categoria: Vendere e comprare
Meno titoli, più competenze: per il lavoro inizia una nuova era?


Post di Ilaria Caccamo, Managing Director di Indeed Italia –
In un mercato del lavoro sempre più competitivo e in rapida trasformazione, le aziende si trovano di fronte a una sfida cruciale: trovare i talenti con le competenze giuste. Questa necessità sta trasformando il modo in cui le aziende valutano i candidati, come evidente in mercati chiave come gli Stati Uniti, dove i requisiti di istruzione formale stanno gradualmente scomparendo dagli annunci di lavoro. Una tendenza, questa, che potrebbe presto influenzare anche il mercato italiano.
A inizio 2024, la maggioranza degli annunci di lavoro postati sul portale statunitense di Indeed (52%) non menzionava alcun requisito di istruzione formale, in aumento rispetto al 48% dello stesso periodo del 2019. La percentuale di annunci che richiedevano almeno una laurea è scesa dal 20,4% al 17,8% negli ultimi cinque anni. Tendenza negativa anche per il diploma, con un calo dal 27,1% al 25,9%.
Valutare le competenze di un candidato è sempre stato difficile; perciò, per anni i datori di lavoro si sono basati sui titoli di studio considerandoli come indicatori della capacità di un candidato di svolgere il lavoro richiesto. Oggi le aziende stanno iniziando ad adottare lo “Skills-first hiring” ovvero un approccio alle assunzioni basato sulle competenze. Si valutano i candidati in base alle esperienze, abilità e capacità per un ruolo specifico.
Competenze sì, ma i titoli di studio non scompariranno
Questo non significa che i titoli di studio formali scompariranno completamente dagli annunci di lavoro (si pensi a settori come la sanità e l’ingegneria), ma indica una maggiore attenzione all’effettiva capacità del candidato di svolgere la mansione. Per alcuni settori il titolo di studio continuerà a essere un prerequisito, mentre per altri potrebbe non rappresentare più una discriminante. Si sta diffondendo sempre più la consapevolezza che le competenze necessarie possono essere acquisite anche attraverso percorsi non formali o extra scolastici.
Una tendenza alimentata da diversi fattori. I datori di lavoro faticano a trovare candidati adatti alle proprie esigenze; quindi, le aziende sono più disposte a considerare candidati in grado di dimostrare le competenze richieste senza necessariamente avere un titolo di studio specifico. Lo sviluppo tecnologico, inoltre, ha sicuramente giocato un suo ruolo. Gli strumenti di preselezione e i software SaaS intervengono nel processo di ricerca del personale automatizzando e ottimizzando diverse fasi, aiutando le aziende a valutare le competenze dei candidati in modo più efficiente.
Vantaggi dell’approccio Skills-First
Un approccio sempre più basato sulle competenze comporta numerosi vantaggi sia per le aziende, sia per i lavoratori. Per i datori di lavoro, innanzitutto, si apre un pool più ampio di candidati con esperienza e capacità per eccellere nel ruolo anche se non possiedono un titolo di studio specifico. Assumere persone con le giuste competenze, inoltre, permette di aumentare efficienza e di conseguenza la produttività e, molto probabilmente, di ridurre il turnover. Una persona che fa bene il suo lavoro è soddisfatta e meno propensa a volerlo cambiare. In un sistema efficiente, inoltre, sarà anche più facile concentrarsi sull’apprendimento di nuove competenze e su quelle emergenti. Senza contare, infine, che un approccio basato su competenze e non sui titoli di studio aiuta a superare eventuali unconscious bias legati alla formazione.

Le aziende stanno iniziando ad adottare lo “Skills-first hiring” ovvero un approccio alle assunzioni basato sulle competenze (Designed by Freepik)
Allo stesso modo per i lavoratori si aprono più possibilità di lavoro e opportunità anche in settori diversi da quello di provenienza. Le esperienze sul campo vengono valorizzate e riconosciute, contribuendo a creare un ambiente in cui le persone sono stimolate all’apprendimento e al miglioramento continuo.
L’impatto della GenAI
L’intelligenza artificiale generativa nei prossimi anni influenzerà ulteriormente queste dinamiche. Non è ancora totalmente chiaro in quale modo. Potrà sicuramente avere un impatto sulla produttività e influire sulla rilevanza dei titoli di studio per determinate mansioni, perché alcuni compiti potranno cambiare, aprendo nuovi scenari. Ciò che è certo è che l’apprendimento e l’utilizzo delle tecnologie AI è una competenza che si rivelerà fondamentale negli anni a venire per tutti i lavoratori.