Le Pmi alla prova della Twin Transition: driver, ostacoli e casi d’uso

scritto da il 12 Marzo 2025

Post di Francesca Parisi, ricercatrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI e dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale –

Mentre le tecnologie digitali continuano a dare prova del loro potere trasformativo sugli attuali modelli produttivi e di consumo, offrendo innumerevoli opportunità e proponendo importanti sfide e interrogativi, le politiche nazionali ed europee continuano a guidare il percorso di transizione verso un’economia e una società sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale, con l’obiettivo di contrastare il cambiamento climatico e limitare il degrado ambientale.

Tra le più recenti iniziative destinate a condurre le PMI verso la transizione digitale ed ecologica si cita, a titolo esemplificativo e poiché inerente al tema della formazione – di primaria importanza secondo una ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano – il Fondo Nuove Competenze 3, finalizzato a coprire il costo delle ore di lavoro dedicate a percorsi formativi per l’acquisizione di nuove competenze, da parte delle imprese che necessitano di adeguarsi a nuovi modelli organizzativi e produttivi in risposta alle transizioni ecologiche e digitali.

Transizione verde e digitale: un approccio integrato

La transizione verde risulta, quindi, sempre più strettamente legata alla transizione digitale, suggerendo che le due trasformazioni debbano essere affrontate con un approccio integrato, per trarre beneficio dalle sinergie tra i due processi. Il termine Twin Transition si riferisce infatti alla simultanea ricerca di queste trasformazioni e ne riconosce la duplice relazione: le tecnologie digitali costituiscono un fattore abilitante per la transizione verde e possono renderla una concreta opportunità per le imprese, ad esempio attraverso strumenti di monitoraggio e ottimizzazione delle risorse impiegate nei processi produttivi. Viceversa, la transizione verde rappresenta un’occasione per ridurre l’impatto ambientale delle tecnologie digitali e, anche abbinata a queste ultime, per innovare i modelli di business delle imprese.

Entrambi i temi hanno una valenza culturale ed è auspicabile che la digitalizzazione delle PMI, che ha già compiuto progressi significativi negli ultimi anni, possa fungere da catalizzatore per la transizione ecologica. Sono tematiche delicate per le piccole e medie imprese, colonna portante dell’economia nazionale che, per mantenere la propria posizione strategica e competitività, sono chiamate ad affrontare la twin transition cogliendone implicazioni, rischi e opportunità, anche grazie al supporto dei soggetti con cui collaborano.

I dati della Ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI offrono una panoramica sullo stato dell’arte di questa doppia trasformazione, in un comparto chiave per l’economia italiana.

Transizione green nelle PMI: consapevolezza in crescita, ma con poche figure dedicate

Oltre tre quarti delle PMI considera prioritario perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale, principalmente per motivazioni legate alla reputazione e all’immagine aziendale, all’efficienza operativa e alla conformità normativa. Nonostante l’importanza attribuita al tema, la quota di imprese con un responsabile aziendale per la transizione verde non supera il 16% (nella maggior parte dei casi, è la stessa figura che si occupa del digitale) e cresce al 27% se si considera anche il ricorso a presidi esterni (fornitori tecnologici e consulenti).

Come auspicabile, le PMI si dimostrano mediamente più pronte sul fronte della transizione digitale: sale a quasi 70% il numero di PMI con una figura a presidio dell’area IT/digitale, che nella metà dei casi riguarda una risorsa interna all’azienda e, nell’altra metà, un consulente o fornitore esterno. Il divario nel presidio delle due aree evidenzia un ritardo culturale e organizzativo nelle PMI, che rischia di rallentare l’integrazione tra digitale e green.

La centralità delle competenze e della formazione nell’affrontare la twin transition

La disponibilità di figure di presidio interne all’azienda si collega ad uno dei principali punti di convergenza nei dati della ricerca sulla transizione digitale e la transizione verde nelle PMI, ovvero che la mancata presenza di adeguate competenze in azienda rappresenta il principale ostacolo al processo di digitalizzazione (per oltre un terzo delle imprese rispondenti) ed è una delle principali motivazioni della scarsa attenzione nei confronti di obiettivi di sostenibilità ambientale.

Il successo delle iniziative di twin transition nelle PMI, infatti, richiede che una particolare attenzione venga riservata alle risorse umane. La formazione rappresenta una leva strategica per le imprese, poiché ne aumenta la competitività, equipaggiandole con strumenti utili a rispondere ai cambiamenti sul mercato e alle nuove tendenze sociali ed economiche. Allo stesso tempo, favorisce l’attrattività verso nuovi talenti, migliorando il posizionamento in un mercato del lavoro sempre più competitivo ed esigente.

