La banca centrale delle criptovalute esiste o è solo l’ultimo gioco di prestigio?

scritto da il 29 Gennaio 2018

Ero a Milano da un giorno. Appena tornato da Londra. Sì. Umidità. Grigiore. Finanza. Blockchain. Fintech. Sì. Londra. E stavo andando a mangiare un panzerotto da Luini. La fila era lunga e dietro di me c’erano un ragazzo e una ragazza. Lui era visibilmente nervoso. Lei rideva. Il profilo Instagram della sua lei non gli piaceva. Troppe provocazioni. Troppe frasi. Troppe immagini. Troppo di tutto e troppo di niente. Ho bisogno di soldi disse. Per dimenticarti. E lo disse almeno cinque volte. E lei niente. Continuava a ridere.

Aspettavo ancora in fila e avevo la scusa per sondare il mercato. No. Non il vero mercato ma quello delle crypto. Bitcoin era in rosso. Ethereum era in rosso. Litecoin ancora più in rosso E meno male che dovevano essere decorrelate l’una dall’altra…Soldi andati in fumo. Tutto scendeva e l’esaltazione diventava depressione.

Io, Davide Mancini e Annalaura Ianiro avevamo fondato il primo osservatorio universitario sul Bitcoin. In Italia. Alla Luiss. Cinque anni fa. Entrambi ora facciamo parte del mondo della finanza tradizionale. Giacomo Zucco, uno dei primi divulgatori di Bitcoin in Italia, ora Ceo di Blockchain Lab – Bhb Network, ha dichiarato su Facebook di lavorare con le banche e di essere da sempre stato finanziato dalle banche. Ma i puristi credetemi ci sono ancora e credono davvero che il bitcoin e le criptovalute sostituiranno la finanza tradizionale. Probabilmente sarà così, ma adesso?

Ovviamente no. Come ho affermato nei precedenti articoli ritengo che il bitcoin sia davvero antifragile e che gli exchange siano la fragilità più rilevante di questo nuovo modello.

Ci sono exchange ed exchange ma sembra che quelli più liquidi e più famosi, come ad esempio Bitfinex, stiano usando un token (Tether) in modo da manipolare il prezzo dei bitcoin.

Ma facciamo un passo indietro.

A Bitfinex diversi mesi fa fu imposto di non accettare più versamenti in dollari.
Io cliente in dollari compro un tether che corrisponde – più o meno – ad un dollaro e accedo al mercato.

Chi ha creato Tether? Sì, proprio Bitfinex. E la capitalizzazione dei Tether è di circa 2,3 miliardi di dollari. (in questi giorni la Commodity Futures Trading Commission statunitense ha iniziato a scrivere un nuovo capitolo chiedendo documentazione proprio a Bitfinex e Tether, ndr).

Dove sono questi soldi? Anzi. La domanda sarebbe. Ci sono questi soldi?

Nessun audit garantisce per Tether e diverse testate internazionali hanno chiesto chiarimenti, ma da parte di Tether ancora nulla.

Se fosse come descritto in questo paper potremmo avere una banca centrale delle cripto. Io Bitfinex potrei comprare Bitcoin con i Tether – che potrebbero non essere coperti da dollari – e far salire magicamente il prezzo.

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Come da grafico la capitalizzazione di mercato dei Tether è aumentata nello stesso periodo in cui il Bitcoin è volato. Anzi, sembrerebbe l’opposto. La capitalizzazione di mercato dei Tether si è impennata e si è portata dietro tutto il mercato delle cripto.

Se tutto questo fosse vero cosa succederebbe al mercato delle cripto?

Soros dice che le criptovalute sono usate solo dai criminali. Shiller, Buffett, Stiglitz affermano che siano una bolla. Sì. Se effettivamente la storia dei Tether fosse vera non stiamo in una bolla. Ma alla fine della bolla.

Tra le centinaia di exchange cripto che esistono sembra che Bitstamp e Coinbase non accettino Tether (come pure Gemini e Bitflayer e Gdax). Che forse sono anche gli unici mercati regolamentati.

Il mercato delle cripto nelle ultime settimane, dunque, è stato aspramente criticato e regolamentato. Basti pensare alla chiusura da parte dei federali della ICO “AriseBank”.

Cosa accadrà?

Innanzitutto resterebbero la blockchain e il bitcoin. I bitcoin non possono essere attaccati direttamente. Si stima che neanche tutta l’energia elettrica degli Stati Uniti possa acquisire il 51% del mining. A questo punto non morirà. Quindi magari gli exchange potrebbero essere regolamentati o chiusi. Le ICO potrebbero essere rese illegali. E i soldi? I nostri soldi? Se sono in bitcoin in un wallet al sicuro non potrebbero essere toccati altrimenti credo bisognerebbe passare per il sistema tradizionale. Forse…

Perché penso a Xapo. A Londra solo due mesi fa incontrai uno degli investitori della società. Valeva circa 1 miliardo. Poi Visa ha reso inutilizzabile il loro servizio. Si trattava di una carta di debito con dietro bitcoin. Insomma tu cliente avevi questa carta. Avevi questi bitcoin e potevi spenderli e prelevarli ovunque. In tutto il mondo. Oggi quella carta non è più utilizzabile e Xapo sembra stia avendo anche problemi a mandare bitcoin e i soldi che c’erano all’interno dei wallet almeno leggendo i commenti su reddit.

Ma è tutto così grigio?

Ogni numero di magia è composto da tre parti o atti. La prima parte è chiamata “la promessa”. L’illusionista vi mostra qualcosa di ordinario: un mazzo di carte, un uccellino o un uomo. Vi mostra questo oggetto. Magari vi chiede di ispezionarlo, di controllare che sia davvero reale… Il secondo atto è chiamato “la svolta”. L’illusionista prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario. Ora voi state cercando il segreto… ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati. Ma ancora non applaudite. Perché far sparire qualcosa non è sufficiente; bisogna anche farla riapparire. Ecco perché ogni numero di magia ha un terzo atto, la parte più ardua, la parte che chiamiamo “il prestigio” (dal film The Prestige).

Se la storia di Tether fosse vera saremmo stati tutti spettatori di un numero di magia ma se questi dollari riapparissero allora probabilmente il Bitcoin arriverebbe alle stelle e a mio parere cambierebbe stato da asset puramente finanziario a riserva di valore. Volatile. Ma sempre una riserva. Un po’ come l’oro. Anzi, più comodo dell’oro.

Il ragazzo e la ragazza, vi starete chiedendo. Che fine hanno fatto? Beh. Si lamentano come al solito. Danno la colpa ognuno all’altro. Così come noi diamo la colpa al mercato e la daremo a Tether se dovesse scoppiare.

Sì. Perché, in realtà, vogliamo essere ingannati.

Twitter @simeoneantonio1