categoria: Draghi e gnomi
Internet e AI senza barriere, perché l’inclusione conviene


Post di Andrea Boscaro, fondatore e partner di The Vortex –
A un diplomatico cinese negli anni ’70 del secolo scorso fu chiesto di esprimere la sua opinione sulla Rivoluzione Francese avvenuta duecento anni prima. In risposta lasciò intendere che, a pensarci bene, era troppo presto per darne un giudizio. Forse lo stesso cauto atteggiamento potrebbe essere adottato anche rispetto ad Internet: nato sull’onda della speranza che lo scambio di idee avrebbe eroso per la sua stessa natura anche il regime più autoritario, oggi la Rete convive con efficaci forme di censura. In questi ultimi mesi poi, sta al contempo vivendo un eccezionale salto tecnologico per via dell’avvento dell’Intelligenza Artificiale ed è tenuta a confrontarsi con le sfide dettate dalla concentrazione degli attori che ne sono protagonisti e dalla difficoltà di regolamentarla in modo efficace, senza però ridurne i risvolti in termini di innovazione.
Lo stesso perimetro di Internet è chiamato oggi con lo European Accessibility Act che entrerà in vigore il prossimo 28 giugno a migliorare la sua dimensione inclusiva non ponendo ostacoli a chi, per ragioni di età o di disabilità visive, non può fruire appieno dei contenuti e dei servizi che propone. Secondo l’Unione Europea dei Ciechi, si stima che in Europa siano oltre 30 milioni le persone non vedenti o ipovedenti; in Italia le stime indicano tra 1,8 e 2 milioni di individui con disabilità visiva, di cui circa il 15% sono ciechi assoluti e l’85% ipovedenti: se a questi valori sommiamo una popolazione la cui età media continua ad aumentare, allora comprendiamo il ruolo di inclusività che può essere rivestito dallo European Accessibility Act.
Le regole introdotte dalla riforma
L’adozione ufficiale di questa riforma introduce nuovi obblighi per migliorare l’accessibilità di siti internet, applicazioni mobili, dispositivi digitali e interfacce tecnologiche come gli ebook, i bancomat e le smart TV. Ad eccezione delle micro-imprese (aziende con meno di 10 dipendenti o un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro), tutte le aziende che offrono servizi al pubblico, escludendo dunque il settore B2B, dovranno conformarsi agli stessi standard già richiesti ai portali della Pubblica Amministrazione. Sulla base di un’elaborazione dei dati Istat, la platea delle aziende coinvolte potrebbe essere di 170 mila.
Gli standard internazionali previsti dai criteri di accessibilità – regole che si propongo di contrastare le “barriere architettoniche digitali” – includono una struttura semplificata dei menù, un miglior contrasto di colore tra testi e sfondo, la trascrizione di contenuti audio e video e l’etichettatura di elementi grafici come immagini, tabelle e pulsanti per facilitarne la navigazione tramite screen reader e tastiere alternative. Tra i tanti settori coinvolti, i portali di e-commerce, prenotazione online e trasporto dovranno aggiornare la loro esperienza digitale non solo per evitare le sanzioni, che possono arrivare fino a 40.000 euro, ma anche per garantire un accesso equo ai loro servizi, considerando che questa normativa interesserà circa un quarto della popolazione adulta europea.
Rendere i contenuti digitali fruibili a tutti
Simulatori come Nvdia o strumenti come Mauve possono offrire una rappresentazione puntuale degli interventi da implementare e l’Intelligenza Artificiale Generativa offre strumenti utili per automatizzare parte degli aggiornamenti richiesti. Ad esempio, Elevenlabs può generare la versione audio di un testo ed AI Studio di Google può, al contrario, creare la trascrizione di un video. Se ChatGPT o Gemini consentono di associare alle immagini le loro descrizioni, vi sono piattaforme avanzate come Adobe Sensei che risultano efficaci per automatizzare la compilazione, nel codice html, delle descrizioni appropriate di tabelle e immagini. Un’analisi esaustiva non può però affidarsi esclusivamente a strumenti tecnologici: è essenziale rivolgersi a professionisti o alle agenzie che hanno sviluppato il sito aziendale per effettuare le modifiche necessarie e dichiarare ufficialmente, attraverso un’apposita dichiarazione, il processo di conformità intrapreso.

L’adozione ufficiale dell’European Accessibility Act introduce nuovi obblighi per migliorare l’accessibilità di siti internet (Designed by Freepik)
Se rendere i contenuti digitali fruibili a tutti è un obbligo normativo per garantire un accesso più inclusivo alla Rete, esistono numerose iniziative pensate specificamente per una popolazione che, in misura crescente, è anziana e nello stesso tempo capace di usare con accortezza il digitale.
Le opportunità di carattere commerciale
Secondo il rapporto “Scenario Longevità” infatti, l’utilizzo di Internet tra gli over 65 è del 57%, mentre tra gli over 75 è del 29% e lascia presagire come possa essere immaginata una silver economy digitale con prodotti e servizi specifici.
Un ambito in forte crescita è per esempio quello del turismo che non solo confeziona offerte rivolte a questa tipologia di utenza, ma accresce la possibilità di esplorare il mondo senza muoversi da casa. Tra le iniziative di rilievo troviamo il Gran Virtual Tour, promosso dal Ministero della Cultura, i seminari online “Senior in viaggio” organizzati da ANAP Confartigianato e il progetto DATIS, che punta a migliorare l’accessibilità digitale nel settore turistico, favorendo la partecipazione di senior e persone con disabilità nell’area transfrontaliera tra Italia e Slovenia.
Un approccio più inclusivo presenta dunque ampie opportunità di carattere commerciale, ma richiede nuovi sforzi da parte delle aziende e, anche se ne sono esentate le micro-imprese, è forte il rischio che lo European Accessibility Act sia interpretato come il GDPR ovvero come un insieme di regole che affastellano di nuovi adempimenti, peraltro fino a questo momento poco comunicati.
Troppi adempimenti?
SI tratta dello stesso rischio che potrebbe correre l’AI Act in quelle attività, considerate “ad alto rischio” come l’impiego dell’Intelligenza Artificiale nel vaglio delle candidature, nella gestione delle risorse umane, nel suggerimento di percorsi formativi ai dipendenti, per le quali è richiesto un severo e formale processo di adozione dello strumento di AI utilizzato. Al momento il percorso di attuazione regolamentare dell’AI Act si sta proprio misurando sugli standard da adottare, ma, per attività come quelle menzionate, è probabile sia necessaria una audit puntuale dei processi che sono stati necessari per raccogliere i dati, addestrare l’algoritmo, controllarne possibili distorsioni al fine di renderne l’utilizzo trasparente, sicuro e responsabile. Una volta terminato questo percorso, occorrerà vedere quanto risulterà scoraggiante l’insieme degli adempimenti da introdurre necessari.
Il digitale e l’Intelligenza Artificiale possono essere il fuoco di Prometeo o il vaso di Pandora: il compito delle regole come lo European Accessibility Act e l’AI Act è renderli simili al primo, ma l’impegno richiesto per renderne concreti il rispetto e l’adozione non è trascurabile.