categoria: Draghi e gnomi
E adesso che il governo Conte decolla, che cosa preparano i mercati?
E dunque, habemus il Governo Conte. Evviva. E adesso? Dopo settimane di polemiche su retorica antiEuro e piani B, via via opportunamente depotenziati dalle dichiarazioni dei protagonisti, finalmente sarà la realtà a dirci come stanno davvero le cose. Aspettiamo con una certa innegabile ansia.
Il punto più controverso della lista dei 18 ministri com’è noto – si osserva in un report firmato da Gianluca Codagnone, direttore generale di Fidentiis – era il titolare del Tesoro. “Alla fine è passato il nome di Giovanni Tria, studioso del professor Paolo Savona, mentre Savona è stato nominato ministro delle Politiche comunitarie. Si prevede che parteciperanno ai summit dell’UE insieme”.
“Le persone che chiedono di lasciare incondizionatamente l’euro come una cura per tutti i mali non sono giuste, ma il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi non dice nemmeno” l’euro è irreversibile “se non chiarisce le condizioni e i tempi per le riforme necessarie per la sua sopravvivenza “. “Ciò di cui abbiamo bisogno è un certo grado di monetizzazione del debito abbinato alla spesa per investimenti”, ha scritto Tria in un articolo del marzo 2017 sul Sole-24 Ore.
“Attualmente – aggiunge Fidentiis – Tria si dice a favore di una tassa forfettaria (-60 miliardi di euro) e di un aumento dell’IVA al 25% nel 2020 (+19 miliardi di euro)”.
La determinazione dell’alleanza giallo-verde “a far rispettare il suo programma di spesa in deficit di € 138 miliardi dovrà essere testata dal mercato. Valuteremo presto quanto M5S e Lega sono compatti durante la votazione e in che misura spingono la lotta con l’UE”.
E qui viene il bello.
Secondo la brokerage house il Governo non partirà con un assalto alla baionetta contro la moneta unica. Insomma, non sentiremo qualcosa come “chiediamo un’uscita dall’euro”. Almeno, non subito. Piuttosto la cosa potrebbe andare così: “Vogliamo eseguire il programma approvato dalla Coalizione e che è stato approvato anche successivamente dai nostri collegi elettorali in una consultazione pubblica”.
Il programma ha un costo stimato da Fidentiis all’8,4% di deficit / PIL nel 2020. Ed è facile immaginare che a Bruxelles non facciano salti di gioia né stendano tappeti rossi.
“Mi aspetto – precisa Codagnone – che lo scontro con l’UE sulle misure contenute nel programma sia piuttosto duro sin dall’inizio, dal momento che gli impegni politici degli M5s e dei politici della Lega sul programma sono molto alti, mentre anche le aspettative dei loro elettori sono molto alte. Pertanto, non ci aspettiamo che gli M5s e la Lega ‘cedano’ alle eventuali raccomandazioni standard dell’UE per frenare la spesa, in quanto Lega e M5s hanno costruito il loro consenso su una posizione anti-UE”.
Che cosa potrà mai succedere? Facile aspettarsi che sia il mercato a dire la sua, proprio come, aggiunge Codagnone, ai tempi ha fermato Syriza, il partito della sinistra radicale al governo in Grecia. E non è stato un bello spettacolo.
Tra l’altro il 30 maggio i deputati europei di Lega e Cinquestelle hanno votato per un emendamento al Parlamento europeo nel quale si dice:
“Chiediamo un programma destinato ad aiutare gli Stati che vogliono negoziare un’uscita dall’euro poiché rimanere è diventato insostenibile e insopportabile. Questo programma dovrebbe anche prevedere una compensazione per i danni economici e sociali causati dall’adozione dell’euro”.
Si badi bene. L’emendamento non è passato. “Ma ritengo – conclude il direttore generale di Fidentiis – che questa sia la probabile ‘nuova posizione’ di questa coalizione nel trattare con l’UE. Le implicazioni di una tale posizione conflittuale del nuovo governo italiano con l’UE per i mercati italiani sono facili da prevedere”.
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