La consulenza settore in salute, in Italia cresce da anni molto più del Pil

scritto da il 26 Settembre 2018

L’autore di questo post è Marco Valerio Morelli, presidente di Confindustria Assoconsult

Con riferimento all’articolo apparso lunedì su Econopoly a firma Enrico Verga, come associazione di categoria ci preme sottolineare alcune inesattezze che rischiano di dare un’immagine distorta e non veritiera del nostro settore. Innanzi tutto, se si vuole approfondire lo stato di salute di un settore industriale come quello del Management Consulting in Italia, va sì bene ricorrere al nostro Osservatorio, un ottimo documento per avere accesso ai dati più esaurienti che raccontano il comparto, ma sarebbe il caso anche di cercare di intervistare rappresentanti di società di Consulenza; siano esse grandi, medie o piccole. Sul sito di Assoconsult si possono trovare i nomi di almeno 100 CEO di aziende di tutte le dimensioni.

Ovviamente non discutiamo la preparazione dei professionisti citati nell’articolo di Verga, ma dobbiamo rilevare che delle tre persone interpellate solo una lavora nel mondo della consulenza di management, le altre due operano nei settori della systems integration e della comunicazione pubblicitaria. Proprio le dichiarazioni di quest’ultimo operatore lasciano dubbi rispetto alla giusta contestualizzazione con la Consulenza. In alcune parti dell’articolo, infatti, si tende a fare confusione tra società che erogano servizi di Consulenza e vere e proprie agenzie di comunicazione. Ovviamente siamo davanti a due settori diversi, seguiti da due associazioni di categoria diverse. È come scrivere un articolo sul settore automotive, ma chiedere di commentare i dati ai produttori di pneumatici. Più di un riferimento dell’intervistato è fuori tema perché parla di agenzie di comunicazione/pubblicità, non di consulenza. Ad esempio la questione dei retainer fee, che nel mondo del Management Consulting non è mai esistita: non solo i professionisti della Consulenza sono sempre stati pagati a progetto, ma ormai sempre più spesso vengono pagati a risultato raggiunto.

Riguardo al tema che la consulenza sarebbe arrivata alla fase di plateau, perché non ci sono prospettive di crescita, questa risulta essere un’osservazione da parte di chi scrive in contrasto con i dati del nostro Osservatorio, riportati proprio nell’articolo. Infatti in Italia cresciamo mediamente dell’8% all’anno, mentre in Europa il settore è cresciuto, negli ultimi cinque anni, ad un ritmo mediamente del 6,5% all’anno: non sembrano francamente dati tipici di un settore in stagnazione. Siamo cresciuti per quattro anni di seguito e sempre molto di più del PIL del nostro paese. Inoltre ricorrere al concetto di ciclo di vita di un settore è un modo ormai superato, specialmente nel mondo dei servizi, di analizzare un comparto così vasto. I bisogni dei clienti si evolvono, non spariscono ed è compito delle aziende che vendono servizi adeguarsi ai cambiamenti. Tutte le principali aziende di consulenza nel mondo hanno sempre capito, e molto spesso anticipato, le innovazioni nella tecnologia, nella regolamentazione, nel consumer behaviour e nelle teorie di management; e se esistono da decenni e continuano a prosperare è semplicemente perché sono sempre state in grado di anticipare le mosse di mercato. Poi ci sono, come in tutti i settori, aziende che non hanno capito, e che sono dovute uscire dal mercato stesso, ma ci troviamo davanti alla classica eccezione che conferma la regola.

Come associazione di settore Assoconsult è ovviamente molto sensibile alla tutela dei propri professionisti e per quanto riguarda la questione “consulenti junior – consulenti senior” ci piace qui ricordare che siamo forse il settore che assorbe il maggior numero di neolaureati in materie STEM nel paese, senza dimenticare che una volta formatisi i giovani professionisti approdano in aziende che sono delle riconosciute scuole di management, in grado di formare ulteriormente professionisti che nel corso degli anni saliranno ai vertici delle più importanti aziende del paese.

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Premesso questo, l’aumento del peso dei consulenti giovani è frutto di tanti fattori. Vi è innanzi tutto il rimpiazzo fisiologico dei consulenti che nel frattempo si sono formati e che hanno scelto di diventare manager aziendali. Inoltre, sempre di più i nostri clienti ci coinvolgono in progetti di trasformazione del loro business, di implementazione per intenderci, dove è necessario che il consulente senior sia affiancato da persone più giovani che lo aiutino nel faticoso lavoro di trasformare cultura, comportamenti, processi e sistemi di migliaia di persone. Va chiarito che in nessuna società di consulenza seria il giovane consulente viene lasciato da solo senza la supervisione di persone con maggiore esperienza; escludiamo categoricamente che questo sia uno standard della nostra industry.

Un’ultima osservazione, relativa ai settori serviti dalle aziende di consulenza: in Italia il settore industriale ha un peso intorno al 25% del PIL; le grandi società di consulenza dedicano a questo comparto il 22% del loro fatturato, in un sostanziale equilibrio rispetto al peso che il manifatturiero ha nell’economia del Paese. Il settore dei servizi inoltre non è un tutt’uno, ma è composto da aziende molto diverse l’una dall’altra, dalle banche alle assicurazioni, dal turismo alla grande distribuzione, dalle telecomunicazioni ai media ed alle utilities dell’energia; è molto improbabile che in questo contesto l’approccio “copiaincolla”, come riportato nell’articolo, possa funzionare. Se è vero che le grandi società di consulenza lavorano in modo quasi esclusivo con le grandi aziende è altresì vero che le aziende più piccole sono ottimamente servite dalle piccole società di consulenza. In Italia ne abbiamo oltre 20 mila, direi che è un numero più che sufficiente per presidiare il mercato delle Pmi. Ma c’è di più, facciamo dell’innovazione un nostro cluster di crescita e i dati dell’Osservatorio raccontano lo sviluppo sempre più crescente, in ogni campo, di progetti di digitalizzazione; quanto di più lontano, per intenderci, dal paragone con delle vecchie locomotive a carbone.

L’ultima nostra osservazione riguarda l’aspetto dei costi così come riportato nell’articolo; non è vero che il mondo della consulenza sia affossato da una base di costi di struttura enormi: il personale non professionale (di supporto) nelle grandi società di consulenza è meno del 6% degli addetti. In quali settori le funzioni di staff hanno un’incidenza così bassa? Inoltre spesso le aziende clienti vengono a visitare i nostri uffici per imparare come ottimizzare la gestione dello space management, cercando di imitarci per le modalità con cui gestiamo il remote working. Nella nostra Associazione sono presenti società che rappresentano il managemet consulting nel mondo, si tratta sia di multinazionali, che di ottime realtà italiane che esportano competenza dal nostro paese. Il settore del Management Consulting gode di ottima salute e i dati del nostro Osservatorio non fanno che confermare una tendenza positiva, che ha anche anticipato negli scorsi anni l’uscita dalla crisi economica.

Twitter @Morelli_MarcoV