Innovare senza Silicon Valley: le lezioni di Salvatore Sanfilippo

scritto da il 17 Marzo 2025

Salvatore Sanfilippo è un pioniere dell’informatica che, dalla Sicilia, ha cambiato il panorama digitale, nel mondo, per come lo conosciamo oggi. Ho scelto di intervistarlo perché la sua storia è di ispirazione per molti: per chi, come lui, ha un’idea chiara in testa e la determinazione per realizzarla; per le aziende, che attraverso la sua esperienza possono capire cosa fa funzionare un’organizzazione o cosa la porta al fallimento; e per le istituzioni, che potrebbero fare molto per il Paese valorizzando e ingaggiando le nostre migliori menti.

Perché, diciamocelo chiaramente: in Italia, i garage restano spesso ripostigli polverosi e ammuffiti, non si trasformano magicamente in startup. Mancano gli investimenti, le connessioni sistemiche e una cultura che premi il rischio. Eppure, Sanfilippo ce l’ha fatta: dalla sua Sicilia, in un contesto apparentemente lontano dai centri tecnologici globali, ha creato Redis, un software oggi utilizzato da giganti come Amazon, Facebook, Instagram e molte altre aziende hi-tech.

«L’informatica, per me, è sempre stata un’esperienza solitaria», dice Sanfilippo, non nascondendo un certo orgoglio.

E infine, come vedremo, Sanfilippo non è solo un “Software Engineer”, come si definisce con modestia su LinkedIn. Nel 2022 pubblica la sua prima opera letteraria, un romanzo sci-fi intitolato Wohpe, ambientato in un futuro non troppo lontano, in cui l’intelligenza artificiale domina la scena. Ho letto questo libro in due giorni per il suo stile narrativo veloce e fresco che ti tiene incollato alle pagine; oltre a essere un thriller coinvolgente, il romanzo affronta temi legati all’AI e alle sue implicazioni politiche ed etiche, delineando con sorprendente lucidità uno scenario che solo oggi possiamo realmente comprendere, dopo aver conosciuto ChatGPT e altre tecnologie simili, ma che Sanfilippo aveva già messo nero su bianco prima che tutto questo diventasse realtà.

WOHPE, Laurana Editore (15 luglio 2022, 258 pagg)

La domanda sorge spontanea: come può un eccellente software engineer essere anche un romanziere di talento? Nell’eterno dibattito “nature vs nurture”, o, se preferite, tra talento e impegno, la risposta diventa chiara leggendo attentamente le sue parole. Le riporto integralmente nella lunga intervista che gli ho fatto (trovate il link in fondo a quest’articolo). Qui invece, mi sono limitato a estrapolare sette messaggi chiave, dei veri e propri takeaway da portarci a casa. Prima di procedere, però, vorrei fare un passo indietro e spiegare, anche a chi non è del settore, cos’è Redis: il software creato da Salvatore Sanfilippo che lo ha reso così celebre. E per farlo, partirò da una domanda un po’ impertinente. 

Cosa avete mangiato ieri a pranzo?

Per capire la portata rivoluzionaria del software ideato e sviluppato da Salvatore Sanfilippo, adottato oggi in tutto il mondo, vi propongo una semplice analogia, per non entrare troppo nei tecnicismi. Immaginate che vi chieda cosa avete mangiato oggi a pranzo e ieri a cena. Probabilmente rispondereste con due velocità diverse: in modo immediato per il pranzo di oggi, mentre per la cena di ieri vi servirebbe qualche secondo in più. Questo perché il nostro cervello archivia i ricordi recenti in una memoria a breve termine, rapida e accessibile, mentre quelli meno recenti finiscono in una memoria a lungo termine, più grande ma meno immediata (il sonno, tra l’altro, aiuta proprio in questo processo di trasferimento).

