categoria: Vicolo corto
Uno spettro si aggira per i Social, è il fantasma della cattiva retorica
L’autore di questo post è Massimo Famularo, investment manager esperto in crediti in sofferenza (Npl) –
Il fantasma della cattiva retorica applicata all’ideologia politica e alla demagogia sociale è ormai un vero e proprio spettro che si aggira per i Social. Una recente discussione sull’ultimo libro di Luca Ricolfi, offre un’interessante opportunità per analizzare il fenomeno che è potenzialmente dannoso per una corretta informazione del pubblico.
Premetto di non avere nessun interesse alla difesa del testo, che a mio giudizio presenta anche passaggi deboli, ciò nondimeno mi pare che proponga una descrizione del paese interessante e contribuisca positivamente a promuovere la discussione pubblica su temi talvolta trascurati, per questo motivo ho scritto anche un breve post che riassume a i contenuti del libro.
In che modo lo spettro della cattiva retorica opera? Uno degli strumenti principali è il cosiddetto straw man argument. Ossia la costruzione a bella posta di un argomento facile da demolire, l’attribuzione dello stesso ai propri avversari e la pretesa di aver confutato le loro tesi delegittimandoo il proprio interlocutore.
Vediamo come opera il fantasma in un recente post di Econopoly. Il titolo è. ”Mia mamma di anni 93 deve continuare a lavorare? No, il punto è la produttività.”
Ora seguendo l’esempio dato dall’autore su Twitter dove per 2 volte ha ammesso di aver criticato il libro senza averlo letto
si potrebbe trovare il fantoccio senza neanche leggere il post:
1-lavorare fino a 93 anni è argomento che l’autore considera paradossale
2-se il libro dicesse che dobbiamo lavorare fino a 93 anni sarebbe una cavolata
3-il libro non dice affatto che bisogna lavorare fino a 93 anni (non serve leggerlo basta cercarsi una sintesi o recensione) e il contestatore usa bassa retorica per denigrare quello che non gli piace
Ma non è corretto giudicare qualcosa dal titolo. Io ho letto il post e posso evidenziarne brevemente la fallacia logica di fondo. In esordio si menziona un celebre adagio sul “torturare i numeri” che, successivamente non senza ironia viene messo in pratica torturando la logica.
Il post estrapola un brano che qualifica come tesi di fondo del libro e afferma, con riferimento alla definizione di società signorile di massa che si tratta di qualcosa di più inutile che falso.
Ora se volessimo rispondere alla bassa retorica dell’autore, restando nell’ambito della retorica, potremmo rilevare che una definizione non può essere falsa ed è del tutto opinabile quanto essa possa essere utile; ad esempio, è evidentemente utile per il soggetto che la formula ed è sicuramente vera nel nuovo sistema di riferimento creato dalla definizione stessa.
Ma lo scopo di questo breve post è far chiarezza e non contribuire alla confusione.
Il libro di Ricolfi (per chi ha voglia e pazienza di leggerlo) contiene una descrizione del paese, riporta delle statistiche prodotte da fonti attendibili e su di esse talvolta effettua delle elaborazioni. Il libro inoltre propone una definizione basata su tre caratteristiche e in chiusura si interroga sulle prospettive future.
Per provare che il contenuto del libro sia falso occorre smentire i dati statistici contenuti. Ad esempio se Ricolfi sostiene che l’italia non cresce e l’ISTAT invece riporta una crescita sostenuta, allora Ricolfi dice il falso. Né nel post, né arrampicandosi sugli specchi su Twitter viene mai mostrato che Ricolfi riporti dati non corretti, dunque non si può affatto dire che Ricolfi dica il falso.
e interpretiamo il testo di Ricolfi in un modo che può essere falsificato (ad es l’Italia non ha un problema demografico) quello che è falso o vero è appunto un argomento fantoccio (Ricolfi non dice mai che l’Italia non abbia un problema demografico) non quanto detto dal sociologo.
Ma il profilo che contribuisce maggiormente a generare confusione è quello in base al quale la definizione di Ricolfi sarebbe paradossale, come ad esempio è quella del chierico che battezza come pesce un pezzo di carne.
