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Lavoro e intelligenza artificiale: da tramonto a rinascimento


Post di Daniele Viappiani, economista e venture capital investor presso GC1 Ventures –
L’Intelligenza Artificiale (IA) continua ad avanzare con un ritmo sfrenato e professionisti di ogni settore si chiedono se verranno sostituiti dalla tecnologia. Nessuno, dagli assistenti ai consulenti, ai “knowledge workers” si sente al sicuro. La paura che la tecnologia renda il lavoro umano obsoleto non è nuova. Più di due secoli fa, i lavoratori tessili dell’inizio del XIX secolo, i cosiddetti luddisti, protestarono contro i telai meccanizzati e le macchine da maglieria, temendo che queste “macchine infernali” avrebbero rubato loro il lavoro, rendendo impossibile la sussistenza.
In effetti, gli esseri umani non sono molto bravi a prevedere il futuro della tecnologia. Basti pensare al panico generato dal “Millennium Bug”, che, a scoccare della mezzanotte del 31 gennaio 1999, ha dato luogo a… proprio un bel niente. Tuttavia, la storia ha dimostrato ripetutamente che la tecnologia non rende le persone obsolete, ma sostituisce alcuni lavori e, in aggiunta, ne crea di nuovi, portando a crescita economica e aumento dell’occupazione.
Dal panico all’ottimismo
In questo clima dominante di panico di fronte a un IA sempre più capace e intelligente, molti economisti, me compreso, adottano tuttavia una prospettiva più ottimista, sostenendo che l’IA creerà nuove professioni, portando a un vero e proprio rinascimento nel mondo del lavoro.
Affrontiamo il pessimismo: in primis, questa visione nasce anche dal fatto che è più facile identificare i lavori che l’IA potrebbe sostituire piuttosto che prevedere quelli che creerà. Per esempio, chi avrebbe mai potuto immaginare il ruolo di social media manager, influencer o designer UX prima della rivoluzione digitale? Eppure, le nuove tecnologie hanno creato nuove abitudini e dunque nuove professioni che le alimentano e supportano.
Il lavoro non scompare, si trasforma
In secondo luogo, uno dei principi più importanti dell’economia è che non esiste un numero fisso di posti di lavoro. Questo concetto, noto come “lump of labour fallacy”, dimostra che il lavoro non scompare, ma si trasforma, in quanto nuovi problemi generano nuove opportunità occupazionali. Finché esisteranno problemi da risolvere, l’ingegno umano inventerà nuovi lavori che se ne occupino.
La mia esperienza nel settore dell’innovazione tecnologica mi porta a credere che vedremo un rinascimento nel mondo del lavoro con la creazione di nuove professioni in almeno cinque aree principali:
1. Professioni a maggiore valore aggiunto
L’efficienza generata dall’IA renderà alcuni servizi ripetitivi e monotoni, come la data entry, più economici. L’introduzione dell’IA non rende il personale umano superfluo, ma ne utilizza il potenziale in modo più efficiente, riservando il suo intervento per la risoluzione di problemi più complessi e la gestione di incongruenze o anomalie segnalate dall’IA.
Un esempio storico è quello delle banche: l’automazione degli sportelli ha permesso ai cassieri di concentrarsi su consulenze, risoluzione di problemi complessi e vendita di servizi finanziari che le macchine non potevano gestire.
2. Nuovo lavoro nato da nuovi comportamenti
L’evoluzione tecnologica trasforma i comportamenti sociali, creando opportunità di lavoro imprevedibili. L’IA potrebbe, ad esempio, portare a nuove forme di intrattenimento, comunicazione e consumo, creando lavori che oggi non possiamo ancora immaginare.
3. Professioni per la manutenzione e il funzionamento dell’IA stessa
L’IA non funziona da sola, o almeno non ancora. Ha bisogno dell’intervento umano per essere sviluppata, addestrata, ottimizzata e mantenuta.
Stanno già nascendo nuove figure professionali come specialisti in etica e sicurezza dell’IA, ingegneri dei prompt, esperti di integrazione dell’IA, programmatori e imprenditori nel settore tecnologico e mi aspetto di vedere un incremento esponenziale di professioni di questo tipo. Infatti, proprio come l’automobile ha creato lavoro per assemblatori, costruttori di strade, meccanici e benzinai, l’IA richiederà tecnici per la manutenzione e creerà occupazione anche in settori correlati come la gestione e lo sviluppo dei data center.
4. Nuove professioni high-tech
I nuovi sviluppi nell’IA accresceranno anche la richiesta di esperti in informatica, ricerca AI/ML, bioingegneria e altri settori tecnologici avanzati.
Nella genomica, ad esempio, si stanno creando modelli AI come Alpha Missense di DeepMind e ESMFold di Meta che sono in grado di ricostruire la struttura 3D di quasi tutte le proteine conosciute a partire dalla loro codifica DNA, permettendo importanti passi avanti nella cura di patologie dovute a mutazioni genetiche, come l’anemia falciforme.
5. Supporto dove manca il personale
L’IA aiuterà a colmare la carenza di lavoratori in settori critici come sanità ed educazione, automatizzando attività amministrative e fornendo nuovi strumenti. Ad esempio, gli insegnanti potranno concentrarsi su lezioni su misura per gli alunni, mentre l’IA assisterà nella valutazione e nella pianificazione didattica.
Infine, l’IA presenta ancora troppi limiti per giustificare il timore di chi pensa di venire sostituito da una macchina. Per cominciare l’IA soffre di allucinazioni, vere e proprie invenzioni di fatti ed eventi inesistenti, di eccessiva sicurezza e difficoltà nel generalizzare concetti. Basandosi esclusivamente su probabilità statistiche, infatti, non ha la capacità di distinguere realmente tra “vero” e “falso”. Inoltre, l’IA non possiede consapevolezza contestuale, senso dell’umorismo, sarcasmo o capacità di ragionamento etico, rendendola inadatta a compiti che richiedono sensibilità culturale o valoriale.

La Creazione di Adamo, di Michelangelo, opera iconica del Rinascimento italiano, interpretata da Gemini AI
Più posti di lavoro di quanti ne siano stati eliminati
Nel corso della storia, gli esseri umani hanno ridefinito il proprio ruolo in base ai cambiamenti economici. Una volta eravamo agricoltori, poi operai e ora ci identifichiamo nei “knowledge worker”. Ma il valore umano non si limita alle capacità intellettuali: comprende etica, empatia e flessibilità, per questo le persone continuano a preferire un terapista umano (magari accessibile in remoto) e i bar prosperano nonostante l’ubiquità dei distributori automatici.
Meccanizzazione, elettrificazione e automobili hanno sconvolto settori interi, ma alla fine hanno generato più posti di lavoro di quanti ne abbiano eliminati. L’IA seguirà lo stesso percorso. Sebbene la paura della disoccupazione tecnologica sia comprensibile, la storia suggerisce che l’evoluzione economica porta alla creazione di nuovi lavori con modalità che non possiamo ancora prevedere. Per questo credo che vivremo un vero e proprio rinascimento del lavoro, dove la tecnologia fornirà un nuovo trampolino di lancio per la prosperità.