I computer funzionano in modo simile: dispongono di una memoria veloce ma limitata, e di una memoria più capiente che però è molto più lenta. L’intuizione di Sanfilippo è stata quella di creare un software capace di sfruttare al massimo la memoria veloce per archiviare, però, grandi quantità di dati, utilizzando algoritmi avanzati per ottimizzarne la gestione. Il risultato? Computer e sistemi in grado di rispondere in modo fulmineo anche a richieste complesse.

Per fare un esempio concreto, se i social network come Facebook o Instagram riescono a mostrarti in pochi istanti, con una foto, cosa hai mangiato tre anni fa, è molto probabile che stiano usando il software creato da Salvatore Sanfilippo.

I 7 messaggi “takeaway” di Antirez

Di seguito troverete i messaggi più significativi emersi dalla nostra chiacchierata, ma vi consiglio caldamente di leggere l’intervista completa: ne vale davvero la pena. È vero, è piuttosto lunga, ma la ‘colpa’ è tutta di Sanfilippo. Nonostante sia ormai una figura di riferimento internazionale almeno per chi – come me – opera nel mondo dell’Information Technology, Sanfilippo riesce ad essere affabile, simpatico e alla mano. Qualità che, del resto, caratterizzano solo le persone davvero centrate, risolte e profondamente competenti. Avrei voluto continuare a chiacchierare con lui per un’intera giornata, ma dopo tre ore ho dovuto, mio malgrado, spegnere il microfono.

sanfilippo

Salvatore Sanfilippo (Foto di Simone Trovato Monastra)

Primo messaggio: se volete innovare, isolatevi

Per Salvatore Sanfilippo, lavorare da soli è sempre stato il modo più naturale e produttivo di creare. Fin da ragazzo, nella tranquillità del suo paese natale, ha iniziato a sperimentare e produrre da solo, scoprendo il potere dell’isolamento creativo. “Quando sei da solo, hai il controllo totale su ciò che fai. Non devi convincere nessuno, non devi scendere a compromessi: puoi seguire la tua visione.” È proprio questa libertà che gli ha permesso di innovare e trovare soluzioni originali. Non conosceva nemmeno l’esistenza di software simili (come Memcached), quando iniziò a lavorare su Redis.

“Se l’avessi studiato prima, probabilmente mi sarei scoraggiato. Non sapere cosa ci fosse là fuori mi ha permesso di affrontare il problema con una prospettiva nuova, senza preconcetti.”

Sanfilippo paragona il suo lavoro alla scrittura di un libro o all’artigianato: “Un progetto ben fatto è come un libro scritto da una sola persona: ha uno stile coerente, un tono unico. Se lo scrivessero dieci persone, sarebbe un disastro”. Lavorare in isolamento, per lui, protegge la creatività, soprattutto nelle sue fasi iniziali, quando è più fragile: “prima costruisci qualcosa che rispecchi il tuo pensiero, poi puoi confrontarti con gli altri per migliorarlo.”

Secondo messaggio: se vuoi avere successo nel business, segui i tuoi bisogni, non quelli del mercato

Redis è nato perché Sanfilippo aveva un problema concreto da risolvere e nessuna voglia di adattarsi a ciò che già esisteva. Non ha inseguito le mode, non ha pensato a quello che il mercato poteva chiedere, ma ha creato qualcosa che lo interessava e lo appassionava davvero. Sostiene Sanfilippo:

“Non ho mai progettato Redis pensando direttamente al mercato. Il mio obiettivo era risolvere un problema che avevo io stesso, sapendo che molti altri avrebbero avuto lo stesso bisogno”.

Questo messaggio è una lezione preziosa sia per le aziende che per i freelance: le idee migliori non nascono dall’inseguire il mercato, ma dall’ascoltare i bisogni reali e autentici. Inoltre, quando investi in qualcosa che ti entusiasma davvero, il risultato non sarà solo utile, ma avrà anche una marcia in più, che i clienti subito riconoscono.

