Dazi di Trump, minaccia o opportunità per l’Unione europea?

scritto da il 28 Marzo 2025

Post di Matteo Mariotti, Dottorando in Economia alla Universidad Complutense de Madrid –

A partire dal 3 aprile 2025, gli Stati Uniti introdurranno dazi del 25% sulle auto e dal 3 maggio i componenti automobilistici importati, una mossa annunciata dal presidente Donald Trump che segna un’escalation della sua politica commerciale protezionistica. Questa decisione, che colpisce in particolare l’Unione Europea, sta già generando reazioni a catena nei mercati globali e alimentando speculazioni su un possibile “Mar-a-Lago Accord”, un accordo economico che potrebbe ridefinire le regole del commercio internazionale.

Gli Effetti dei Dazi: un Colpo all’Industria Automobilistica Europea

I dazi, che entreranno in vigore tra pochi giorni, mirano a incentivare la produzione interna negli Stati Uniti, ma il loro impatto si preannuncia significativo per l’industria automobilistica europea. La Germania, leader nell’export di veicoli verso gli USA con marchi come Volkswagen, BMW e Mercedes-Benz, potrebbe vedere una riduzione delle esportazioni stimata tra il 7% e il 10%, secondo analisi preliminari di Oxford Economics. L’Italia, con il gruppo Stellantis, non è da meno: circa il 30% delle sue esportazioni extra-UE di auto è diretto al mercato statunitense, e i nuovi costi potrebbero erodere i margini di profitto o spingere i prezzi al rialzo per i consumatori americani.

Questo potrebbe ridurre la competitività delle case automobilistiche europee rispetto ai produttori americani o asiatici con stabilimenti già presenti negli Stati Uniti, come Toyota e Honda. L’Unione Europea non è rimasta a guardare. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha definito la mossa “dannosa per le imprese e i consumatori” e ha promesso una risposta “ferma e immediata” con contromisure proporzionate. Tra le opzioni sul tavolo ci sono dazi di ritorsione su beni americani come prodotti agricoli e manifatturieri, una strategia che potrebbe intensificare la guerra commerciale transatlantica.

Il “Mar-a-Lago Accord”: Speculazione o Realtà?

Parallelamente ai dazi, cresce l’interesse per il cosiddetto “Mar-a-Lago Accord”, un’ipotesi avanzata da economisti e analisti sulla base di un paper scritto da Stephen Miran, consigliere economico di Trump, nel novembre 2024. Questo presunto accordo, che prenderebbe il nome dalla residenza di Trump in Florida, sarebbe un tentativo di replicare il Plaza Accord del 1985, ma con un approccio più coercitivo.

L’obiettivo? Indebolire il dollaro per favorire le esportazioni americane e ridurre il deficit commerciale, utilizzando i dazi come leva per costringere i partner internazionali a negoziare. Secondo le speculazioni, il piano potrebbe includere interventi coordinati sui tassi di cambio con paesi del G7 e la Cina, oltre a una ristrutturazione del debito estero statunitense, con creditori come Giappone e Cina spinti ad accettare obbligazioni a lunghissimo termine.

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La bandiera americana sventola in una concessionaria Ford a Irvine, California. REUTERS/Mike Blake

Tuttavia, Miran stesso ha recentemente dichiarato che le sue idee non riflettono necessariamente la strategia attuale di Trump, definendo le interpretazioni come un tentativo di “razionalizzare una politica caotica”. Finora, non ci sono prove concrete di negoziati in corso a Mar-a-Lago. Tuttavia, le tariffe al via in aprile sono viste da alcuni come un primo passo per testare la reazione dei partner commerciali e aprire la strada a trattative più ampie.

Trump ha definito questa data “Liberation Day” per l’economia americana, promettendo di ridurre il deficit commerciale globale di 1,2 trilioni di dollari. Ma i critici avvertono che un dollaro più debole potrebbe alimentare l’inflazione negli USA, aumentando i costi delle importazioni e colpendo il potere d’acquisto delle famiglie.

Dazi: Minaccia o Opportunità?

I dazi rappresentano una sfida significativa per l’Unione Europea, ma potrebbero anche rivelarsi un’opportunità. Essi infatti offrono all’UE un’occasione unica per affrontare un problema interno che da troppo tempo frena il suo potenziale economico: le persistenti barriere al commercio all’interno del Mercato Unico. Se sfruttata con decisione, questa pressione esterna potrebbe trasformarsi in un motore di crescita interna, riducendo la dipendenza dai mercati globali e rafforzando l’autonomia economica del blocco.

Con il commercio che genera circa il 50% del PIL dell’UE, la vulnerabilità alle tariffe americane è innegabile. Ma questo shock potrebbe essere il campanello d’allarme che l’UE attendeva per guardare dentro i propri confini. Un recente studio del “The Conference Board” evidenzia che le barriere interne al commercio manifatturiero equivalgono a un dazio del 45% mentre nei servizi, dove il Mercato Unico è ancora un sogno incompiuto, i costi sono paragonabili a una tariffa del 110%.

Ridurre queste frizioni non solo mitigherebbe l’impatto dei dazi USA, ma sbloccherebbe un potenziale economico enorme. Immaginiamo uno scenario in cui l’UE riuscisse ad abbattere queste barriere al livello statunitense: secondo il Fondo Monetario Internazionale, la produttività del lavoro potrebbe crescere del 7% in sette anni, un balzo che compenserebbe parte delle perdite subite oltreoceano. Per le imprese europee, ciò significherebbe costi operativi più bassi, accesso facilitato ai mercati dei 27 Stati membri e una domanda interna più robusta.

Siamo a un Punto di Svolta: le Risposte nei Prossimi Mesi

Questo rilancio interno potrebbe anche generare entrate aggiuntive per l’UE, grazie a un commercio intra-europeo più fluido e dinamico. Con il mercato americano meno accessibile, l’UE potrebbe investire di più nella produzione e nel consumo interni, sfruttando il Mercato Unico per creare economie di scala che finora sono rimaste fuori portata. Naturalmente, trasformare questa minaccia in opportunità non sarà semplice.

La rimozione delle barriere interne richiede un coordinamento politico tra i 27 Stati membri, spesso divisi. I dazi di Trump, pur concepiti per indebolire i concorrenti stranieri, potrebbero innescare un “effetto boomerang” a favore dell’UE. Completare il Mercato Unico non solo attenuerebbe l’impatto immediato delle tariffe, ma porrebbe le basi per un’Europa più resiliente e competitiva a lungo termine.

Quel che è certo è che il 3 aprile 2025 segnerà un punto di svolta. Riuscirà Trump a rilanciare la manifattura americana senza scatenare una guerra commerciale globale? O i dazi saranno solo l’inizio di un domino economico dalle conseguenze imprevedibili? Come ne uscirà l’Unione Europea? Le risposte arriveranno nei prossimi mesi, ma il conto alla rovescia è già iniziato.