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I dazi di Trump e il Made in Italy negli Usa: effetto paradosso?
Post di Mauro Bandelli, Partner e Founder di Gen USA* –
L’imposizione dei dazi proposti da Donald Trump sulle importazioni potrebbe apparire, a prima vista, come una minaccia per le economie italiana ed europea. Tuttavia, un’analisi più approfondita rivela che questa politica potrebbe aprire nuove opportunità di consolidamento e crescita per le imprese italiane ed europee, trasformando una sfida in una leva strategica.
L’opportunità di consolidamento delle imprese italiane
Uno dei possibili effetti positivi della politica di Trump potrebbe essere quello di spingere – o meglio, costringere – le aziende italiane a cercare maggiore solidità attraverso fusioni e acquisizioni. Per affrontare meglio gli investimenti nel mercato americano, sempre più competitivo e regolamentato, le aziende italiane potrebbero essere stimolate a unirsi, creando gruppi più grandi e strutturati in grado di sostenere i costi legati ai dazi e di beneficiare delle economie di scala. Questo processo di consolidamento potrebbe rafforzare il posizionamento delle imprese italiane nei settori strategici, come il food, fashion, furniture (FFF), ma anche in ambiti ad alto valore aggiunto come l’automazione, la robotica e la tecnologia avanzata.
L’anelasticità della domanda americana per l’eccellenza del Made in Italy
I clienti americani, notoriamente attratti dall’eccellenza del Made in Italy, tendono ad essere meno sensibili al prezzo quando si tratta di prodotti di qualità superiore. La domanda per i prodotti italiani di fascia alta è spesso anelastica, il che significa che un aumento dei prezzi dovuto ai dazi potrebbe non ridurre significativamente la richiesta. Questo fenomeno è particolarmente rilevante nei settori come l’automazione industriale e la robotica, dove le aziende americane cercano soluzioni di alto livello per mantenere la propria competitività.
Riduzione della concorrenza internazionale
L’imposizione di dazi penalizzanti potrebbe inoltre mettere fuori mercato molte aziende cinesi e indiane, che spesso competono principalmente sul prezzo. Con meno concorrenti a basso costo sul mercato, le aziende americane potrebbero essere spinte a valutare soluzioni più performanti e innovative, favorendo le imprese italiane ed europee che eccellono in qualità, design e innovazione tecnologica.
Dazi selettivi e alleanze strategiche
Trump potrebbe decidere di applicare i dazi in maniera selettiva, sia per tipo di prodotto che per aree di provenienza. Anche l’europa potrebbe beneficiale di di questo approccio mirato, le due economie di Stati Uniti e l’Europa potrebbero – involotariamente – unire le proprie forze contro i grandi centri di produzione come India, Cina e Messico. Questi paesi spesso competono attraverso pratiche come il dumping salariale e l’inquinamento indiscriminato, che danneggiano non solo l’ambiente locale, ma l’intero pianeta. Una maggiore cooperazione tra USA ed Europa potrebbe contrastare tali pratiche, promuovendo standard di produzione più equi e sostenibili a livello globale.
L’obiettivo di Trump e le sfide del Made in America
L’obiettivo dichiarato di Trump è quello di riportare la produzione negli Stati Uniti e favorire il “Made it in America”. Tuttavia, realizzare questo ambizioso piano presenta sfide significative. In primo luogo, il tempo a disposizione è limitato: Trump ha solo quattro anni di mandato, o meglio due anni fino alle elezioni di medio termine, per avviare cambiamenti strutturali. La realizzazione di una supply chain di valore e la formazione di competenze nel personale negli USA sono fattori che richiedono tempi lunghi, spesso generazioni, per essere sviluppati.
In Italia e in Europa, esistono già competenze consolidate e una rete di subfornitura efficiente. Fino a quando queste capacità non saranno sviluppate anche negli Stati Uniti, le aziende locali non potranno fare altro che continuare a rivolgersi all’Europa e all’Italia per soddisfare le loro esigenze di alta qualità. Inoltre, le politiche di immigrazione di Trump sembrano essere in contraddizione con lo sviluppo delle competenze locali. Limitare l’ingresso di talenti internazionali potrebbe ostacolare la crescita di un ecosistema di innovazione negli Stati Uniti.
