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Come usciranno le aziende dall’incubo virus, con una V o con una L?
Quando si affrontano emergenze che hanno ad oggetto la salute dei cittadini è sempre antipatico richiamare temi di natura economica, ma qualcuno deve farlo per porre l’attenzione su un’emergenza che a breve potrebbe manifestarsi anche più grave di quella che stiamo vivendo in questi giorni.
Da economista aziendale non posso non dare voce alle preoccupazioni crescenti che in questi giorni ho raccolto confrontandomi con molti imprenditori fortemente disorientati e non aiutati a leggere le dinamiche in atto. Non tutti gli imprenditori hanno gli strumenti per interpretare ciò che sta accadendo: molti di loro, soprattutto i meno strutturati, in queste ore non sanno davvero cosa possono fare e non sanno soprattutto cosa attendersi. Due esempi tra i molti da me raccolti nelle ultime ore:
1. Un’azienda manifatturiera a proprietà familiare situata in Lombardia operante nel settore alimentare e presente in maniera significativa nel segmento Ho.Re.Ca. si sta avvicinando da mesi a compiere un importante investimento per aumentare la propria capacità produttiva e la propria presenza commerciale. Parlando in questi ultimi giorni con i tre fratelli, giovani imprenditori a cui il papà ha sapientemente lasciato il comando dell’azienda, ho evidenziato loro la necessità di essere prudenti ossia di prendere tempo in attesa di vedere come la situazione evolve. Ciò anche in considerazione che la loro produzione manifatturiera alimentare è legata, in parte, alla stagione estiva. La loro risposta al mio invito alla prudenza: “noi non possiamo fermarci”.
2. Un’azienda di Prato che svolge attività di lavanderia industriale venerdì mi ha descritto nell’ultima settimana la contrazione del volume di attività al 20% del volume ordinario di periodo: ristoranti e alberghi infatti sono fortemente provati dai non consumi e detta contrazione si ripercuote in maniera verticale sulle diverse filiere di produzione e di servizi. L’imprenditore – in questo caso cinese che lavora in Italia da sempre in maniera molto seria e dando lavoro anche a molti italiani – mi ha espresso grande preoccupazione proprio in considerazione degli investimenti fatti nel 2018 e nel 2019 con i quali in due anni ha raddoppiato il proprio fatturato. Investimenti fatti a leva che oggi prevedono il rimborso dei capitali presi a prestito. Rimborso non semplice, se l’attività cala al 20% del volume ordinario.
I due casi sopra brevemente descritti indicano in maniera chiara come il “virus” in questi ultimi giorni abbia colpito la nostra vita sociale e per diretta conseguenza i nostri consumi. La contrazione dei consumi di questi giorni non può essere considerata alla stregua di un’ordinaria fase del ciclo economico. I consumi sono come una ruota che gira a velocità diverse. Fino a quando la ruota gira le aziende si contendono il mercato e se la ruota aumenta la velocità il sistema, nel suo complesso cresce, attivando normali dinamiche competitive. Nel momento in cui la ruota frena e riduce la propria velocità, anche in misura significativa come sta accadendo in questi giorni, l’economia registra un “effetto domino” altamente pericoloso. L’effetto domino ha inizio con la contrazione dei consumi e prosegue colpendo in maniera verticale tutte le filiere, sia quelle produttive e distributive e sia quelle dei servizi ossia del terziario. L’espansione dell’effetto domino avrà poi anche un importante ripercussione sul sistema fiscale dell’intero Paese.
Non è la globalizzazione che crea l’effetto domino sui territori e nelle filiere produttive e distributive. La globalizzazione è un mero amplificatore.
Alcuni analisti economici nel tentativo di dare delle interpretazioni a quanto sta accadendo in questi giorni hanno preso spunto dalla “V” di “Virus” per descrivere i trend economici in atto e atteso: un primo trend rappresentato dall’attuale caduta quasi in verticale a cui – a detta loro – seguirà un secondo trend rappresentato da una forte accelerazione nella fase di ripresa. Ripresa da molti stimata, con i necessari distinguo per settori, a partire dall’estate e localizzata nel secondo semestre 2020.
Lo scenario della “V” nei trend economici è sul piano teorico convincente e logico. Ad esso, tuttavia, è necessario inserire un ulteriore elemento sul quale dobbiamo porre la nostra massima attenzione: la durata dell’intervallo di tempo che intercorre tra l’inizio della caduta e l’inizio della ripresa. Se detto intervallo di tempo sarà breve l’accelerazione al momento della ripresa potrà sicuramente essere forte anche grazie al desiderio di normalità e di recupero della normalità che favorirà la ripresa dei consumi. Se detto intervallo di tempo sarà non breve difficile sarà la stima dell’accelerazione in fase di recupero e di ripresa, ossia la pendenza della seconda parte della “V”. Anzi probabilmente dovremmo attenderci una diminuzione della pendenza della seconda asticella e la “V” potrebbe diventare una “L” con importanti effetti negativi sull’intero sistema economico. Maggiore sarà la durata dell’intervallo di tempo e maggiore sarà, infatti, il numero delle aziende che rischieranno di scomparire dal sistema economico.
Perché è importante stimare oggi l’intervallo di tempo e quindi capire se dobbiamo attenderci una “V” o una “L”?
Per due motivi molto semplici e tra loro collegati:
1. Stimare la mortalità delle aziende e mi riferisco alle prime pedine del “domino” ossia alle aziende più colpite dallo stop e dalla diminuzione dei consumi.
2. Stimare in base alla durata temporale della frenata e della caduta dei consumi e in base al tasso di mortalità aziendale atteso gli interventi economici che lo Stato deve adottare.
In questo scenario che noi economisti in questi giorni dobbiamo cercare di delineare c’è una sola certezza: fare tutto il possibile per favorire lo scenario “V” e evitare lo scenario “L”. L’unica terapia che può favorire lo scenario “V” a dispetto dello scenario “L” è mantenere la liquidità del sistema, ossia la liquidità delle aziende.
Come si può garantire da subito liquidità alle aziende se i consumi calano?
Non drenando dal sistema e dalle aziende liquidità, per quanto possibile, con la fiscalità e sospendendo per tutto il 2020 il rimborso delle rate dei prestiti accesi per investimenti. A queste misure, semplici sulla carta, devono aggiungersi interventi volti ad amplificare il recupero del sistema con azioni volte a attrarre investimenti in Italia e a favorire investimenti da parte delle nostre aziende. Ecco allora che valuterei in maniera seria l’opportunità di ripristinare da subito il credito d’imposta sulla ricerca e sviluppo, recentemente ridotto in maniera significativa dal Governo, e valuterei anche misure forti per favorire uno shock sui consumi ad esempio rivedendo (dimezzando) le aliquote Iva.
La speranza è che il sistema Italia riesca a reggere l’emergenza sanitaria grazie all’infrastruttura del proprio eccellente sistema sanitario e che, al contempo, riesca a contenere l’emergenza economica grazie all’infrastruttura del nostro eccellente sistema economico. Solo vincendo entrambe le sfide potremo uscire da questo brutto momento più forti.
Twitter @AleBicocca