categoria: Distruzione creativa
Cloud e software à la carte: la customizzazione è in via di estinzione?
L’autore di questo post è Silvano Joly, country manager di Centric Software Italia, che dal 1995 lavora in aziende high tech seguendo il mercato italiano e del Mediterraneo –
Da alcuni anni nell’Information Technology sono in corso 3 nuovi trend, forse rivoluzionari:
1. virtualizzazione dell’hardware, che ora è nel cosiddetto Cloud,
2. uso di programmi applicativi in modalità software as a service, SaaS, cioè “erogati” on line,
3. l’esigenza di usare programmi “out of the box”, come li hanno fatti gli sviluppatori evitando ogni modifica.
Il primo fenomeno non ha bisogno di spiegazioni: per le aziende un Data Center con server e computer è un costo, meglio affittare potenza di calcolo e spazio per salvare i dati via internet. Anche “abbonarsi” ad un software come ad un servizio è un’esigenza operativa e finanziaria, invece che licenze di proprietà meglio utenze on line, da ridurre o aumentare, senza manutenzione o aggiornamenti. Invece e al di là delle definizioni accademiche che cosa vuol dire “out of the box”?
Un esempio: i Social. Disponibili solo on line e erogati come un servizio. Abilitano processi complessi: conoscersi, salutarsi, comunicare, mostrare immagini, esprimere opinioni. Ma si possono usare solo in modalità “out of the box”: l’utente non può fare modifiche e le attività – saluti, giudizi, commenti e così via – sono definite nella schermata (interfaccia utente) che sta sul Cloud ed è quindi immodificabile. Per salutare ho “solo” icone, “like”, testo limitato a pochi caratteri e “click”.
Un altro: l’on-line banking e suo nonno, il Bancomat. Come gestire il processo fisico di prelievo e deposito di contanti, conoscere il saldo e altri dati sul conto corrente, 24/7 usando una macchina? L’innovazione “out of the box” qui ha funzionato benissimo, anche se l’utente ha dovuto accettare dei cambiamenti: banconote del taglio che decide il Bancomat, estratto conto su carta termica, banalmente non posso parlare allo schermo, etc. Tale successo è stato ottenuto con la preparazione al cambiamento, lo studio di Change Management ha esaminato il processo, organizzato il cambiamento, previsto e gestito il rapporto con l’utente che ha accettato alcune rinunce ma ora può avere contanti quando vuole. E le Banche risparmiano.
Ecco perché le grandi piattaforme applicative si stanno spostando sul cloud, erogate in modo centralizzato. Per motivi operativi e di gestione e per far calare i Capex, i costi fissi, a favore degli Opex, cioè i costi per esigenze di business, non ricorrenti e senza alcun investimento iniziale. Il diagramma “Pizza as a Service” spiega bene: più si va a destra più calano persone e mezzi. Anche se la pizza è standard, poco personalizzabile… out of the box.
Un fenomeno che ha rivoluzionato vari ambiti, si espande ad altri mercati e beni di consumo, cambia modus operandi consolidati negli anni ed ora sta entrando anche in ambiti dove la complessità di processo è Vantaggio Competitivo. Con enormi rischi ma anche opportunità ed efficienza.
Il diagramma Pizza as a Service
Parlando infatti di processi aziendali anche i non addetti ai lavori sanno che la prima voce di costo sono i grandi sistemi aziendali e le loro customizzazioni/personalizzazioni, gestionali e ERP ma anche CRM, Logistica. CIO (Chief Information Officer) e IT manager faticano a definire esattamente quanto costerà la messa in opera (implementazione per gli anglofili) di una piattaforma software.
Ma come mai? Un progetto inizia con 4 capitoli di spesa/attività:
1. scelta del Prodotto Software, una selezione di solito lunga ed accurata di Prodotto e Azienda con cui si avrà a che fare per 15-20 anni a venire,
2. dati, “vecchi” archivi da importare e informazioni dei sistemi con cui “interfacciarsi”,
3. implementazione, con risorse interne/esterne, Consulenti di chi vende il software o di società di consulenza informatica,
4. avvio (GoLive per i soliti anglofili), il vero confronto con innovazione e cambiamento.
