categoria: Distruzione creativa
Il lavoro trasformato dall’AI: ecco i nuovi mestieri nel 2025
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Post di Davide Dattoli, Executive Chairman e Founder di Talent Garden –
Se guardiamo indietro nella Storia, le più importanti rivoluzioni tecnologiche che hanno cambiato il suo corso e avuto un impatto decisivo sulla società – dalla nascita della televisione all’avvento di Internet – sono state seguite da periodi di adattamento relativamente graduali. L’introduzione della TV nelle case è avvenuta nel corso di decenni, e Internet si è diffuso lentamente, offrendo il tempo necessario per studiare, comprendere e affrontare i rischi legati a queste nuove tecnologie. Oggi ci troviamo di fronte a una sfida simile, ma su scala molto più accelerata, con un fenomeno che senza dubbio possiamo considerare la più grande rivoluzione tecnologica dalla diffusione di Internet: l’intelligenza artificiale.
AI, una tecnologia che corre a velocità incontrollata
L’intelligenza artificiale (AI) si sta evolvendo a un ritmo incontrollabile e senza precedenti, tanto rapido che lo studio e la comprensione di questa tecnologia faticano a tenere il passo con il suo sviluppo. Perché? Perché è la prima rivoluzione nella storia dove non è l’uomo a insegnare a fare un lavoro ripetitivo, ma è lei stessa che auto impara. L’AI è la prima rivoluzione tecnologica dove la velocità di crescita è più alta dell’apprendimento dell’uomo e delle istruzioni date.
Questa velocità non si è ancora del tutto vista nelle applicazioni. Internet nei primi anni è rimasta confinata ai centri di ricerca, poi agli early adopter e poi a tutti. L’AI tale processo non l’ha vissuto, siamo passati da 0 a 100 milioni di utenti in due mesi solo con ChatGPT. Tutto ciò sta creando molto scetticismo sulle reali applicabilità, perché ancora troppo acerba e con pochi casi d’uso. Attenzione, perchè questo è solo temporaneo e molto breve, nei prossimi 18-24 mesi i casi d’uso ad alto impatto scoppieranno e solo chi avrà giocato in anticipo saprà davvero fare lo scatto necessario.
“Lavorare” – e formarsi – di pari passo
Questo scenario ci impone di mantenerci costantemente sull’attenti, soprattutto per le implicazioni che l’AI sta avendo, e continuerà ad avere, sul mercato del lavoro. Ci obbliga a ripensare non solo al modo in cui lavoriamo, ma anche a come ci formiamo e ci prepariamo al futuro. Se modelli come Deepseek, infatti, renderanno l’AI ancor più democratica e accessibile, sarà sempre più importante colmare il divario di competenze in questo campo e pensare che anche l’Europa ha una speranza di costruire una sua AI. Nel Cloud infatti siamo rimasti totalmente fuori e abbiamo solo messo tanti data center, ma senza capacità di gestirli.
Secondo un recente sondaggio intitolato “Are you AI ready?”, condotto da Talent Garden – Digital Skill Academy leader in Europa – il livello di conoscenza dell’intelligenza artificiale e la sua applicabilità in vari settori lavorativi mostrano dati significativi. Solo il 7% degli intervistati si considera altamente “esperto”, a fronte di una maggioranza del 29% che si auto-proclama invece “mediamente” esperto di intelligenza artificiale. Questi numeri evidenziano la necessità di rafforzare le competenze in AI in numerosi settori. Tra le professioni e gli ambiti che necessitano di un aggiornamento delle competenze, al primo posto troviamo il Business (28,7%), seguito da Marketing (23,7%), Data Science (20,6%), Risorse Umane (19,2%) e Business Consulting (7,8%): un chiaro segnale della natura trasversale di questa tecnologia.
Uomo vs. AI: 1 a 0
Nonostante l’intelligenza artificiale sia sempre più pervasiva nelle nostre vite, tanto da essere talvolta percepita come una minaccia per le capacità intellettive e creative, la maggior parte delle persone non la vede come un sostituto dell’intelligenza umana. Secondo il sondaggio, infatti, l’84,5% degli intervistati ritiene che l’AI non potrà mai sostituire completamente la decisione umana. Questa consapevolezza si traduce in un approccio pragmatico: piuttosto che temerla, è fondamentale dotarsi delle competenze necessarie per sfruttarne il potenziale.
