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Mamme al lavoro e asili nido, bene i risultati ma il budget va aumentato
L’autrice del post per Neos Magazine è Mariachiara Bo, studentessa al terzo anno della laurea in Matematica per la Finanza e l’Assicurazione all’Università degli Studi di Torino e Junior Allieva presso il Collegio Carlo Alberto; è membro del direttivo di Neos Magazine; per ampliare le proprie competenze nel campo della Business Education attualmente frequenta un programma di formazione presso la Scuola di Alta Formazione al Management; nel 2014 ha partecipato al Parlamento Europeo degli Studenti –
Politica valutata: Assegnazione dei posti negli asili nido statali.
Obiettivo: Permettere alle mamme di conciliare il loro ruolo familiare con l’attività lavorativa e favorire lo sviluppo cognitivo e non dei bambini oltre ad una maggiore integrazione.
Effetto: Positivo sia per quanto riguarda i risultati scolastici dei bambini sia per la condizione occupazionale delle loro madri.
In Italia, solo il 54% delle mamme ha un lavoro: questa percentuale è nettamente inferiore al 70% di Regno Unito, Francia e Germania. Nei paesi del sud Europa, e in particolar modo in Italia, il ruolo tradizionale di “madre” è tenuto in grande considerazione e, per questo motivo, le mamme sono ritenute le più qualificate nel prendersi cura e nel crescere i propri figli.
Il 58% delle famiglie italiane con bambini tra gli 0 e i 2 anni non fa nemmeno domanda per ottenere un posto in un asilo nido statale per il proprio figlio perché preferisce affidarlo alle cure di mamme o nonni e delle baby-sitter. Del 24% delle famiglie richiedenti, viene invece soddisfatto solo il 19%: sebbene la percentuale totale sia bassa, il numero di domande supera tuttavia quello dei posti disponibili, il 5% delle richieste viene quindi rifiutato e i posti vengono assegnati in base a criteri precisi come l’avere entrambi i genitori che lavorano, il non essere figli unici, le condizioni socio-economiche del nucleo famigliare (ad es. basso reddito, essere orfani o in affidamento).
In Italia la gestione delle politiche di assistenza all’infanzia è decentralizzata: il potere decisionale di quanti posti assegnare e secondo quali che criteri spetta ai comuni, mentre le regioni definiscono le linee guida di gestione e il governo è responsabile di indicare standard comuni da rispettare e di allocare le risorse economiche tra le regioni. Questa ripartizione dei compiti spiega il motivo per cui la disponibilità di posti negli asili nido statali vari addirittura da comune a comune e perché gli asili nido statali risultino generalmente migliori di quelli privati, in quanto devono rispondere agli standard di qualità fissati dal governo.
Nel paper “Exploring the Impacts of Public Childcare on Mothers and Children in Italy: Does Rationing Play a Role?” Ylenia Brilli (DEAP), Daniela Del Boca (CHILD) e Chiara Pronzato (CHILD) indagano, avvalendosi di strumenti matematico statistici, l’effetto della frequenza di un asilo nido statale sui risultati scolastici dei bambini e sullo status professionale delle loro madri.
Avere la possibilità di mandare il proprio figlio al nido consente infatti alle mamme di lavorare e di contribuire quindi economicamente al mantenimento della famiglia, senza aggravare ulteriormente le condizioni delle famiglie a basso reddito. Inoltre, sono riscontrabili importanti e numerosi benefici anche per i bambini: frequentare il nido non solo contribuisce al loro sviluppo cognitivo, ma offre anche l’opportunità di socializzare e favorisce l’integrazione (una percentuale consistente di famiglie a basso reddito è di fatto straniera).
Analizzando i risultati dei test INVALSI di seconda elementare, emerge inoltre che, se da un lato l’aver frequentato o meno un asilo nido statale è ininfluente sul punteggio dei bambini nella prova di matematica, dall’altro l’impatto sul risultato del test di italiano è significativamente positivo in quanto i punteggi di coloro che hanno usufruito del servizio di assistenza all’infanzia sono più alti di quelli dei loro coetanei che non ne hanno beneficiato. In aggiunta, se si prende in considerazione il contesto socio economico di provenienza dei bambini, si può notare come l’effetto della frequenza dell’asilo nido sul punteggio del test di italiano sia più incisivo per coloro che appartengono a famiglie a basso reddito e i cui genitori non hanno conseguito un alto livello di istruzione.
I criteri di assegnazione dei posti disponibili negli asili nido statali risultano quindi efficaci nel raggiungere il target obiettivo aiutando da una parte le mamme a conciliare il proprio ruolo familiare con l’attività lavorativa e, dall’altro, sia favorendo lo sviluppo cognitivo e non dei bambini sia appianando le disparità dovute alla differente condizione socio economica di partenza. Sarebbe inoltre auspicabile aumentare il budget destinato agli asili nido statali così da poter soddisfare tutte le richieste e da incrementare il numero di beneficiari di questa misura statale di assistenza all’infanzia.
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