Si direbbe che in tale lista ci sia tutto e c’è chi pensa che progetti “chiavi in mano”, “a prezzo fisso” siano la migliore assicurazione… sul posto di lavoro del responsabile del progetto!
Invece no, la grande variabile sono sempre le Customizzazioni (in inglese Customization) cioè concedere un certo grado di libertà all’utente riguardo a presentazione, navigazione e contenuto. In Italia abbiamo (secondo me erroneamente) tradotto con personalizzazione estendo a qualunque desiderata dell’utente.
Questo ha costretto tanti ad ammettere “dopo tre anni di lavoro, milioni di euro e ore investiti facciamo sul sistema nuovo quel che facevamo sul vecchio”. La corsa alla customizzazione personalizzata, “nel vecchio sistema avevo questa maschera, mi faccia la stessa cosa sul nuovo programma”, anziché digitalizzare processi ha creato moloch informatici costosi, che non possono essere usati sul cloud, iper-customizzati e che non si possono aggiornare. Si estingueranno? Io dico di sì.
Ma come è successo? Fino a vent’anni fa i monopoli relativi di IBM, Digital, HP imponevano standard di fatto, con il famoso AS400 si lavorava in un ambiente circoscritto, piuttosto rigido, come si dice in gergo verticale. Visto e piaciuto, quasi un out of the box ante litteram. Da metà anni ‘80 l’informatizzazione di massa, internet sistemi di programmazione più semplici hanno consentito una digitalizzazione, rapidissima, più reattiva che strategica. Tutti a customizzare, personalizzare, verticalizzare… come nell’800 quando si costruivano fabbriche, ferrovie…
Le 4 Rivoluzioni Industriali
Oggi prima di mettere su uno stabilimento si fanno valutazioni di impatto, anche in Informatica ora si inizia con il “change management”, la disciplina IT che si interessa SOLO dei cambiamenti d’infrastruttura e dei processi aziendali. Importantissimo perché tutti amano l’Innovazione ma nessuno vuole il cambiamento! Esistono buone pratiche, corsi di laurea su “Change Management” e “Configuration Management”, che raccomandano di istituire un Change Advisory Board, con rappresentanti di ogni reparto e funzione, per studiare ogni possibile implicazione derivante dal cambiamento.
Ciò sta spostando radicalmente il baricentro della consulenza informatica, meno dedita alla Customizzazione ex post e concentrata sulla preparazione al cambiamento ex ante. Invece di modificare un applicativo si cerca di adattarsi ad esso ed alle sue configurazioni. Cloud e SaaS prevedono l’accesso a librerie di Casi d’Uso (Use Case) che un prodotto software contiene. Il consulente non starà più a “smandruppare” il software per snaturarlo ad immagine e somiglianza dell’utilizzatore, ma lavorerà con lui anche per mesi per esaminare e comprendere esattamente i processi e trovarne la possibile mappatura nell’out of the box del pacchetto software.
Non è facile ma possibile, i Clienti lo vogliono, le aziende di consulenza lo studiano e spiegano, le Major stanno andando in questa direzione. Ci vorranno anni, forse decenni ma senz’altro le Customizzazioni si estingueranno, come dinosauri. Come meteoriti o glaciazioni, Cloud e SaaS si espanderanno nei grandi applicativi aziendali. Le Aziende pagheranno le Società di Consulenza per organizzare il change management prima e non per modificare un programma a botte di customization. Ma la vera differenza la faranno le nuove generazioni di utenti, più disponibili ad usare sistemi modellati su un processo e meno legati alle personali esigenze del “abbiamo sempre fatto così”.
Twitter @sjoly_ita