categoria: Sistema solare
Trump chiude le porte ai talenti, l’Europa saprà aprirle?
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Post di Carlo Giannone, laureando al Master in Public Policy all’Harvard Kennedy School, ex-consulente BCG e fondatore del podcast “Finanza, Pizza e Mandolino” –
A seguito della pubblicazione del report sulla competitività Europea da parte di Mario Draghi, esponenti del governo, opinionisti e imprenditori discutono quotidianamente dell’impellente necessità di rendere l’Unione Europea più competitiva e più innovativa.
Il Presidente Draghi ha infatti ammonito come solo 4 delle principali 50 aziende tech mondiali siano di matrice europea, evidenziando un largo gap negli investimenti in ricerca e sviluppo rispetto a Cina e USA, nonché la mancanza di regolamentazioni snelle e mercati finanziari sufficientemente ampi per favorire la nascita di unicorni europei.
A questo si aggiunge che, secondo il World Economic Forum, l’Europa potrebbe affrontare una carenza di circa 7 milioni di professionisti tecnologici entro il 2030, con il rischio di rallentare l’innovazione e la crescita economica.
La nuova amministrazione a stelle e strisce offre un’enorme opportunità per l’Europa in tal senso. Il Presidente Trump ha mostrato, prima a parole e ora a gesti, come la politica di immigrazione verso gli Stati Uniti sia destinata a subire un netto irrigidimento: in parole semplici, diverrà molto più difficile per gli stranieri studiare e lavorare negli USA. Sembra una contraddizione se si pensa che gli USA abbiano costruito la propria leadership globale sull’accoglienza di talenti da tutto il mondo; è bene ricordare come Jensen Huang – CEO di Nvidia, Satya Nadella – CEO di Microsoft, Sundar Pichai – CEO di Google e tanti altri eccellenti imprenditori non siano discendenti di cittadini statunitensi bensì stranieri. Eppure, questo è il nuovo scenario prospettato dall’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca.
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La politica di immigrazione verso gli Stati Uniti sia destinata a subire un netto irrigidimento (Immagine generata con AI)
Trump e il cortocircuito politico
L’Europa può sfruttare questo cortocircuito politico provocato da Trump e diventare il nuovo polo di attrazione di talenti da tutto il mondo per supportare la sua avanzata digitale e rafforzare una nuova era di industrializzazione. Nel fare ciò, può prendere esempio da quanto avvenuto a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, periodo in cui molti scienziati, ingegneri e imprenditori russi e ucraini sono fuggiti dai loro Paesi e emigrati negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita grazie a un regime di visti favorevole e l’offerta di benefici fiscali e sociali.
L’Europa può offrire molto in tal senso: un sistema sanitario tra i più efficienti e accessibili al mondo, una rete di trasporti all’avanguardia, la libertà di movimento garantita dall’area Schengen, una qualità della vita stabilmente tra le migliori a livello globale, e un sistema universitario forte e diversificato. Ma se le basi sono solide, servono politiche concrete per trasformare il potenziale in azione.
Una strategia europea per attrarre talenti
In primis, occorre semplificare e velocizzare il processo di rilascio del permesso di soggiorno per i lavoratori altamente qualificati. Per competere davvero, l’Europa dovrebbe istituire un Tech Talent Visa valido in tutta l’UE. L’obiettivo? Permettere alle aziende di assumere rapidamente talenti globali e trattenerli attraverso percorsi di cittadinanza accelerati. Un esempio di successo è rappresentato dagli Emirati Arabi con il Golden Visa nonché dal Canada, che ha semplificato il processo per i lavoratori STEM con il programma Global Talent Stream, riducendo i tempi di rilascio dei visti a meno di un mese.
In secundis, I talenti devono avere la possibilità di sperimentare e creare, ma per farlo devono avere accesso a capitali adeguati. L’Europa deve sviluppare mercati finanziari più profondi e liquidi, in grado di sostenere le startup nel loro percorso di crescita e di competere con la Silicon Valley. Secondo Reuters, negli Stati Uniti, il venture capital ha investito circa 200 miliardi di dollari nel 2024. In Europa gli investimenti si sono fermati intorno ai 50 miliardi di dollari. Questa disparità non è solo una questione di dimensioni economiche, ma riflette anche la maggiore difficoltà che le startup europee incontrano nell’ottenere finanziamenti a lungo termine.
Una questione delicata e decisiva: i salari
Il terzo punto riguarda il trattamento economico. Una delle ragioni per cui i talenti globali si dirigono negli USA è prettamente economica: salari ben più elevati e minore tassazione. L’Europa dovrebbe adottare l’esempio di Singapore e colmare la poca appetibilità salariale con incentivi fiscali mirati a favore dei super-talenti.
Queste azioni possono sembrare più facili a dirsi che a farsi, ma se l’Europa non accelera nel metterle in pratica, saranno altri Paesi a farlo. E ancora una volta, l’Europa si ritroverà a osservare da spettatrice. Mentre il nostro prestigio internazionale e modello di successo rimarranno solo il racconto nostalgico dei nostri genitori e nonni.