I giovani disoccupati italiani sono davvero meno mobili dei loro coetanei europei?

scritto da il 18 Aprile 2018

L’autrice di questo post* è Livia Simongini, economista nella practice Strategie industriali e territoriali di Prometeia. Il principale ambito della sua attività è l’analisi del contesto economico-sociale del territorio, con particolare riferimento alle previsioni economiche, la competitività internazionale dei territori, l’analisi delle caratteristiche demografiche e del mercato del lavoro a livello territoriale –

Alcune settimane fa una nota di Eurostat sulla disponibilità dei giovani a spostarsi per motivi lavorativi ha evidenziato come i disoccupati italiani, sul panorama europeo, siano tra i meno propensi a cambiare residenza per trovare lavoro. Siamo al solito ritornello dei giovani nostrani pigri e mammoni in confronto ai loro coetanei europei, più autonomi e dinamici? In realtà i dati di Eurostat delineano un quadro composito, di cui vale la pena sottolineare alcuni aspetti rilevanti.

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Fonte: Eurostat

In primo luogo la mobilità dei giovani [1] italiani disoccupati all’interno del Paese, pari al 19%, è di appena 1 punto percentuale inferiore alla media europea. L’indicatore è invece maggiore per chi possiede un titolo di studio elevato: su 100 giovani laureati italiani disoccupati, infatti, 27 sono disposti a trasferirsi in un’altra città dello Stivale, rispetto ad una media UE di 23.

In secondo luogo i giovani disoccupati italiani disponibili a trasferirsi all’estero sono pronti ad andare lontano. Il 67% di loro, infatti, preferisce un paese al di fuori dell’Unione Europea: tra i principali stati membri si tratta di una percentuale tra le più elevate, se si fa eccezione per il Regno Unito (81%).

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Fonte: Eurostat

Inoltre, lasciando da parte gli occupati, meno incentivati a spostarsi per motivi di lavoro, soffermarsi esclusivamente sui disoccupati rischia di trascurare la propensione a trasferirsi di una parte rilevante della popolazione giovanile, gli inattivi. Di questo gruppo fanno parte coloro che non sono occupati, né in cerca di occupazione; si tratta, pertanto, dei giovani ancora impegnati in un percorso di studi, ma anche di quelli che rinunciano a cercare lavoro, magari perché scoraggiati dalla difficoltà di trovarlo. La propensione a trasferirsi dei giovani inattivi italiani è elevata: il 49% di loro si sposterebbe (all’interno del paese o all’estero), rispetto ad una media europea del 39%. È alta soprattutto la quota di giovani italiani inattivi disposti ad andare al di fuori dell’Unione, pari al 26%, circa 10 punti percentuali in più dei loro coetanei francesi e 6 in più rispetto agli spagnoli; se poi si guarda ai laureati la percentuale per gli italiani arriva al 38%, rispetto ad una media UE del 22%.

Infine, dalla mobilità dei giovani italiani per area di origine emerge che i disoccupati meridionali, complice la maggiore difficoltà di trovare un’occupazione in loco, sono più disponibili a trasferirsi altrove, prediligendo spostamenti all’interno del paese, piuttosto che all’estero.

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Fonte: Istat

*Il post è stato pubblicato su Prometeia Market Insights Outlook  

[1]  L’indagine, che fa parte di un modulo ad hoc della Rilevazione continua delle forze di lavoro, è stata diffusa di recente in riferimento all’anno 2016. La nota di Eurostat considera la fascia di età 20-34; i dati in base ai quali è stato redatto l’articolo sono stati estratti dal database di Eurostat in riferimento alla classe di età 15-34 anni.