L’accordo tra Roma e Bruxelles e il potere delle agenzie di rating

scritto da il 19 Dicembre 2018

L’autore di questo post è Costantino Ferrara, vicepresidente di sezione della Commissione tributaria di Frosinone, giudice onorario del Tribunale di Latina –

In questi giorni di acceso dibattito sulla manovra Finanziaria e di fermento per le possibili sanzioni dell’Europa capita di frequente di sentir nominate le agenzie di rating e il loro giudizio negativo sui conti pubblici dell’Italia. Un parere positivo o negativo può indirizzare la manovra di uno Stato, in un senso o nell’altro.

Ma cosa sono queste “istituzioni”, il cui giudizio condiziona in maniera determinante la politica economica del nostro Paese, così come del resto del mondo?

Le agenzie di rating sono società private (si, private!) il cui compito è fare un esame periodico dei bilanci dei vari debitori, che possono essere aziende commerciali (tipo la FIAT) o anche gli Stati interi (tipo l’Italia), verificando entrate, uscite, flussi di cassa, patrimonio. Al termine di questo esame, l’agenzia stabilisce se il debito di questo soggetto (azienda o Stato) è sostenibile oppure se c’è un rischio insolvenza. In base a ciò, assegna un voto (per l’appunto il “rating”) su una scala che va da AAA (giudizio di massima affidabilità creditizia) a D (default).

Il ruolo di queste agenzie è dirimente e determinante per orientare gli investimenti: la quotazione di un titolo finanziario, ad esempio, è influenzata dal rating della società emittente (più è alto il rating, più il titolo è sicuro). Le più note agenzie di rating sono tre, ed hanno tutte base principale a New York: Standard & Poor’s, Moody’s, Fitch.

schermata-2018-12-19-alle-11-46-10

Il rating è quindi una sorta di “voto” che le agenzie danno ad un determinato ente, che può essere pubblico o privato.

Il rating determina l’andamento del mercato azionario e dei titoli di Stato; qualsiasi investitore prima di comprare un’obbligazione (che è come un credito, che l’investitore compra) ha bisogno di un’accurata analisi delle condizioni di stabilità economica, finanziaria e patrimoniale dell’ente del quale sta comprando i titoli.

In buona sostanza, dei soggetti privati, finanziati da enti a loro volta privati e che rispondono alle logiche normali del profitto, sono in grado di orientare e decidere il futuro di uno Stato e del mondo intero.

Per questo, le agenzie sono spesso oggetto di critiche in quanto società che possono avere fortissimi e facilissimi conflitti di interesse. Basti pensare, poi, alla crisi finanziaria del 2008 ha anche portato alla luce i casi di clamorosi abbagli su alcune valutazioni, come quelle positive sui mutui subprime Usa o su Lehman Brothers a pochi giorni dal fallimento o ancora, in Italia, i giudizi rassicuranti su Parmalat poco prima del crac.

Insomma, siamo portati a considerare “oro colato” dei giudizi che, per quanto ai loro presupposti e ai precedenti della storia, “oro colato” non sono.

Allo stesso tempo, la valutazione di libera critica e libero pensiero che un cittadino (come lo scrivente) trova del tutto normale, viene a scontrarsi con un altro determinante aspetto: ovvero, quanto siano effettivamente “forti” i poteri che stanno dietro a questo meccanismo e quanto sia difficile contrastarli.

Nel 2012, il pm di Trani Michele Ruggiero ha aperto un’inchiesta per stabilire eventuali comportamenti scorretti da parte delle agenzie di rating durante la grande crisi economica. Nel marzo 2017 il processo ha portato all’assoluzione – “perché il fatto non sussiste” – dei sei dirigenti e analisti delle agenzie di rating che erano stati imputati con l’accusa di aver abbassato il rating dei titoli di stato italiani tra il 2011 e il 2012. L’accusa di manipolazione del mercato è dunque caduta e il pm Ruggiero ha commentato: “Sono stato lasciato solo. Evidentemente ci sono verità che è bene restino sullo sfondo”.

Coordinando tutto questo scenario con la situazione attuale dell’Italia, si deve considerare che di recente l’agenzia di rating Moody’s ha portato il giudizio a Baa3 con prospettive stabili. È l’ultimo gradino prima del livello «spazzatura». Ciò ha fatto seguito alle proposte contenute nella manovra Finanziaria, orientate all’incremento di deficit e debito. Questo giudizio negativo ha sortito effetti dannosi sulla Borsa Italiana ed ha indirizzato il Governo a rivedere alcune scelte politiche.

Il tema è così delicato che le riflessioni sono individuali e spettano ad ogni cittadino che, però, deve quantomeno aver chiaro il funzionamento del meccanismo e gli ingranaggi che lo muovono. Ed è questo l’unico obiettivo che si è posto il sottoscritto, nel momento in cui ha deciso di scrivere questo articolo, consentendo ad ogni lettore di poter trarre delle proprie conclusioni.