categoria: Tasche vostre
Chi diventa ricco con le ICO?
Tirava avanti. Il ragazzo tirava avanti. Aveva vissuto un lungo periodo fortunato investendo in criptovalute e ICO. Sì. Cominciava a sentirsi sicuro e tutti i giorni rimediava un bel po’ di soldi. Dai 50 ai 100 euro. Non doveva esagerare. Se non saliva subito, puntava un altro poco. Era sicuro, sarebbe andata bene. Aveva continuato così per giorni e giorni. Forse per un mese. Poi, d’improvviso, non funzionò più. Adesso aveva i debiti. Debiti per aver comprato criptovalute. Debiti per avere token. Debiti per aver investito in ICO. Debiti in euro.
Il Bitcoin dal picco di 20mila dollari ora ne vale più o meno 7mila. La maggior parte delle ICO sono fallite e l’80% di quelle che sono rimaste sono delle truffe. No. Non lo dico io ma un approfondito studio della Satis Group (grafico in basso).
A cosa serve andare all’università se basta un pc, un conto su un exchange, un click e acquistare cripto o token? Qualche mese fa tutti scrivevano di criptovalute e tante startup volevano finanziarsi attraverso una ICO. Ma ora che il prezzo è crollato, ci sono sempre meno lettori. Sempre meno articoli. Perché erroneamente da quello che si pensava non erano le news ad alimentare la bolla ma probabilmente l’emissione incontrollata di Tether o comunque il driver era il prezzo.
Basta andare su Google Trends e scrivere Bitcoin. L’interesse nel tempo è andato scemando proprio come il prezzo. Perché il ragazzo non era un purista. No. Il ragazzo voleva diventare ricco. In poco tempo e in euro. E se il prezzo crollava l’interesse sfumava. Perché la meta diventava sempre più lontana e si tornava alla realtà. La dura realtà. Con la speranza di un reddito di cittadinanza…
Prima che il giovane cominciasse a fare trading un gruppo di ragazzi, un pochino più grandi, aveva avuto un’idea. Ne avevano parlato con una vecchia volpe della finanza tradizionale e lo avevano convinto a fare una ICO. Sì. Questi ragazzi ora sono diventati ricchi. Come hanno fatto?
È andata così.
Hanno creato un sito web. Hanno messo a disposizione di chiunque un whitepaper. Ovvero una sorta di documento dove viene descritto il modello di business. Hanno dichiarato di voler raccogliere un tot di milioni per realizzare l’idea. Dopodiché hanno fatto convertire il denaro della vecchia volpe in ethereum. Una quantità ingente di denaro. E non per investimento.
Vediamo per cosa.
Il denaro della vecchia volpe, il nome ovviamente non si dice, poteva provenire anche da reddito non dichiarato oppure da traffici poco chiari e serviva ad alimentare la fiducia nella ICO in questione.
Come?
Se la raccolta aumentava, e di tanto, nei primi giorni dell’emissione della ICO allora in tanti si sarebbero fidati. Basterebbe studiare la psicologia delle folle di Le Bon. Insomma, la ICO parte già con una raccolta di decine di milioni di euro. I giornali ne parlano. Attraverso i social media si influenzano i piccoli risparmiatori e con il gruppo aperto su Telegram si risponde alle domande di investimento.
Il trucco è semplice e logico.
Nel momento in cui i token della ICO vengono emessi su un exchange pochi amici del vecchio volpone possono cominciare a manipolare il mercato. Facendolo salire ancora e ancora. E poi. Cominciare a vendere ad un prezzo più alto. Il vecchio volpone si ritrova proprietario di una parte della società. Inizia a vendere i token che aveva acquistato agli inizi a un prezzo molto più alto e man mano il mercato comincia a crollare. Essendo un mercato poco liquido. O meglio sono pochi i compratori e gli acquirenti. Il prezzo in un solo giorno è capace anche di scendere di ben oltre il 50%.
Va ricordato che solitamente in cambio dell’investimento nella startup che usa la ICO come veicolo di finanziamento vengono rilasciati dei token che possono essere scambiati sul mercato come se fossero delle azioni.
E i piccoli risparmiatori? Quelli che erano stati ingannati, come sarebbero poi tutelati? Torniamo agli inizi della ICO.
Ipotizziamo che il vecchio volpone abbia messo 10 milioni in ethereum ma la raccolta alla fine si ferma a 20 milioni circa. Il resto chi lo ha messo? Sì. Proprio voi. Piccoli risparmiatori, cassettisti o trader. Con l’idea di vedere il risparmio – come nel caso del bitcoin – moltiplicato dopo giorni, mesi e in qualche caso anni. Ma la startup in questione può fallire o spendere tutti i soldi in consulenze senza mai conseguire un obiettivo.
Alcuni mi scrivono dicendo che esistono ICO buone e ICO cattive. Ma io gli rispondo sempre che la legge è uguale per tutti. E in un sistema come quello finanziario non si possono fare figli e figliastri. Perché nel momento in cui i risparmiatori perdono i soldi con qualcuno devono pure prendersela. E qualcuno avrebbe dovuto vigilare. Perché con la ICO sembra vengano bypassate una serie di regole su raccolta e gestione del risparmio.
Si parla tanto di ICO in Italia. Diciamo che a Londra dopo un periodo di euforia l’entusiasmo è andato scemando e negli Stati Uniti la SEC ha cominciato a fare una battaglia contro le ICO. In Cina sono state bannate. E sia Facebook che Twitter hanno cominciato a bannare le pubblicità sulle ICO. Tanti pensano che le ICO o le criptovalute in generale siano strumenti che vanno contro la finanza tradizionale. Quella che in tanti boicottano e disprezzano dopo la crisi del 2008. E se invece fosse che una parte di quella stessa finanza stia usando queste tecnologie per truffare, ancora adesso?
Mi sono arrivati alcuni messaggi nei giorni scorsi su Facebook. Dicendomi che ci sono consulenti finanziari di istituzionali italiani che promuovono ICO o investimenti in criptovalute. Se fosse davvero così perché credere ancora alla storia del bene e del male?
Quale futuro?
La mia opinione è che le criptovalute e le ICO saranno regolamentate e gli exchange verranno cooptati dalla finanza tradizionale. Il primo che fornirà una piattaforma regolamentata, sicura e garantita da riserve vincerà il jackpot finale. Come regolamentare le criptovalute e le ICO? La blockchain del bitcoin non può essere regolamentata ma gli exchange assolutamente sì. Le ICO possono essere regolamentate accuratamente come già fatto negli Usa e un ipotesi di questo tipo è stata studiata e descritta dal Eric Packer in suoi due post.
Conclusioni
Sì. L’articolo è romanzato e magari non tutte le ICO possono contare su una “vecchia volpe “ della finanza. Ma è probabile. Molto probabile che nella maggior parte ci sia. È difficile, razionalmente, credere che in poche ore una startup riesca a raccogliere dieci o venti milioni. Ma ovviamente nulla è certo e tutto è confutabile. Non è facile per un regolatore controllare tutti i sottoscrittori in criptovalute ma non è neanche impossibile. Dicono che il 90% delle startup fallisca dopo un anno. E sono imprese regolamentate. Quante sono invece le ICO che falliscono dopo un anno? Quale la percentuale? Ragazzo, facciamo una scommessa?
Twitter @simeoneantonio1