Terzo messaggio: trova il tuo flusso e proteggilo

Avete presente il film d’animazione “Soul” della Pixar? Il protagonista, Joe, nutre una passione totalizzante per la musica. Nel film, il flusso viene rappresentato come uno stato di immersione totale e connessione profonda, in cui il tempo sembra fermarsi e l’individuo si perde completamente nell’attività che lo appassiona. Questa condizione è visivamente rappresentata come un’entità ultraterrena, dove le anime sono libere e interamente assorbite dalla loro passione, collegando il flusso alla gioia di vivere e al significato più autentico delle proprie azioni. Questo concetto di “esperienza ottimale” viene descritto magistralmente nel libro Flow dello psicologo ungherese Mihály Csíkszentmihályi, che vi consiglio vivamente di leggere.

FLOW, ROI Edizioni (31 marzo 2021, 448 pagg)

Parlando del libro con Sanfilippo, ho avuto la conferma della grande intuizione di Csíkszentmihályi:

“Il flusso è quel momento in cui tutto sembra avere senso, in cui sei completamente immerso in ciò che stai facendo, senza distrazioni e con una concentrazione totale”, spiega Sanfilippo.

Secondo lui, questo stato si raggiunge più facilmente lavorando in solitudine, in un ambiente che favorisca la continuità e l’intensità del pensiero. Per Sanfilippo, il flusso non è solo sinonimo di produttività, ma anche di piacere: “Quando ci sei dentro, non vuoi fermarti, perché senti di stare creando qualcosa di veramente tuo.”

Quarto messaggio: prodotti semplici sviluppati da piccoli team

Per Sanfilippo, grandi team equivalgono a grandi problemi. Piccoli team affiatati garantiscono non solo maggiore efficienza, ma anche motivazione personale, perché ognuno si sente parte integrante del progetto. “Se un’azienda vuole crescere”, spiega Sanfilippo, “deve creare nuovi gruppi indipendenti, ognuno con il proprio focus, piuttosto che espandere a dismisura un singolo team. Quando un progetto diventa “la tua creatura”, sei più motivato a farlo bene.”

Un altro punto chiave è la semplicità, aggiunge Antirez:

“Troppo spesso i progetti diventano inutilmente complessi perché non si ha il coraggio di dire di no a richieste marginali. A furia di aggiungere funzionalità inutili ben presto ti ritrovi con un software fragile, difficile da mantenere e bisognoso di un enorme team per sopravvivere. Invece, con una progettazione snella e decisioni mirate, puoi creare qualcosa di più stabile e gestibile.”

Quinto messaggio: reinventate la ruota, lasciate perdere le best practice

Ogni software engineer che si rispetti vi dirà la frase: “Non si reinventa la ruota: se fanno al caso nostro, è giusto e necessario riutilizzare prodotti, framework, librerie, che sono liberamente accessibili (perché open source), piuttosto che svilupparli da soli di nuovo”. Sanfilippo ha invece la visione opposta:

«Una soluzione fatta su misura è sempre più efficiente, perché risponde esattamente al problema che vuoi risolvere».

Ed aggiunge: “Scrivete un piccolo interprete, un compilatore, una rete neurale da zero. Non usate librerie preconfezionate, ma costruite tutto voi stessi. È così che si capisce davvero come funzionano le cose. Ad esempio, create una rete neurale che riconosca i caratteri scritti a mano; vi aiuterà a comprendere i meccanismi alla base dell’intelligenza artificiale”.

Sesto messaggio: l’open source come modello economico (e politico)

Redis è open source, e questa libertà ha permesso a una comunità globale di contribuire al suo successo. «L’open source non è solo un modello tecnico, ma una filosofia che sfida il capitalismo tradizionale», spiega Sanfilippo:

“questo modello ha dimostrato che collaborare non significa rinunciare al profitto, ma creare nuove opportunità”.

