categoria: Res Publica
Proposta sul fisco: un patto per l’Italia e la sospensione dell’esercizio 2020
In questo breve contributo si vuole ripercorrere ciò che è accaduto di rilevante nella settimana appena trascorsa, dal punto di vista economico, senza voler togliere attenzione alla vera emergenza umanitaria e sanitaria che ci sta mettendo tutti a durissima prova.
Non si può però tacere il fatto che seppure con meno enfasi bisogna pensare anche all’economia reale del nostro Paese.
Economia reale che rappresenta, usando una metafora forse audace, la capacità del nostro “sistema immunitario Paese” di reagire alle aggressioni esterne anche su scala globale come quella in atto. Molti piccoli e medi imprenditori continuano a domandarsi cosa accadrà quando tutto – non a breve – tornerà alla normalità?
A questa domanda fanno eco alcuni eventi meritevoli di essere ricordati, che si sono succeduti nella settimana appena trascorsa:
1) la risposta concreta a sostegno del nostro sistema sanitario di importanti aziende, imprenditori e manager con donazioni che hanno aperto la strada a gare di solidarietà che hanno coinvolto anche tanti cittadini italiani, dimostrando ancora una volta come in questo Paese sia vivo il sentimento di vicinanza a chi soffre, a chi sta lottando e a chi è in trincea come i nostri medici, sanitari, le associazioni di volontariato e le forze dell’ordine tutte;
2) l’arrivo di un sostegno concreto da parte della Cina che in vario modo ci ha manifestato la propria vicinanza non solo recapitandoci mascherine e attrezzature sanitarie, ma anche inviando in Italia personale sanitario;
3) l’uscita non proprio tempestiva del DPCM Cura Italia accompagnata da commenti non sempre univoci nel dare un valore sulla reale efficacia del provvedimento. DPCM che comunque rappresenta un passo importante del nostro Governo al quale seguiranno ulteriori interventi;
4) l’annuncio della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, di sospendere il patto di stabilità.
Partiamo proprio da questo ultimo evento ossia dal patto di stabilità per poi tornare alla domanda dei numerosi piccoli e medi imprenditori.
La sospensione del patto di stabilità è evento epocale direi storico che da un lato ci fa capire la straordinarietà dell’emergenza in atto e dall’altro lato ci porta sempre con maggiore convinzione a credere che quando la crisi e l’emergenza saranno passate – tra qualche mese – troveremo un’Italia, un’Europa e un Mondo diversi da come li abbiamo lasciati a metà febbraio.
Se nulla sarà più come prima dobbiamo avere il coraggio come Italia di “scalare una marcia” e promuovere in poco tempo importanti cambiamenti strutturali sul piano economico e sul piano legislativo, che possano facilitare e accelerare la ripresa dopo l’emergenza. Tre sono i terreni su cui dobbiamo da subito iniziare a giocare con le nostre competenze e intelligenze:
1. Ridisegnare l’Europa mantenendo fede ai valori dei fondatori, ma anche considerando che l’economia mondiale, oggi, richiede strumenti e regolamentazioni diverse, più flessibili da un lato e più unitarie dall’altro lato. Il tema è complesso, non possiamo affrontarlo da soli, ma possiamo farci promotori proprio perché in Europa siamo stati primi ad essere toccati dall’emergenza e perché siamo l’Italia.
2. Ripensare completamente il sistema fiscale italiano chiamando all’appello tutti gli italiani da un lato e lo Stato dall’altro lato. Un patto per l’Italia che consenta ai cittadini tutti chiamati all’appello di accettare di contribuire al pagamento delle imposte eliminando in maniera significativa l’evasione e che in parallelo spinga lo Stato a diminuire con coraggio in maniera sensibile il peso dell’imposizione fiscale portandolo a livelli più sostenibili per tutte le categorie economiche.
Credo che questa emergenza abbia in maniera netta fatto capire a tutti l’importanza di dare il proprio contributo non solo in tempi di guerra ma anche in tempi di “normalità”.
Questa maturazione deve guidare lo Stato a chiamarci all’appello ma deve anche responsabilizzare lo Stato stesso perché diminuisca il peso della fiscalità e allochi in maniera ottimale e efficiente le risorse senza disperdere risorse importati in politiche che hanno più il sapore della promessa elettorale che non quello di costruire il futuro per le nuove generazioni.
3. Ripensare al sistema amministrativo e burocratico di questo Paese e attuare una vera semplificazione normativa: poche regole, certe e chiare.
Sono sicuro che se riusciremo a cogliere queste sfide saremo più credibili e attireremo risorse anche dall’estero: non solo economiche ma anche umane come i molti cervelli che oggi lavorano fuori dal nostro Paese.
Tre sfide importanti e una risposta chiara alla domanda impellente di molti piccoli e medi imprenditori: cosa accadrà quando tutto tornerà alla normalità?
A questa domanda il Governo deve rispondere con un atto chiaro e molto semplice: sospendere dal punto di vista civilistico e fiscale l’esercizio 2020 e prorogarne la durata fino al 31 dicembre 2021 di fatto creando un unico esercizio contabile.
Il 2020 per molti imprenditori è un esercizio che se va bene sarà composto da un solo semestre e nemmeno a pieno regime. Non ha senso chiudere l’esercizio in corso al 31 dicembre 2020 e certificare anche contabilmente una tragedia che non ha precedenti.
Ha più senso da subito prorogarlo al 31 dicembre 2021 consentendo alle moltissime aziende, soprattutto piccole e medie, di rimboccarsi le maniche e recuperare nei tempi che la fisiologia economica e imprenditoriale richiede ciò che improvvisamente è andato perso e distrutto da questa emergenza planetaria.
Spero che la sospensione dell’esercizio contabile 2020 – civilistico e fiscale – venga presa in seria considerazione. Può sembrare un aspetto marginale per i ragionieri ma credetemi non è così se è vero come è vero che nella metrica della contabilità generale le nostre aziende e i nostri professionisti vengono misurati dagli stakeholders.
Del resto permettetemi il paragone forse non proprio centrato ma se si sospendono i campionati di calcio, gli europei e gli eventi sportivi perché non sospendere la metrica contabile sulla quale poggia la misurazione civilistica e fiscale delle nostre aziende e delle nostre partite Iva?
Twitter @AleBicocca