categoria: Econopoly
Nave Italia stai attenta, non è l’iceberg che deve cambiare direzione
L’autore di questo post è Corrado Griffa, manager bancario ed industriale (CFO, CEO), consulente aziendale in Italia e all’estero, giornalista pubblicista
Economisti, giornalisti, addetti ai lavori, professori, neofiti e “bloggers” (loro sì che sanno …) pontificano, giudicano, si accusano reciprocamente lanciandosi strali e “fatwa” quando discutono di valori rappresentativi della ricchezza come il “PIL, prodotto interno lordo” e delle passività come il “Debito pubblico”; peraltro, osservano in particolare il Debito in una dimensione statica (“quanto è oggi il debito pubblico italiano?”) tralasciando, come se fosse un indesiderato ospite a tavola, la sua dimensione dinamica: in altri termini, si rifiutano pervicacemente di rispondere alla domanda ben più rilevante per chi “quel debito” deve valutare se sottoscrivere o vendere: “Quale sarà il debito fra X anni?”.
Il Fondo Monetario Internazionale (per molti assurto a pericolosa Spectre, intenta a dominare il mondo grazie ai suoi infingardi “complotti”) ha tentato di fare una analisi della dinamica attesa di 31 paesi nel mondo (inclusi i principali paesi sviluppati, e molti in via di sviluppo), riassunta in un documento del World Economic Forum datato 11 ottobre 2018 (“Most government have no idea how much they own”).
Premessa numero 1: il “metro” adottato è lo stesso per tutti i paesi, per cui non iniziamo a fare i soliti distinguo, sport atavico nazionale (“ma se prendiamo in considerazione le attività dei privati, in numeri cambiano… no! Non dite stupidaggini”); premessa numero 2: il calcolo include sia attività finanziarie (investimenti azionari in imprese pubbliche, oro, disponibilità liquide) che non finanziarie (immobili, terreni, risorse naturali come minerali ed energetici) dei singoli settori pubblici (lo “stato”, con esclusione, quindi di quanto detenuto dal settore privato, famiglie ed imprese), e passività dello stato (debito pubblico, passività future come impegni per coperture pensionistiche pubbliche, nel caso italiano INPS, e sanitarie pubbliche, calcolate sino a tutto il 2050), che chi fosse interessato a conoscere in dettaglio troverà nell’“Annex Table 1.2.1 del documento citato, e poi classificando i paesi dal “meno virtuoso” a quello “più virtuoso” calcolando il “Patrimonio Netto dello stato” (differenza fra gli attivi sopra indicati e le passività, attuali e prospettiche, sino al 2050). I dati sono riferiti all’anno 2016. Si parla di “stato” e non di privati, sia ripetuto ad abundantiam (“conosciamo i nostri polli…”).
Esaudiamo subito la curiosità del lettore, presentando la Tabella riassuntiva dell’esercizio fatto, che conferma quanto i più avveduti fra i lettori hanno già compreso, e da tempo.
L’Italia si colloca al terzo posto in questa speciale classifica dei “cattivi”, preceduta solo da Barbados e Grecia, e tallonata dal Belgio; tutti questi 4 paesi hanno un patrimonio netto negativo che rappresenta oltre il 100% del PIL 2016; per l’esattezza, il patrimonio netto per l’Italia è negativo, e pari al 207,5 % del PIL 2016 (in termini finanziari, il “net present value” delle passività attuali e future, al 2050).
Al quinto posto di questa “classifica dei cattivi” si posiziona il Gambia, seguito da Gran Bretagna, Portogallo, Spagna e Brasile.
Vediamo in dettaglio i dati che IMF/WEF ha elaborato per il nostro paese (ripetiamo, facendo riferimento alle attività, incluse le partecipazioni azionarie in società nazionali, ed alle passività attuali e potenziali future, il tutto avendo come riferimento temporale ultimo l’anno 2050, e partendo dal dato del PIL 2016 pari a 1.680,5 miliardi di euro).
Il debito pensionistico è stato calcolato da IMF/WEF sulla base della normativa in essere a fine 2016, quindi tenendo conto della continuità della “legge Fornero” con la previsione di un’età pensionistica a 67 anni, come regola generale; risulta quindi evidente che la modifica (introdotta con il DEF 2019 dal governo in carica) che prevede una minore età pensionabile (la “quota 100”) andrebbe ad incidere sul valore futuro del debito pensionistico pubblico al 2050, peggiorandolo.
Il quadro che emerge – per chi non crede ai complotti perpetrati ai danni ed alle spalle del paese, ormai mitizzati sino a renderli “ipso facto” … – è di notevole preoccupazione: il patrimonio netto pubblico dello stato italiano è negativo, pari a 3.487 miliardi di euro, il 207,5 % del PIL 2016; lasciamo ai demiurghi, ai novelli sfasciacarrozze, ai cantastorie, ai giullari di corte indicare come si possa mettere in carreggiata la bagnarola che decenni di “malagestio” hanno mantenuto sulla rotta di collisione con l’iceberg del default. Ultimo avviso: non è l’iceberg che deve cambiare rotta e direzione.
Twitter @CorradoGriffa