“Quando ero più giovane”, mi confessa Sanfilippo, “mi definivo comunista. A 16 anni ero iscritto a Rifondazione Comunista e credevo nel socialismo economico. Oggi, non mi definisco più comunista, ma rimango una persona progressista di sinistra. Non penso più al socialismo come soluzione, ma desidero superare il capitalismo dall’interno, accelerandone l’evoluzione attraverso la tecnologia”.

Settimo messaggio: valorizziamo il talento italiano

«Se vogliamo innovare davvero, non possiamo dare i soldi ai soliti big player che spesso sono più propaggini politiche che vere realtà innovative», afferma Sanfilippo. Per lui, la chiave è un’altra: «Fare cherry picking a livello internazionale: prendere le migliori menti italiane, ma anche eccellenze tedesche o francesi, e portarle qui. Creare team basati sulle competenze, senza appoggiarsi alle solite dinamiche clientelari».

E di belle menti, in Italia, ne abbiamo molte: Luca Antiga, mi segnala Sanfilippo, è un pioniere dell’intelligenza artificiale. Contributor di PyTorch, una delle librerie più usate al mondo per l’AI, ha applicato la sua competenza a progetti medici di altissimo livello e ha dimostrato come il talento italiano possa eccellere anche in un panorama globale estremamente competitivo.

Permettetemi di ricordare che lo stesso Diego Piacentini, ex vicepresidente di Amazon, ha dimostrato cosa si può ottenere assumendo direttamente i migliori talenti italiani.

Diego Piacentini

Durante la sua esperienza come Commissario Straordinario per il Digitale, ha scelto alcune delle migliori menti del nostro Paese per farle lavorare su progetti innovativi come PagoPA e l’app IO, il primo IT wallet italiano che consente di gestire documenti personali e servizi pubblici in modo semplice e digitale. Questa squadra selezionata, lontana dai grandi nomi, ha dato vita a un progetto che oggi sta trasformando il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione.

Il messaggio è chiaro: l’Italia ha il talento per competere su scala globale, ma dobbiamo smettere di affidare il futuro ai soliti noti e iniziare a puntare su chi ha davvero le competenze per innovare.

Conclusioni: dopo le sette lezioni c’è una lezione più grande

Cosa ci insegnano queste sette lezioni? Che non serve essere a San Francisco o avere un team di cento persone per fare la differenza. Salvatore ce l’ha fatta da Campobello di Licata, dimostrando che con passione, semplicità e determinazione puoi costruire qualcosa di straordinario. Redis oggi è ovunque, e non è nato grazie a budget milionari o a un ecosistema perfetto, ma dalla mente di un programmatore che ha deciso di reinventare la ruota, quando serviva.

Ci ha ricordato che trovare il proprio “flow” è essenziale, che il successo arriva quando hai il coraggio di dire “no” alla complessità inutile e “sì” alle cose che contano davvero. Non serve inseguire ogni moda: la sostanza è ciò che resta.

E c’è una lezione più grande, che riguarda tutti noi: l’Italia ha un talento straordinario, fatto di persone come Luca Antiga e tanti altri, che possono riportare il nostro paese al centro dell’innovazione.

Luca Antiga

Dobbiamo smetterla di dare soldi ai soliti big player e cominciare, piuttosto, a valorizzare le persone, facendo cherry picking tra i tanti talenti sparsi nel nostro territorio. Con questo approccio, possiamo tornare a essere competitivi e reinventare l’Italia come luogo di grandi idee e progetti visionari.

Quindi, che tu sia un’azienda, un freelance o semplicemente qualcuno con un sogno in tasca, prendi queste lezioni e fanne buon uso. Forse non sarà facile, ma come ci ha insegnato Antirez, a volte basta una stanza tranquilla, una buona idea e un po’ di coraggio per cambiare tutto.

— Emiliano Pecis su Linkedin

(*) Qui l’intervista integrale a Salvatore Sanfilippo.