Qui è opportuno chiarire che la presunta assurdità è relativa alle opinioni personali dell’autore del post che, con artifici retorici cerca di far passare la propria (a mio modesto avviso molto discutibile) visione del mondo come verità o come ovvietà logica.
Come evidenziato in questo tweet:
l’autore sposa una visione del mondo di tipo marxista e, onde non ammettere che essa appare ben poco utile per spiegare la realtà contemporanea (seriamente: cosa vuol dire lotta di classe oggi? come si definire oggi le classi sociali e a che scopo?), cerca di delegittimare con retorica di bassa lega chi racconta una realtà che i suoi modelli non sono in grado di spiegare (le partite iva fatturano da poche migliaia a diverse centinaia di migliaia di euro, sono nella stessa classe? in classi diverse? in base quale regola, ma soprattutto, a che serve parlare di classi?).
Ora addentrarsi in discussioni con chi pratica espedienti retorici è poco utile e contribuisce ad alimentare la confusione. Ad esempio riguardo all’età pensionabile si potrebbe citare questo articolo
ed evidenziare come l’apparente paradosso dei 93 anni è solo uno stratagemma. Molte persone in Italia riescono a ritirarsi dal lavoro ben prima dei 64 anni così come altre desiderano e riescono a lavorare ben oltre, magari fino a 70, anche se non certo fino a 93. Dunque il tema dell’età pensionabile è complesso, perché, ad esempio, a causa delle molte eccezioni possibili l’età di pensionamento effettiva è diversa da quella ufficialmente prevista e banalizzare con l’esempio della nonna serve solo a fare confusione e distogliere l’attenzione dal fatto che il marxismo serve a poco per spiegare la realtà contemporanea.
Per concludere, l’autore del post critico su Ricolfi ha mezzi efficaci per diffondere le proprie opinioni, quali ad esempio questo blog. Quel che appare intellettualmente disonesto è propagandare le proprie idee a spese di autori noti come Ricolfi alimentando la diffusione di rappresentazioni distorte della realtà e contribuendo al deterioramento della qualità del dibattito pubblico con l’utilizzo di argomenti fantoccio.
Una prova indiretta di questo fenomeno risiede nell’aver avviato la critica di un libro prima di averlo letto: non serve conoscere il libro che si vuole criticare, solo nei casi in cui la critica si basa sui propri pregiudizi. Anche l’argomento per il quale la tesi di fondo di un libro sarebbe manifestamente infondata (ego te baptizo piscem) al punto da non necessitare la lettura del testo può essere venduta solo a chi è alla ricerca di conferma dei propri pregiudizi ideologici.
Per concludere, non ha senso chiedersi se Ricolfi abbia torto o ragione, come non ha senso chiedersi se lo abbiano le statistiche dell’ISTAT. La descrizione della realtà italiana da lui proposta può senz’altro essere oggetto di critiche (in particolare in merito al passaggio della distruzione della scuola ed altri meno suffragati da evidenze statistiche), ma altrettanto certamente non può essere tacciata né di falsità né di madornale fallacia logica come afferma chi ritiene che la spiegazione di tutto risieda nella lotta di classe.
Perché sia falso occorre trovare delle evidenze contrarie, qualcosa tipo Ricolfi dice che l’Italia non cresce e l’ISTAT mostra invece un tasso di crescita sostenuto.
L’autore estrapola un testo dal libro, lo qualifica come tesi fondamentale e dichiara che esso è più inutile che falso.
Segue qualche grafico per impressionare i più semplici e l’esposizione di proprie legittime opinioni, diverse da quelle dell’autore del libro, che potrebbero venir percepite dal lettore come riferimenti al pensiero marxista.
Twitter @MassimoFamularo
GLI ALTRI POST DEL DIBATTITO:
Primo post di A. Guerani: Mia mamma di anni 93 deve continuare a lavorare? No, il punto è la produttività
Secondo post di A. Guerani: Ecco perché la società signorile alla Ricolfi in Italia non esiste proprio. Anzi
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