Tra spread e fatturato l’ordinaria giornata da incubo di un imprenditore lombardo

scritto da il 28 Novembre 2018

Quello che segue è un racconto di fantasia, ogni riferimento a persone e cose è puramente casuale. Ma come insegna iI premio della letteratura Mario Vargas Llosa, spesso la fantasia supera la realtà.

Mi chiamo Giovanni, sono un imprenditore lombardo nel settore meccanico, mi alzo tutte le mattine alle 6. La mia azienda, presente nella componentistica dell’elettrodomestico bianco, fattura circa 30 milioni di euro ed esporta più dell’80% del fatturato. È stata la mia salvezza durante la “crisi dei 7 anni”, dal 2009 al 2016. Quando il mercato domestico manifestava segnali di regressione duratura, ho continuato a investire nell’espansione internazionale e viaggiare in tutto il mondo al fine di allargare il mio parco clienti. I miei amici li vedo sempre più raramente. In compenso pubblico qualche foto su Instagram da Mosca, Shanghai, Istanbul, Stoccolma, così rimaniamo in contatto.

Il cambiamento in peggio
Il 2018 è iniziato in modo blando, le tensioni commerciali internazionali si sono subito fatte sentire. Negli anni ho investito pesantemente nel controllo di gestione, per cui sul mio cellulare ogni giorno posso vedere gli scostamenti rispetto al budget di tutte le voci di conto economico. Alla fine del primo trimestre avevo ben chiaro che sarebbe stato un anno difficile.

Quello che però mi ha sorpreso è l’operato del cosiddetto “governo del cambiamento”. Il cambiamento, potevano anche dircelo, è in peggio. Al limite del masochismo. In tutta la mia vita non ho mai sentito questa ostilità verso l’impresa. Mai.

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Di prima mattina, come insegnava Leopoldo Pirelli, ho incontrato i miei collaboratori, dicendo loro di prepararsi al peggio, a fatturati in calo e Italia in recessione nel primo trimestre 2019. Gli ordinativi si stanno riducendo, il sentiment e gli altri leading indicator non volgono al bello. La politica ci mette del suo. La manovra economica è, a dir poco, fallimentare. Una lista della spesa assistenziale, con un occhio di riguardo verso la classe agiata italiana, i pensionandi a retributivo. Quando i membri del governo dicono di essere sulla plancia di comando da poco, non conoscono gli effetti delle aspettative, che sono determinanti. Non credo abbiano mai sentito parlare delle “aspettative razionali” del premio Nobel Robert Lucas.

La tua amica banca
Nel pomeriggio viene a trovarmi in azienda il direttore di banca. Dopo i soliti convenevoli , mi comunica che la direzione, nonostante l’ottimo rating della mia impresa, ha deciso di alzare lo spread su tutte le forme di credito concesso. La cosa non mi sorprende affatto. Seguo i mercati tutti i giorni e non è un bel vedere. Evidentemente i maggiori costi di raccolta delle banche italiane – uniche colpite in Europa da dichiarazioni volte a far crescere inevitabilmente il costo del denaro – stanno avendo il loro impatto.

Prima di congedare il direttore, gli chiedo se ha un aggiornamento da farmi vedere del mio dossier titoli – pieno di Btp e azioni italiane. Ha subito una bella decurtazione. Gli investitori hanno agito in modo razionale. Hanno votato con i piedi (come suggeriva Albert Hirshman in Exit, Voice, and Loyalty, 1970). Immagino sia così anche per i miei compatrioti: con un wealth effect negativo, sarà difficile vedere una crescita dei consumi nel 2019. Gli ultimi dati parlano di un calo delle vendite al dettaglio nei 12 mesi intorno all’1%.

Letture della sera
Ogni sera, prima di andare a letto, prendo in mano un libro dal mio comodino. I volumi sono così tanti che esondano. Spesso cadono, e ritrovo acquisti di mesi o anni precedenti. Ieri notte mi sono ritrovato in mano un volume della Banca d’Italia su Donato Menichella, il governatore del “miracolo economico”.

In una lettera del luglio 1961 al presidente della Cassa per il Mezzogiorno, l’ottimo e probo Gabriele Pescatore, Menichella scrive: “Quando ai primi del 1950, io concepii l’idea della Cassa del Mezzogiorno e la proposi al compianto amico Vanoni, che con grande entusiasmo l’accettò e la portò a De Gasperi, e quando, nei giorni successivi, mi dedicai a redigere gli articoli della legge, una sola titubanza ebbi ed un solo tormento mi afflisse: si sarebbero, in sede politica, scelti bene gli uomini da porre alla testa del nuovo strumento? In questi anni io ho seguito da vicino il Suo lavoro; desidero dirLe stasera, con sincera commozione, che Ella ha realizzato tutte le speranze che allora ebbi e fugato tutte le preoccupazioni che in quei giorni mi assillarono, convinto come ero e come sono, che nessun strumento, per quanto ben concepito, può dare risultati utili se non è affidato a mani sapienti ed a coscenze rette”.

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Dove sono le mani sapienti? E le coscenze rette? Si sono scelti bene gli uomini in sede politica? La borghesia non si è fatta classe dirigente . Anche gli imprenditori hanno le loro responsabilità. Io onestamente non ho tempo per occuparmi di politica, sgobbo come un ciuco. Non ho soluzioni, se non fare bene il mio mestiere, prendendo in considerazione non solo gli azionisti, ma, come ci ha insegnato il professor Vittorio Coda in Bocconi, tutti gli stakeholder, dipendenti, clienti, fornitori, Agenzia delle Entrate compresa.

Prenditore a chi?
Ma credo di meritare di meglio. Fare impresa in Italia è diventata un’azione eroica. Mi sento accerchiato, non mi sento affatto un “prenditore”, ma un “datore”, di lavoro, di energie, morali e materiali. Ma il mio lavoro non viene riconosciuto.

Quando Menichella chiudeva i suoi interventi con il motto “Sta in noi”, intendeva dire che ci vuole il contributo di tutti per garantire crescita economica e stabilità finanziaria. Se il governo rema contro, aumentando la pressione fiscale, spingendo sulla spesa corrente (“gioco delle illusioni”), creando un clima ostile all’impresa, facendo salire lo spread, trovando nemici ovunque e capri espiatori senza senso, il futuro sarà sempre più gramo.

Twitter @beniapiccone