Finanza e politica, quanto pesano le agenzie di rating nelle urne?

scritto da il 14 Marzo 2019

L’autore di questo post è Tammaro Terracciano, Ph.D. candidate presso lo Swiss Finance Institute di Ginevra. La sua maggiore area di interesse è la macroeconomia internazionale – 

Le agenzie di rating non godono di una buona nomea, anche perché sono prese in causa sempre in momenti difficili e delicati. Per di più, l’opinione pubblica ricorda chiaramente i loro grandi errori di valutazione sui mutui subprime, su Parmalat e Lehman Brothers.

Ciononostante, il modello di business di un’agenzia di rating si basa proprio sulla sua reputazione e accuratezza, poiché la credibilità è un elemento chiave per l’intera categoria. Covitz e Harrison supportano empiricamente questa visione, aggiungendo anche che l’incentivo reputazionale delle agenzie prevale sui potenziali conflitti di interesse.

D’altro canto, altre ricerche sostengono che non sempre le agenzie di rating resistono ai loro conflitti di interesse. Per esempio, Griffin e Tang ritengono che i rating siano influenzati dai diversi incentivi monetari che ci sono tra i diversi dipartimenti della compagnia stessa. Invece, Mathis, McAndrews e Rochet sostengono che quando la parte maggiore dei ricavi deriva dalla valutazione di prodotti strutturati, le agenzie di rating sono più incentivate a gonfiare i loro giudizi. O ancora, Efing e Hau hanno dimostrato che le agenzie di rating hanno dato valutazioni migliori ai loro migliori clienti, soprattutto a ridosso dello scoppio della crisi dei subprime.

Tuttavia, non sembrano esserci evidenze che le agenzie di rating abbiano alterato le valutazioni sui debiti sovrani. Questa precisazione è doverosa alla luce delle polemiche che ci sono state in occasione dell’ultimo declassamento del debito italiano. Infatti, le critiche che sono state sollevate erano scriteriate. Una di queste contestava che un potere così grande fosse detenuto in mano a pugno di aziende, ma basta consultare la lista delle agenzie autorizzate sul sito dell’ESMA per vedere che non è proprio così. Inoltre, è importante ricordare che un eccessivo numero di agenzie rischierebbe di inflazionare la valutazione media dei prodotti, con conseguenze negative su tutto il sistema.

L’altra critica che veniva mossa era che le valutazioni non erano corrette, ma non si è mai ben capito quale criterio di valutazione dovesse essere modificato. Fu addirittura proposta la creazione di un’agenzia italiana, che ovviamente sarebbe stata inutile e perfino dannosa: nessuno avrebbe mai creduto alla sua indipendenza, anche perché sarebbe stato palese che il suo obiettivo sarebbe stato dare rating migliori all’Italia senza nessun motivo oggettivo.

Tutte queste polemiche ci indicano come siano importanti le valutazioni delle agenzie di rating per l’opinione pubblica, la quale si compiace per gli upgrade ed evoca l’infondatezza per i downgrade.

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Ma qual è l’influenza che le agenzie di rating hanno sulla politica? Di solito, è molto difficile stabilire questo legame, poiché ci sono molte variabili che entrano in gioco e la causalità può andare in entrambe le direzioni. Ad esempio, se un governo fa una politica volta alla crescita, i titoli vengono promossi e il partito in carica prende più voti, ma la maggior preferenza non è dovuta solo all’upgrade, è dovuta anche alla buona gestione della cosa pubblica. Ciononostante, Cunha, Ferreira e Silva riescono ad isolare questo fenomeno ed a misurarne gli effetti.

Per ovviare al problema, i ricercatori sfruttano l’adeguamento del sistema di valutazione dei bond comunali alla metrica globale che Moody’s ha fatto nel 2010 (1). Questo aggiornamento ha generato un aumento del rating, fino a tre notch, per più di 2.2 trilioni di dollari di titoli. È fondamentale sottolineare che questo upgrade non è dovuto ad un miglioramento della qualità del credito o un cambiamento della valutazione, bensì solamente ad un adeguamento della scala (2). Cunha, Ferreira e Silva hanno utilizzato questa variazione esogena per quantificare l’impatto di un upgradate sulle elezioni nazionali e locali negli Stati Uniti, comparando le aree interessate dalla ricalibrazione con quelle in cui non c’è stata.

A livello nazionale (3), un incremento del 10% della frazione dei comuni interessati dall’adeguamento ha portato ad un aumento dello 0.7% delle preferenze per il governo in carica. Nelle elezioni conteali, l’upgrade dei bond ha causato un rialzo del 13%, mentre, nelle le elezioni comunali (del sindaco), l’incremento è stato del 9%. In media, gli effetti sono stati più marcati nei luoghi dove la notizia dell’upgrade ha avuto più risalto sui giornali e dove i cittadini hanno cercato maggiormente su Google “credit rating”. Infine, dalla ricerca emerge che i democratici sono stati più sensibili alla notizia rispetto ai repubblicani.

Nel breve termine, questi aumenti sono dovuti ad una migliore – seppur ingiustificata – reputazione dei governanti. Invece, nel medio periodo, rating più alti riducono i vincoli creditizi dei Governi che possono così finanziare con più facilità progetti di sviluppo e creare maggior benessere. A prescindere dai meccanismi economici sottostanti, i risultati dello studio sono davvero eclatanti e sarebbe utile sapere se gli effetti di un downgrade siano simmetrici.

Comunque sia, è evidente che avvenimenti del genere possono significativamente cambiare l’esito delle elezioni, modificando le sorti di intere comunità. Questo ci dà un’idea della forte influenza della finanza sulla politica, soprattutto durante i periodi in cui il dibattito è più acceso.

In assoluto, è difficile stabilire se questi risultati siano positivi o negativi, anche perché questa valutazione può dipendere dall’appartenenza politica di ognuno di noi. D’altra parte, penso sia lecito dire che è generalmente positivo sapere che gli elettori utilizzano informazioni esterne per monitorare e valutare l’operato dei governanti.

Twitter @TerraccianoTamm

NOTE

1. Nello specifico, la prima calcolava la distanza da una situazione di stress, mentre la seconda calcola la probabilità di default/perdita di valore. 

2. A confermare che i fondamentali economici non sono cambiati, in quel periodo S&P non ha modificato le sue valutazioni. 

3. Elezioni del Governatore.