categoria: Draghi e gnomi
Grazie di cuore, Frau Merkel
Col precipitare della crisi greca, si moltiplicano sui media i tentativi, più o meno assennati, di individuare i colpevoli. Tra i più gettonati v’è sicuramente la cancelliera Merkel, a cui, sul Financial Times, il presidente del think-tank tedesco Diw Berlin, Marcel Fratzscher, ha indirizzato una preciso avvertimento: “A failed euro would define Angela Merkel’s legacy“.
Indipendentemente da come si concluderà la saga greca, alla signora Merkel i cittadini europei non devono altro che un sentito ringraziamento. E ciò vale in particolar modo per gli italiani.
Il vizio originale dell’Eurozona è ormai chiaro a tutti, anche se sfortunatamente c’è chi ancora non ammette di aver capito. I vincoli di bilancio per i governi dei paesi membri, nonostante siano stati rafforzati negli ultimi anni, non hanno funzionato. Già nei primi anni dell’esperimento Euro, un numero di Paesi sforarono, più o meno platealmente, i tenui vincoli inclusi nel trattato di Maastricht. Altri, tra cui l’Italia e la Grecia, beneficiarono delle assurde eccezioni alle condizioni d’accesso (e permanenza) che il trattato stesso consentiva. La situazione, come ci si aspettava, peggiorò notevolmente con l’avvento della prima grande crisi dell’era Euro, quella iniziata nel 2007.
Avendo sostanzialmente fallito nel limitare gli appetiti per l’indebitamento dei paesi membri per via giurisdizionale, ovvero attraverso l’enforcement del trattato, l’Eurozona ha fallito nuovamente nel guidare le aspettative dei mercati circa la risoluzione delle crisi di debito, qualora esse si fossero effettivamente verificate.
Il fatto che per circa sette anni, nonostante le rispettive situazioni debitorie pregresse e nonostante fosse evidente che le rispettive economie erano prossime al tracollo, i governi di Italia e Grecia abbiano avuto accesso al mercato a tassi essenzialmente identici a quelli tedeschi (anche su emissioni a lungo), indica che per lungo tempo i mercati hanno nutrito l’aspettativa che la BCE e gli altri membri avrebbero scongiurato qualsiasi default. Qui scongiurare significa trasferire il costo sui cittadini degli altri paesi e sulle future generazioni.
Ora che siamo al redde rationem per la Grecia, il comportamento della BCE e del Consiglio europeo, di cui la signora Merkel è membro di spicco, guiderà la determinazione delle aspettative di mercato per ulteriori episodi che potrebbero interessare altri paesi membri, tra cui l’Italia. La percezione che le istituzioni europee diano al governo greco ulteriore sostegno finanziario senza che quest’ultimo si impegni nell’implementare il fatidico piano di riforme, costituirebbe il segnale di via libera per gli Tsipras in erba che crescono rigogliosi ovunque la situazione economica avversa produca malcontento.
I vari Salvini e Grillo, per citare due tra i capipopolo del movimento populista no-euro in Italia, avrebbero un argomento efficace per convincere un elettorato sensibile che il governo dovrebbe sottrarsi al patronaggio delle istituzioni europee e calarsi senza indugio in programma di spese a gogò. È ovvio che, se avessero successo nella loro opera di convinzione, faremmo una fine davvero tragica. E con noi tutta l’Europa.
Grazie, Frau Merkel.
Twitter @clementi_gl