Dazi di Trump, l’Ue e il digitale come arma di deterrenza

scritto da il 31 Marzo 2025

Post di Sara Armella, avvocato Armella & Associati, Presidente Commissione Dogane ICC Italia – 

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un’escalation nella guerra dei dazi avviata dagli Stati Uniti nei confronti dell’Unione europea. Gli Stati Uniti il 12 marzo scorso hanno introdotto dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio europei, con una significativa estensione delle misure già introdotte dalla prima amministrazione Trump nel 2018: è stato elevato dal 10 al 25% il dazio sull’alluminio e sono stati colpiti anche prodotti che si limitano a usare componenti in metalli, ampliando la misura ad ampi settori del comparto meccanico e dell’arredamento. E’ ora tecnicamente difficile addentrarsi nel nuovo perimetro dei dazi statunitensi: per esempio, se non si è in grado di documentare alla Dogana Usa il valore di una componente soggetta a dazi, l’intero prodotto è colpito con la tariffa del 25%.

La guerra dei dazi risente di profonde differenze politiche

In tutto questo l’Unione europea, in risposta alla nuova misura e all’annuncio dei temuti dazi reciproci annunciati da Trump a partire dal 2 aprile, ha manifestato una certa contraddittorietà. Se nell’immediatezza del 12 marzo la Commissione ha prontamente annunciato un pacchetto di contromisure da 26 miliardi di euro, in parte già previste a partire dal 1° aprile, rapidamente ha dovuto tornare sui suoi passi e rinviare la selezione dei prodotti interessati. Alla minaccia di tariffe sul bourbon, infatti, il presidente Trump ha risposto ventilando dazi del 200% sui vini europei, creando naturalmente un forte allarme per l’export dei vini e, in particolare, per Italia e Francia, i Paesi più esposti.

Negli ultimi giorni la Commissione europea ha dovuto aprire due fronti di trattative: da un lato, il Commissario europeo al Commercio Sefcovic ha incontrato a Washington i principali funzionari commerciali Usa, tentando un accordo che si è rivelato al momento impossibile; dall’altra, si sono aperti complessi negoziati con gli Stati membri, finalizzati alla ridefinizione del pacchetto dei prodotti Usa che saranno colpiti dai nostri dazi.

dazi

Alcune contromisure che l’Unione europea può adottare nei confronti delle nuove tariffe doganali di Trump si rivelano particolarmente deboli e inevitabilmente non sortiranno gli effetti attesi (Designed by Freepik)

La guerra dei dazi tra le due sponde dell’Atlantico risente certamente di queste profonde differenze politiche. Il presidente Trump sta adottando una serie di armi economiche, da ultimo nel settore delle auto, senza neppure l’approvazione del Congresso, utilizzando i poteri previsti dalla sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, che consente al presidente di imporre restrizioni alle importazioni che minacciano la sicurezza nazionale.

Unione europea, il grande problema: non sa fare sintesi

L’Unione europea e il sistema delle sue maggioranze evidenzia la difficoltà di fare sintesi tra i diversi interessi dei Paesi europei e dei settori economici rappresentati, che si traduce in azioni ondivaghe, annunci e passi indietro.

Ma quali sono le contromisure che l’Unione europea può adottare nei confronti delle tariffe di Trump? Alcune si rivelano particolarmente deboli e quindi purtroppo non sortiranno gli effetti attesi. Fortemente indebolito infatti è il WTO: istituito proprio per evitare questa escalation di guerre commerciali, si trova in una fase di stallo per il blocco del meccanismo di gestione delle controversie.

Se negoziare con Trump si sta rivelando molto difficile, anche rispondere con contromisure sul terreno dei dazi rischia di essere pericoloso, come la minaccia delle tariffe sui vini ha rivelato, questo perché negli scambi di beni, con un deficit commerciale di 157 miliardi di euro, in una corsa al rialzo abbiamo molto più da perdere degli Stati Uniti.

Dazi Usa, il deterrente da mettere sul tavolo delle trattative

C’è però un forte surplus commerciale degli Stati Uniti verso i Paesi europei negli scambi di servizi, pari a 109 miliardi di euro, che interessano particolarmente l’economia digitale. Il settore dei servizi Usa potrebbe essere oggetto di misure ad hoc, nell’ambito del meccanismo di anti-coercizione dell’Unione europea, una minaccia che potrebbe rappresentare un incentivo alla trattativa.

Lo strumento anti-coercizione, introdotto dall’Ue a fine 2023, è pensato proprio per creare una difesa contro uno Stato estero che intende condizionare pesantemente l’economia europea e prevede misure restrittive nei settori in cui gli Usa sono più vulnerabili, come i servizi e l’economia digitale.

Un deterrente da porre sul tavolo delle trattative, sperando di non doverlo utilizzare.