categoria: Distruzione creativa
Con il bitcoin si diventa ricchi?
“Il bitcoin è peggio della bolla dei tulipani”. Una sola frase del Ceo di JP Morgan, Jamie Dimon, e in pochi minuti il valore di un bitcoin – da quasi 5.000 dollari – cominciava a scendere per poi crollare dopo l’annuncio ufficiale da parte degli exchange cinesi di chiudere i battenti. Risultato: 2.980 dollari per bitcoin.
Sembrava una giornata qualunque di metà settembre, prima che telefonate e messaggi facessero boom. Tutti a chiedere un’opinione sul crollo, non solo media italiani, ma anche amici che, presi dal panico, non sapevano più cosa fare.
Bisognava osservare il grafico e riflettere bene, ma l’unica risposta certa era che sicuramente il bitcoin non sarebbe morto. Qualcuno di grosso stava comprando a rotta di collo, senza badare alla bassa liquidità del mercato. I trader seguivano e così, velocemente, il bitcoin già riguadagnava l’8%. Dopo qualche ora valeva circa 1000 dollari in più.
Sicuramente non è facile fare trading. Si stima che oltre il 95% dei trader sia in perdita, pur non riconoscendolo. È un compito certamente arduo. Una giornata come quella del 14 settembre 2017 resta impressa non solo nella serie storica ma anche nella mente dei trader e degli algotrader. Probabilmente un crollo del 20% e un recupero di oltre il 20% in poche ore – senza news rilevanti – non si era mai visto. Ma il mercato riflette la psicologia degli operatori, alternando fasi di esaltazione e fasi di depressione.
L’algotrading è diverso. È l’Intelligenza Artificiale che opera, priva di emozioni. Ma ha un limite: non può ancora costruirsi da sé. Ad ogni modo sia un algotrader che un trader normale il 14 settembre 2017 sul mercato bitcoin avrebbe perso, perché durante il crollo del prezzo – ed è successo anche in tanti altri rialzi importanti – i principali exchange bitcoin non erano funzionanti.
The Rock Trading era sotto attacco DDOS, chi aveva venduto praticamente non poteva più comprare.
Su Kraken, si poteva mettere un ordine di acquisto – anche con le Api – che poi tuttavia non veniva eseguito.
Bitfinex aveva problemi di accesso e non funzionavano gli stop loss.
Solo Bitstamp si salvava, pur non consentendo di andare a leva.
Quando il prezzo crolla, viene subito da pensare a manipolazioni di pochi grandi giocatori e degli exchange. Ma se fosse proprio così, perché alcuni sistemi sembrano riuscire a guadagnare nonostante tutto? Come fanno a prevedere le manipolazioni? L’Intelligenza Artificiale coadiuvata da strutture molto complesse riesce a “comprendere” la psicologia dei trader.
Probabilmente altre manipolazioni hanno lasciato delle tracce nella serie storica e l’AI con una lente di ingrandimento le ha studiate e memorizzate. Risultato. Le manipolazioni stesse sono diventate parte della psicologia del mercato.
Che cosa significa tutto ciò? Alcuni eventi sono imprevedibili, ma non per tutti. Sembra che Jp Morgan avesse operato attraverso l’ETN svedese sia prima del crollo che durante per poi ricomprare ingenti somme di bitcoin durante il rialzo.
Gli algos lo sapevano?
Certamente no. Ma non è detto che alcuni algoritmi non ci abbiano preso. Non è solo la legge dei grandi numeri quanto uno studio approfondito e meticoloso del mondo dei numeri e della fisica, perché le news arrivano sempre dopo.
Quello che è successo il 14 settembre 2017 ha segnato una linea di demarcazione tra i trader amatoriali e quelli professionisti. Non perché questi ultimi abbiano guadagnato ma perché hanno perso di meno.
Come abbiamo visto gli exchange possono essere bannati o controllati dai governi o dalle banche. Non sono assicurati e possono fallire. I clienti possono perdere tutto perché non hanno alcuna garanzia. Nessuna autorità assicura il loro funzionamento e potrebbero prendere una posizione opposta sul mercato senza subire alcuna azione legale.
Diventare ricchi con il bitcoin è possibile? No. Forse non più. Ma ci sono le ICO. Così dicono. Forse, però, sono delle vere bolle. Piccole magari. Ma si faranno sentire soprattutto sui piccoli investitori. E se lo dice anche Vitalik Buterin, il fondatore di Ethereum, diciamo che il fatto si può dire appurato… La maggior parte delle ICO, infatti, nascono grazie ad Ethereum.
Perché il bitcoin non dovrebbe arrivare a 100.000 dollari?
Ha tutte le carte in regola: è limitato come l’oro – anche più efficiente – e se ne parla di continuo. Diversi fondi speculativi stanno entrando nel mercato e probabilmente con un ETF regolamentato ne vedremo delle belle. L’offerta di moneta è fissa. Se la domanda aumenta il gioco è fatto.
Sì. Se ci fosse un exchange decentralizzato – in tanti ci stanno lavorando – potrebbe anche superare i 100.000 dollari.
Tuttavia, pensiamo alla Spagna del 1532. Aveva conquistato le terre appartenenti agli Inca, immagazzinando circa 45.000 tonnellate d’argento, trasformate in seguito in monete. Credeva di riuscire a sopraffare l’intero mondo occidentale, consumando queste risorse per conquistare altri paesi.
La Spagna estrasse così tanto argento da farne precipitare il valore e si ritrovò ancora più povera di prima: gli spagnoli, infatti, non avevano compreso che il valore di una moneta non è assoluto: il valore di una moneta corrisponde a ciò che qualcun altro è disposto ad offrire in cambio.
Sia chiaro, il bitcoin non è assolutamente fragile. Anzi, è praticamente antifragile. è lo strumento finanziario più apprezzato dai millennials. Ma l’ecosistema nel suo insieme – in questo caso gli exchange – riflette un importante debolezza degli esseri umani: l’avidità.
Ecco, gli exchange sono l’unica debolezza del bitcoin e della sua aspirazione. Con il rischio exchange ci saranno sempre più persone che si fideranno? E perché dovrebbero?
Code is Law. È ancora un’utopia, ma non lo sarà per sempre. Victor Hugo diceva che si può resistere a un’invasione da parte di un esercito, ma non ad un’idea il cui momento è giunto.
Ci siamo quasi.
Twitter @simeoneantonio1