Nel breve termine, quindi, Italia ed Europa possono dormire sonni tranquilli. Purtroppo, saranno gli stessi americani a pagare inizialmente lo scotto dell’imposizione dei dazi, con un aumento dei prezzi e una riduzione della varietà di prodotti disponibili sul mercato.
Un interrogativo su Elon Musk e le politiche immigratorie
Infine, resta da chiedersi: Elon Musk, uno dei simboli dell’innovazione americana e nato fuori dagli Stati Uniti, sarà d’accordo con la politica immigratoria di Trump che ostacola l’ingresso di cervelli mondiali? Le restrizioni all’immigrazione potrebbero privare gli USA di menti brillanti, rallentando ulteriormente il progresso tecnologico e industriale necessario per realizzare il “Made it in America”.
Un bilanciamento fiscale per le imprese USA
Sebbene l’aumento dei dazi possa inizialmente rappresentare un costo aggiuntivo per le aziende statunitensi, Trump ha già lasciato intendere che queste misure potrebbero essere bilanciate da una riduzione delle imposte federali. Una politica fiscale favorevole potrebbe mitigare l’impatto dei dazi, incentivando le imprese americane a continuare a investire in beni e servizi di qualità superiore.
L’assorbimenti dei dazi nella filiera e nei prodotti di eccellenza
Per i prodotti italiani caratterizzati da un elevato mark-up, come i beni di lusso e le tecnologie avanzate, l’impatto dei dazi potrebbe essere più facilmente assorbito. Inoltre, nelle filiere commerciali lunghe, il costo dei dazi potrebbe essere ripartito tra i vari intermediari, riducendo l’effetto diretto sul prezzo finale pagato dai consumatori americani. Questo vantaggio è particolarmente significativo per i settori con margini elevati e un forte valore percepito.
Benefici fiscali per le imprese locali grazie ai maggiori introiti daziari
Un altro aspetto da considerare è che i maggiori introiti fiscali derivanti dai dazi potrebbero tradursi in sconti fiscali per le aziende locali negli Stati Uniti. Questo scenario potrebbe favorire un ambiente economico più dinamico, dove le imprese italiane ed europee possono inserirsi strategicamente, collaborando con partner locali e fornendo soluzioni che migliorano la competitività dell’industria americana.
L’importanza dell’innovazione e dei rischi del protezionismo
Le aziende italiane, per competere sul mercato americano indipendentemente dal prezzo di vendita, sarebbero costrette a puntare ancora di più su innovazione tecnologica, efficientamento della produzione, qualità del servizio e unicità del prodotto. Questo approccio non solo aiuterebbe a mitigare l’impatto dei dazi, ma garantirebbe anche una posizione di leadership in un mercato esigente come quello statunitense.
Va inoltre considerato che l’innalzamento delle barriere tariffarie tende a proteggere il mercato interno nel breve termine, ma nel medio-lungo periodo potrebbe danneggiare le stesse aziende locali. L’assenza di competizione internazionale potrebbe ridurre lo stimolo per le imprese americane ad aggiornarsi e innovare, rischiando di indebolire la loro competitività globale.
In conclusione, mentre l’imposizione di dazi da parte di Donald Trump potrebbe inizialmente sembrare una sfida, è possibile che essa offra alle imprese italiane ed europee l’opportunità di rafforzarsi, consolidarsi e innovare. Il Made in Italy ha la capacità di continuare a prosperare, anche in un contesto di maggiore protezionismo, sfruttando la forza della qualità e dell’eccellenza che lo contraddistingue a livello globale.
*Gen USA è la società americana che supporta le imprese italiane che sono già presenti o che si apprestano ad entrare in maniera strutturata nel mercato americano. Con 15 anni di esperienza fornisce la consulenza e i servizi alle aziende in ogni fase di sviluppo del business negli Stati Uniti, dalla definizione delle strategie d’ingresso alla gestione delle attività a regime. Eroga studi di fattibilità, ricerche di personale e magazzini negli USA;tramite attività di project management supporta le aziende nell’avvio di impianti produttivi o nell’acquisizione di società negli Stati Uniti.