Le difficoltà per le aziende più piccole

Proprio nelle PMI questo tema risulta tanto rilevante quanto delicato: le attività di formazione, upskilling e reskilling rappresentano la risposta più immediata per ottenere quelle competenze che non si riescono a reperire sul mercato. Tuttavia, più l’azienda è piccola, più risulta difficoltoso rinunciare alla presenza del personale durante le giornate lavorative per dedicare tempo alla formazione.

Attualmente il 70% delle PMI italiane svolge attività di formazione, formale o informale, sebbene ciò avvenga spesso in mancanza di una vera e propria pianificazione. Negli ultimi due anni, le attività formative delle imprese si sono concentrate in particolare, per più di una PMI su sette, su competenze hard e soft (utilizzo di software, normative, lavoro in gruppo, capacità relazionali). Oltre il 60% delle PMI ha formato il personale nell’ambito della digitalizzazione, tra cui le tecnologie abilitanti 4.0. La formazione sulla transizione green è stata, invece, meno diffusa negli ultimi due anni (39% delle PMI), ma la tendenza per il prossimo anno risulta positiva (iniziative previste dal 45% delle imprese), anche perché trainata dalle necessità di efficientamento energetico e dalle evoluzioni normative.

I driver e le barriere alla twin transition nelle PMI

Oltre al tema delle competenze, tra le principali barriere alla twin transition si sottolinea che, tra le PMI che non ritengono prioritario perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale, la prima motivazione riguarda la mancanza di informazioni su opportunità e benefici. Questo aspetto risulta rilevante anche per la transizione digitale: tra i principali ostacoli, superato lo scoglio delle competenze, le imprese segnalano la scarsa chiarezza nell’accesso ai programmi pubblici per la digitalizzazione (28%) e l’incertezza sulle implicazioni e responsabilità nell’adozione di nuove tecnologie (24%).

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A determinare le scelte di investimento delle PMI nella transizione digitale e green, sono principalmente le sollecitazioni dei clienti e gli obblighi normativi. Si tratta principalmente di fattori esogeni, collegati alla quotidianità del mercato, che lasciano in secondo piano elementi come lo scenario macroeconomico, percepito con maggiore distanza. Ciò denota che, come accade per le attività di formazione, essendo assorbite dalla sfidante gestione della quotidianità, le PMI faticano a programmare e pianificare con un ampio orizzonte temporale. Tra gli elementi che potrebbero supportarle nella transizione green, le imprese sono decise nell’indicare la disponibilità di finanziamenti e incentivi pubblici (oltre 60% delle imprese).

Cercando di riepilogare, si può affermare che le PMI necessitano di essere guidate, dall’ecosistema e dai soggetti che lo compongono (università, associazioni di categoria, hub di innovazione, professionisti, software house, istituti finanziari) nel colmare i propri gap culturali e affrontare la twin transition. Ciò può avvenire, oltre che con la leva normativa e le politiche di incentivo, attraverso attività formative e informative – che siano accessibili e compatibili con la tumultuosa gestione della quotidianità – fondamentali nel fare chiarezza sulle opportunità e le implicazioni della twin transition.

Il digitale per la transizione green delle PMI: azioni e casi d’uso

A questo scopo, risulta particolarmente efficace la diffusione di casi d’uso e best practice a cui le PMI possano attingere per cogliere esempi e applicazioni concrete nell’ambito della twin transition, generando fenomeni di emulazione.

Secondo i dati dell’Osservatorio, oltre una PMI su due impiega strumenti digitali e pratiche legate alla transizione verde. Tra questi strumenti, le più diffuse sono le soluzioni per la produzione di energia sostenibile, seguite da procedure e certificazioni per la gestione ambientale. Meno diffuse risultano invece le soluzioni per la tracciabilità delle materie prime, i sistemi di gestione dell’energia (EMS), le soluzioni IoT e le tecnologie per il monitoraggio delle emissioni.

Le evidenze qualitative raccolte dall’Osservatorio hanno individuato esempi virtuosi di imprese che, grazie all’impiego delle tecnologie digitali, anche di frontiera, hanno compiuto passi di successo verso la transizione verde. I benefici, presentati a titolo esemplificativo nella seguente figura, possono estendersi dai processi interni, all’innovazione di prodotti e servizi, fino alle relazioni di filiera.

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In conclusione, gli esempi testimoniano che l’innovazione digitale può costituire un volano per la transizione verde delle PMI e viceversa, e che la collaborazione con soggetti esterni risulta essenziale per la contaminazione a livello di conoscenze, competenze e capacità innovativa.