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L’evoluzione del mercato del lavoro e l’integrazione sempre più profonda dell’AI stanno dando vita a nuove professioni (Designed by Freepik)
Un segnale chiaro in tal senso arriva dalla formazione: nel 2024, Talent Garden ha registrato un aumento importante delle iscrizioni ai suoi programmi, con oltre 30.000 studenti tra privati e professionisti. Se i corsi su Digital Marketing, Design, HR e Cybersecurity continuano a restare centrali, è interessante notare che il 38% degli studenti ha scelto percorsi dedicati esclusivamente all’AI. Un dato che riflette la crescente urgenza di comprendere e governare questa rivoluzione tecnologica, per rimanere protagonisti rilevanti in un mondo in cui, alla fine, siamo ancora noi esseri umani gli unici e soli dei ex machina.
E l’AI nelle aziende?
Qual è, invece, la prospettiva dal lato di chi un impiego lo offre? Secondo l’ultimo Rapporto sul Futuro del Lavoro 2025 del World Economic Forum[1], l’AI sta apportando significative trasformazioni al mercato del lavoro, assieme alla robotica e ai sistemi energetici. Il 63% dei datori ritiene che il divario di competenze rappresenti il principale ostacolo alla trasformazione delle aziende nel periodo 2025-2030.
Entrando più nel dettaglio, l’85% degli intervistati intende investire sull’aggiornamento della propria forza lavoro. Tra questi, il 70% è intenzionato ad assumere nuovo personale con competenze più moderne, mentre il 40% prevede una riduzione del personale a causa della progressiva obsolescenza delle competenze attuali. Inoltre, il 50% dei datori di lavoro prevede di ricollocare i dipendenti da ruoli in declino a posizioni in espansione.
Serve però lavorare a T, da una parte formare con un’alfabetizzazione digitale il proprio team partendo dal proprio board of director e top management, per poi scendere con formazione verticale e specifica per i singoli job role. L’una senza l’altra non permettono di implementare il cambiamento necessario in questa fase evolutiva così importante.
Il 73% dei CEO Americani prevede che l’AI cambierà i modelli organizzativi e business model delle loro società. Purtroppo questo dato in Italia è solo del 24%, mostrando una grande differenza di percezione del rischio e dell’opportunità che abbiamo di fronte[2].
Lavorare con l’AI: i trend del 2025
L’evoluzione del mercato del lavoro e l’integrazione sempre più profonda dell’AI stanno dando vita a nuove professioni, in cui la conoscenza di questa tecnologia diventerà sempre più richiesta. Tra queste, il Product Manager, che si distingue per la profonda conoscenza delle tecnologie AI ed emerge come figura chiave nel controllo dello sviluppo e del lancio di prodotti basati su questa tecnologia. Parallelamente, il Conversational Designer si occupa di progettare interfacce conversazionali, come chatbot e assistenti virtuali, assicurando che le interazioni siano intuitive e user-friendly. Infine, per incorporare l’AI nelle strategie aziendali trasformandola in un vantaggio competitivo, entra in gioco la figura del Business Strategist.
L’AI Ethic Specialist è un professionista dedicato a garantire che i sistemi AI aderiscano a principi etici e legali. Questo ruolo richiede un’ampia conoscenza in filosofia etica, normative e architettura dell’AI. Nel campo della sicurezza, lo Specialist in AI Security si occupa di proteggere i sistemi AI da minacce quali attacchi informatici, manipolazioni e hacking, una salvaguardia essenziale per l’integrità dei dati e dei sistemi. L’AI Algorithm Auditor è incaricato di esaminare gli algoritmi AI per verificare la loro efficacia, equità e trasparenza, utilizzando le sue competenze in analisi dei dati e regolamenti tecnici.
Il Mixed Reality AI Developer, esperto di programmazione, design 3D e applicazioni AI in AR7VR, è fondamentale per la creazione di esperienze immersive in realtà aumentata e virtuale. Infine il Prompt Engineer, combina competenze di scrittura strategica, analisi e problem solving, oltre che di modelli di linguaggio e AI, per progettare istruzioni testuali (prompt) per migliorare le risposte dei modelli di AI generativa, ovvero output di alta qualità ed efficienti in contesti aziendali.
NOTE