Donne e carriera nelle società quotate, così la legge del 2011 ha fatto centro

scritto da il 27 Novembre 2018

L’autrice è Mariachiara Bo, master student in Stochastic and Data Science presso l’Università degli Studi di Torino e Senior Allieva presso il Collegio Carlo Alberto; ha precedentemente studiato Matematica per la Finanza e l’Assicurazione (B.Sc.) all’Università degli Studi di Torino; è membro del direttivo di Neos Magazine – 

Politica valutata: Legge italiana 120/2011, una disposizione in materia di pari opportunità nella composizione dei consigli e degli organi sociali delle società quotate.
Obiettivo: Promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e negli organi sociali delle società quotate.
Effetto: Aumento superiore al 20% della percentuale di donne presenti negli organi delle società quotate.

Le donne sono ampiamente sottorappresentate nel mercato del lavoro italiano; questa disuguaglianza di genere aumenta ancor più significativamente se si considerano nello specifico le posizioni di leadership all’interno delle aziende. Negli ultimi dodici anni il tasso di partecipazione delle donne italiane nel mercato del lavoro nostrano si è infatti attestato attorno al 47%, eccezion fatta per il 2009 quando la percentuale è vertiginosamente scesa al 7%, contro una media europea generale del 60%.

Gli argomenti a favore di una legge sulle cosiddette “quote rosa” all’interno degli organi sociali e dei consigli delle aziende sono molteplici. Vi sono innanzitutto due motivazioni di tipo etico: ovvero uniformare le opportunità di accesso in alcuni settori specifici dove le donne devono affrontare sistematicamente barriere di ingresso dovute unicamente a stereotipi di genere; in secondo luogo tali disposizioni garantirebbero un’equa ridistribuzione delle posizioni lavorative. Inoltre, se le donne che beneficiano di tale legge sono qualificate e riescono a portare a termine i propri compiti con successo, ne beneficeranno a loro volta non solo l’azienda ma anche l’intera economia del paese.

Nel 2011 è stata introdotta in Italia la legge 120 con una durata di dieci anni e con l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che sinora hanno limitato l’accesso delle donne a ruoli di comando, favorendo contemporaneamente un processo di rinnovamento culturale a supporto di una maggiore meritocrazia e di opportunità di crescita. Gli organi sociali vengono rinnovati tramite elezioni ogni tre anni, la norma prevede che nella prima elezione un quinto dei posti venga riservato alle donne, nella seconda e nella terza invece la percentuale sale a un terzo delle quote. Qualora le società non rispettino tale legge, la Consob, l’organo rivolto alla tutela degli investitori, all’efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato mobiliare italiano, dopo un numero significativo di solleciti ignorati, è autorizzata a multarle fino a un massimo di 1 milione di euro.

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Gli effetti di questa legge, applicata a partire da agosto 2012, sono stati analizzati nel paper del 2016Gender quotas: challenging the boards, performance, and the stock market” di Giulia Ferrari, Valeria Ferraro, Paola Profeta e Chiara Pronzato.
 Avvalendosi di strumenti matematico-statistici, l’articolo confronta i dati relativi alla composizione per genere degli organi sociali delle società quotate e studia l’impatto della legge120/2011 sulle performance delle società stesse e sul mercato mobiliare.

Ciò che emerge dallo studio è che la riforma ha raggiunto con successo l’obiettivo di aumentare la percentuale di donne nei consigli e negli organi sociali delle società di oltre il 20%. Se si prendono in considerazione i ruoli ricoperti dalle donne è inoltre possibile constatare come sia aumentato il numero di donne che rivestono il ruolo di CEO. Ulteriori e inaspettati effetti della norma sono stati una riduzione significativa dell’età media dei membri degli organi sociali e un aumento della percentuale di membri con titoli di studio pari o superiori a quello universitario.

Per quanto concerne invece l’impatto della 120/2011 sulle performance delle società e sul mercato mobiliare, se da un lato, per il primo fattore, non vi sono stati effetti significativi nel breve periodo, dall’altro, per il secondo aspetto, si è potuta riscontrare una minore volatilità nei titoli delle società soggette alla riforma.

In conclusione, si può dunque affermare che l’introduzione delle “quote rosa” nelle società quotate ha portato una vantaggiosa ristrutturazione degli organi societari e ciò è stato positivamente accolto dal mercato.

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