Il paradosso sovranista: Ventotene, la lezione ignorata

scritto da il 26 Marzo 2025

Post di Carlo Giannone, laureando al Master in Public Policy all’Harvard Kennedy School, ex-consulente BCG e fondatore del podcast “Finanza, Pizza e Mandolino” –

Quando nel 1941, dal confino fascista, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero il Manifesto di Ventotene, avevano compreso una verità storica profonda: i nazionalismi generano disuguaglianze, conflitti e miseria. La loro risposta era semplice quanto rivoluzionaria: superare la logica delle economie nazionali, per costruire un’Europa federale, cooperativa e solidale. Un’intuizione che Alcide De Gasperi seppe tradurre rapidamente in realtà politica concreta, gettando le basi di quella che sarebbe diventata l’Unione Europea.

Ottant’anni dopo, le nuove destre europee, da Giorgia Meloni a Marine Le Pen e Viktor Orbán,  promettono esattamente l’opposto: difendere gli interessi nazionali riscoprendo la centralità degli Stati e la sovranità economica. Tuttavia, dietro questa retorica sovranista non emerge alcuna teoria economica solida. Piuttosto, si cela un gigantesco equivoco: quello di scambiare l’economia per una questione culturale, identitaria e retorica, ignorando la realtà concreta dei mercati globali e delle interdipendenze economiche.

Il cosiddetto sovranismo economico non risponde infatti né al paradigma liberista, dato che rifiuta la globalizzazione, né al modello keynesiano, poiché ignora sistematicamente ogni prospettiva di redistribuzione sociale o investimenti strutturali. Non esiste una dottrina economica rigorosa o un progetto strategico coerente, ma soltanto slogan generici: protezionismo selettivo, flat tax, sostegni riservati alle cosiddette “famiglie tradizionali”. Una politica fragile, sorretta unicamente da narrazioni culturali e simboliche.

Questa debolezza teorica ha conseguenze immediate. Quando ogni Paese europeo tenta di perseguire autonomamente i propri presunti interessi nazionali, ciò che si ottiene non è maggiore sovranità, bensì più vulnerabilità. Un esempio eloquente è quello dei minerali critici, il cui approvvigionamento rimane nevralgico per la leadership nel comparto semiconduttori, automotive, energie rinnovabili, etc. Mentre Stati Uniti e Cina stanno intervenendo rapidamente con ordini esecutivi e restrizioni sull’export, l’Europa rischia di rimanere drammaticamente indietro, vittima della sua frammentazione politica e della mancanza di una visione comune.

Sovranista

L’Europa di Spinelli e De Gasperi, concreta e solidale, non era soltanto un ideale, ma una precisa strategia economica e politica per proteggere gli Stati membri dalle crisi internazionali. (Foto: Antoine Schibler – Unsplash)

Il protezionismo proclamato dalle destre si trasforma in uno sterile gioco a somma zero, dove gli Stati si ostacolano a vicenda invece di cooperare. In assenza di un’agenda comune, l’Europa diventa preda di divisioni sempre più profonde, alimentando squilibri tra nord e sud, tra est e ovest. Così facendo, il dibattito politico europeo perde la sua profondità e si riduce a una competizione miope per risorse scarse e consensi immediati.

Spinelli lo aveva intuito chiaramente: l’unica vera possibilità per salvare l’Europa – e dunque i suoi Stati membri – è costruire non solo un mercato comune, ma una vera unità economica solidale. Le destre europee oggi fanno l’esatto contrario. Approfittano del mercato integrato, ma allo stesso tempo svuotano dall’interno ogni reale senso di solidarietà europea.

Eppure, proprio qui emerge il grande paradosso: la miglior strategia per tutelare realmente gli interessi nazionali, che le destre dichiarano di voler difendere a tutti i costi, sarebbe abbracciare con decisione proprio quei valori federalisti che esse invece combattono. L’Europa di Spinelli e De Gasperi, concreta e solidale, non era soltanto un ideale, ma una precisa strategia economica e politica per proteggere gli Stati membri dalle crisi internazionali e garantire benessere ai cittadini.

In questo tempo segnato da una logica di “tutti contro tutti”, la lezione di Ventotene non è mai stata così attuale. Difendere davvero gli interessi nazionali significa oggi riscoprire l’intuizione pragmatica e lungimirante di Spinelli e De Gasperi: rafforzare una cooperazione europea sincera e solidale, unica strada per garantire prosperità e sovranità in un mondo sempre più complesso e interdipendente.