuovi “ideal-tipi” di docenza e apprendimento che siano adatti ai difficili tempi che stiamo vivendo, e anche oltre.