categoria: Vicolo corto
Terremoti e sicurezza edilizia: cosa può fare l’intelligenza artificiale


Post di Paolo Sattamino, General Manager, Technical, Harpaceas –
L’evento che ha colpito recentemente l’area dei Campi Flegrei ha riportato al centro del dibattito pubblico il tema della sicurezza sismica delle costruzioni e della gestione del rischio in una delle aree vulcaniche più complesse d’Europa. Il tema degli investimenti per mettere a norma gli edifici esistenti, sia in chiave antisismica sia per adeguarsi alla normativa europea case Green, è di sempre maggiore attualità.
Secondo i dati di una ricerca GS1 Italy e CRESME, il comparto delle costruzioni vale alla produzione 223 miliardi di euro (dato 2021) e ha sperimentato la crescita media della produttività più elevata sia prima che dopo la pandemia: +1,5% annuo nel periodo 2017-2019 e +9,2% nel 2022 contro, rispettivamente, il +0,4% e il +2,8% della media nazionale. Una peculiarità tutta italiana visto che, tra i quattro principali Paesi europei, solo in Italia le costruzioni hanno mostrato una crescita così significativa della produttività nel corso degli ultimi sei anni (+2,0% medio annuo in Italia, -0,8% in Germania, -4,5% in Spagna e -1,0% in Francia).
L’innovazione tecnologica al servizio della qualità delle costruzioni
Le verifiche di vulnerabilità, la progettazione di intervento di adeguamento o miglioramento, la valutazione dello stato di salute di una struttura e anche il progetto di una nuova opera sono tutte attività dove la digitalizzazione può offrire un contributo significativo al miglioramento della qualità del costruito.
Oggi sono disponibili tecnologie anche molto innovative che coprono ogni fase del processo edilizio, dalla progettazione alla manutenzione. Tra gli strumenti più innovativi troviamo i sistemi di rilievo avanzati, come i droni equipaggiati con sensori LiDAR e le stazioni totali robotizzate che permettono di acquisire dati estremamente precisi su terreni ed edifici esistenti.

Cittadini del quartiere napoletano di Bagnoli, rione che rientra nella zona dei Campi Flegrei, manifestano a qualche centinaio di metri dalla sede di Città della scienza. ANSA / Ciro Fusco
Per le indagini geognostiche, l’uso di georadar e tomografie elettriche consente di analizzare la composizione del sottosuolo e prevenire rischi strutturali. Altri strumenti molto efficaci, più afferenti all’ambito del BIM (Building Information Modeling), consentono di creare un gemello digitale dell’edificio che può essere integrato con informazioni su materiali, impianti e prestazioni energetiche, migliorando la progettazione e riducendo errori in cantiere.
Vi sono poi piattaforme dedicate al monitoraggio strutturale che si stanno affermando nel nostro settore e possono giocare un ruolo fondamentale: sensori IoT e tecnologie basate su intelligenza artificiale permettono di monitorare in tempo reale lo stato di salute degli edifici rilevando cedimenti, vibrazioni anomale o degrado dei materiali e segnalando pericolose derive nel comportamento di una struttura.
Una gestione più efficiente e sostenibile del patrimonio
L’integrazione di queste tecnologie non solo aumenta la precisione nella costruzione, ma contribuisce a una gestione più efficiente e sostenibile del patrimonio edilizio, riducendo i costi di manutenzione e migliorando la sicurezza degli edifici nel tempo.
Va ricordato che l’area dei Campi Flegrei ha registrato una serie di eventi sismici significativi: il 13 marzo, alle 01:25, si è verificato un terremoto di magnitudo 4.4 con epicentro vicino a Pozzuoli e Bagnoli, a una profondità di circa 2,5 km. Questo evento è stato seguito da uno sciame sismico di 44 scosse con magnitudo superiore a 0, di cui nove tra 1.0 e 1.7.
Il 15 marzo, un’altra scossa di magnitudo 3.9 ha interessato la stessa area, con epicentro vicino alla Solfatara di Pozzuoli e a una profondità di 3 km. Le scosse hanno causato danni a edifici e infrastrutture, portando alla chiusura di strade e all’evacuazione delle case risultate inagibili.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) continua a monitorare attentamente la situazione sottolineando che, sebbene siano possibili nuove scosse anche di maggiore intensità, al momento non ci sono segnali di una risalita del magma che indicherebbe un’eruzione imminente.
I Campi Flegrei e l’attività bradisismica
Nell’area dei Campi Flegrei il bradisismo è un fenomeno caratterizzato da lenti movimenti verticali del suolo, tipicamente legati all’attività vulcanica. Questo fenomeno si manifesta attraverso fasi di sollevamento e abbassamento del terreno, spesso accompagnate da attività sismica.

Un uomo mostra i danni provocati nella sua casa di Bagnoli dall’ultima forte scossa avvenuta nella notte di giovedì, 14 marzo 2025. ANSA / Ciro Fusco
L’attuale crisi bradisismica, iniziata nel 2005, ha prodotto un sollevamento massimo di circa 140 cm nell’area centrale della caldera, misurato a circa 500 metri a sud del Rione Terra di Pozzuoli. Questo sollevamento è stato accompagnato da un aumento della sismicità, con eventi di magnitudo significativa registrati negli ultimi anni, tra cui il terremoto di magnitudo 4.4 del 13 marzo 2025.
L’attività bradisismica e gli eventi sismici nell’area dei Campi Flegrei sono strettamente correlati, con il sollevamento del suolo che spesso precede o accompagna periodi di maggiore sismicità.
Un piano nazionale per rendere sistematiche le valutazioni di vulnerabilità
Purtroppo, la qualità delle costruzioni in Italia non sempre rispecchia la vulnerabilità del territorio perché gran parte del patrimonio edilizio risale a prima che le normative antisismiche fossero introdotte o aggiornate, con edifici spesso privi di adeguati rinforzi strutturali.
Le Norme Tecniche per le Costruzioni (2018) dedicano una sezione specifica alla verifica e al miglioramento sismico delle strutture esistenti, riconoscendo che intervenire su edifici già costruiti è molto più complesso rispetto alla progettazione di nuove opere.
Oltre al miglioramento delle strutture esistenti, è cruciale la pianificazione urbanistica basata su criteri geologici e sismici. Limitare nuove costruzioni in aree ad alto rischio e favorire la delocalizzazione di insediamenti particolarmente vulnerabili potrebbe ridurre in modo significativo l’esposizione al rischio.
Come emerge sempre in questi casi, servirebbe un piano nazionale più incisivo per rendere obbligatorie e sistematiche le valutazioni di vulnerabilità e garantire fondi adeguati per gli interventi necessari.