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Trendline in analisi tecnica: più sono inclinate, meglio funzionano
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Ci sono strumenti dell’analisi tecnica che noi tutti usiamo ma che spesso escono da ogni ragionamento logico.
Li usiamo e li continuiamo ad usare perché tutti gli altri li usano e siamo abituati a leggerli sui report delle banche, sui giornali finanziari, sui siti dei trader più in voga.
Eppure non sappiamo se funzionano o se non funzionano. Li usiamo e siamo confortevoli nell’usarli. Punto e basta. Oggi voglio parlare delle trendline, che io stesso uso e confesso subito che mi trovo a mio agio con le trendline.
Le ho iniziate ad usare nella notte dei tempi, circa 30 anni fa, e ancora oggi se vedo un grafico subito traccio le trendline per orizzontarmi.
Poi come sempre non sono la verità assoluta ma le trendline aiutano e aiutano molto.
Con il passare del tempo però nella loro interpretazione mi sono sempre più discostato dalla vulgata corrente, quella per intenderci che si trova gratis su Internet o nei manuali sacri dell’analisi tecnica.
Trendline tracciate su un grafico di Borsa (www.emiliotomasini.it)
Diciamo che alcuni di questi concetti basilari sono da adottare come ad esempio che le trendline si tracciano da destra a sinistra e questo perché l’azione dei prezzi più recente è più importante di quella più lontana.
Il mercato è come la memoria umana, si ricorda di più il passato prossimo piuttosto che il passato remoto. Spesso vedo trendline tracciate da sinistra a destra cercando di racchiudere più grafico possibile e questo è un errore logico che corrisponde ad una eccessiva ottimizzazione degli input di un trading system.
La bellezza di una trendline non ha niente a che fare con la sua efficacia e il fatto che esteticamente riesca a rappresentare in maniera eclatante il passato non ha niente a che fare con la sua capacità di prevedere il futuro.
Un altra regola che spesso si trova in giro è quella che la trendline deve essere perforata dai prezzi per almeno il 3% e non vuole dire nient’altro che l’analisi tecnica non è una scienza esatta.
Ma anche questo diciamo che ci potevamo arrivare da soli senza questa regola buona solo a consumare inchiostro sui libri e spazio sui siti internet. Ma la storia non è finita qui.
Ci sono tante altre condizioni interessanti e soprattutto statisticamente efficaci da considerare sulle trendline.Un libro che apre il vaso di Pandora sulle trendline e su come tracciarle è il magistrale “The new science of technical analysis” di Thomas Demark, Wiley, che propone diversi concetti molto interessanti.
Tra questi, giusto per citarne uno solo e fare un po’ di promozione ad un libro che ha fatto la storia dell’analisi tecnica, è quello di considerare solo le rotture delle trendline dove la barra parte con l’apertura sotto la trendline e quindi la sfonda nel corso delle contrattazioni per chiudere di molto sopra.
Insomma, la forza della rottura si è manifestata partendo dal basso e arrivando in alto rispetto alla trendline, della serie tutti gli operatori hanno visto la trendline e tutti insieme hanno deciso di romperla al rialzo.
Fin qui la premessa sulla pubblicista disponibile sull’analisi delle trendline. E ora vorrei aggiungere io qualcosa di saggio, derivante dalla mia esperienza. Liberi i lettori di programmare queste idee e magari perché no condividere il codice.
La prima idea è che non esiste “una” trendline ma tante trendline e noi le dobbiamo tracciare tutte perché non sappiamo qual è quella vera.
Non sappiamo se le trendline si tracciano dai minimi delle barre, dalle chiusure, dai punti mediani.
Non sappiamo se dobbiamo considerare solo certi swing low o certi altri composti da più barre, con più o meno volume, con o senza gap.
Quindi senza sapere né leggere né scrivere più trendline tracciamo più riusciamo a leggere cosa fa il mercato.
Il secondo suggerimento è che le trendline mosce non funzionano: le trendline per funzionare debbono avere forza nelle gambe ovvero debbono avere una curva dei prezzi precedente inclinata e anche di molto e allora quando vedi la rottura o è una falsa rottura e tu rischi pochissimo a comprare perché i prezzi sono vicini alla trendline oppure ci hai azzeccato e i prezzi iniziano a salire.
Compare e vendere su trendline che hanno una inclinazione inferiore ai 45 gradi di solito è un gioco perdente perché ci si va ad inserire operativamente sempre e comunque all’interno di un mercato senza energia vitale, spompo, pronto per un movimento orizzontale.
La trendline di suo è uno strumento di rovesciamento della tendenza e quindi aspettarsi un rovesciamento della tendenza da un mercato senza fiato è come pretendere di volare con una bicicletta.
Fin qui il mio sproloquio sulle trendline: poi come sempre l’esperienza è regina e ogni lettore deve fare i suoi errori prima di vedere la luce.
X (già Twitter) @EmilioTomasini
La pagina di Emilio Tomasini sul suo sito personale