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Il punto di svolta dell’Europa: investire nell’autonomia strategica


Post di Michael Strobaek, Lombard Odier, Global CIO Private Bank –
Con la nuova amministrazione statunitense che ridisegna l’ordine globale e marginalizza l’Europa, il continente sta cercando di reagire con risposte che potrebbero avere conseguenze di vasta portata. Questo sembra un tentativo dell’ultimo minuto per le economie europee, particolarmente evidente nel settore della difesa. Credo che l’attuale frattura tra le due sponde dell’Atlantico sollevi una domanda fondamentale: l’Europa può ancora contare su Trump e sulla NATO per la propria sicurezza? Solo il tempo lo dirà.
Nel frattempo, è sempre più chiaro che l’amministrazione statunitense non condivida più gli stessi valori delle democrazie europee. È improvvisamente plausibile che gli Stati Uniti possano diventare un rivale economico anziché un alleato. Lo slogan “America First” si sta già traducendo nelle altre capitali europee in scelte strategiche difficili e nella volontà di considerare una maggiore autonomia economica, militare e diplomatica dagli Stati Uniti. Esiste ora una concreta possibilità che il presidente Trump, insieme al presidente Putin, provochi un risultato che nessuno dei due sembra volere: unire il mondo occidentale, esclusi gli Stati Uniti, creando un catalizzatore per ciò che stanno cercando di frenare – un’Europa unita e alleata con altri Paesi occidentali come Canada e Australia. La mappa geopolitica mondiale sta cambiando.
Trump smantella un patto in vigore da decenni
A livello commerciale, l’amministrazione Trump sta smantellando un patto tacito in vigore ormai da decenni: gli americani acquistano beni europei, in cambio gli europei comprano servizi americani e investono negli asset finanziari statunitensi (tralasciando il fatto che gli Stati Uniti hanno un surplus commerciale nei servizi con l’Europa). Gli investimenti esteri contribuiscono quindi a sostener la capacità statunitense di finanziare i propri deficit di bilancio e commerciali, abbassando al contempo i costi di indebitamento dei consumatori e sostenendo la forza del dollaro USA.
In questo contesto, la recente sovraperformance dei mercati europei, a seguito di tre anni di deflussi globali e di sottoperformance, è sorprendente. All’inizio di quest’anno, le valutazioni europee erano ai minimi storici rispetto ai mercati azionari globali e statunitensi. Da allora, l’implementazione dei dazi USA è stata più lenta del previsto. Le banche commerciali europee continuano a registrare risultati solidi, nonostante le difficoltà create dalle politiche monetarie espansive della Banca Centrale Europea (BCE).
Le mosse della Bce e le conseguenze sui mercati
Prevediamo che la BCE riduca i tassi di interesse fino all’1,25% entro la fine dell’anno, un livello superiore a quello attualmente previsto dai mercati. In questo scenario, i Bund tedeschi a lungo termine e il credito corporate europeo di alta qualità risultano più attraenti rispetto ai Treasury bond statunitensi. Allo stesso tempo, questo ambiente potrebbe ostacolare gli utili delle banche europee, che hanno contribuito alla recente performance positiva dei mercati europei.
L’Europa può continuare a sovraperformare? Nel breve termine, riteniamo che gran parte dei miglioramenti sia già incorporata nei prezzi e che il mercato debba affrontare ostacoli significativi. Su un orizzonte d’investimento di tre-sei mesi, preferiamo settori ciclici come l’automotive di lusso, i beni personali o i semiconduttori, rispetto ai settori difensivi nei portafogli azionari globali. Crediamo che gli investitori dovrebbero concentrarsi sulla diversificazione dei portafogli e cogliere le opportunità nei settori della difesa, delle infrastrutture e delle energie rinnovabili.
Europa a un punto di svolta, le opportunità per gli investitori globali
Nel lungo termine, sforzi coordinati a livello europeo per investire nelle infrastrutture, nella difesa e nella tecnologia del continente potrebbero ampliare le opportunità per gli investitori globali. Non bisogna sottovalutare la capacità dell’Europa di agire sotto pressione. Nonostante le difficoltà, ci sono soluzioni, e la politica statunitense sta fornendo la motivazione per considerare un cambiamento reale. Inoltre, l’Europa ha già dimostrato, durante la pandemia, di avere i mezzi per raccogliere nuovo debito e implementare iniziative strategiche.

L’investimento è una condizione necessaria per la resilienza economica e l’autonomia nel lungo periodo (Immagine generata con AI)
L’Europa si trova a un potenziale punto di svolta: sebbene le sfide siano complesse, rappresentano un’opportunità per affermare la propria indipendenza strategica e garantire il proprio futuro. Gli investimenti, insieme a governi centrali politicamente più stabili, possono rendere il continente una prospettiva più attraente per gli investitori internazionali.
La deterrenza è meno costosa della guerra. E, come l’Europa sta iniziando a riconoscere – forse con ritardo – l’investimento è una condizione necessaria per la resilienza economica e l’autonomia nel lungo periodo.