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Infrastrutture: l’Italia insegue da 30 anni. Può ancora recuperare?
Post di Francesco Baldi, Docente dell’International Master in Finance di Rome Business School; Massimiliano Parco, Economista, Centro Europa Ricerche (CER); Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School –
Le infrastrutture di trasporto, che comprendono autostrade, ferrovie, porti ed aeroporti, costituiscono asset strategici di un paese poiché contribuiscono al suo sviluppo, da un lato migliorandone accesso ai mercati, produttività e competitività internazionale, dall’altro riducendo i costi della logistica.
Ciò facilita gli scambi commerciali, la mobilità e l’integrazione tra le diverse aree geografiche. In tal senso, gli investimenti in infrastrutture di trasporto sono spesso utilizzati come leve per stimolare l’economia in quanto, grazie ai loro effetti moltiplicativi, creano posti di lavoro, aumentano la domanda aggregata e sostengono la crescita economica nel lungo termine. Come si posiziona l’Italia in queste infrastrutture rispetto a paesi come Francia, Germania e Spagna?
Autostrade e ferrovie a confronto: chi vince e chi perde
La morfologia del territorio del nostro Paese, particolarmente complessa, ed i minori investimenti effettuati nel tempo rispetto alle altre economie europee hanno rallentato l’espansione della dotazione infrastrutturale dell’Italia nel settore dei trasporti. Francia e Germania, beneficiando di una geografia più favorevole, hanno sviluppato reti autostradali rispettivamente lunghe 11.751 e 13.172 km, seguendo un percorso di crescita graduale e costante.
Il caso più virtuoso in Europa però è quello della Spagna, che, partendo nel 1995 da una rete modesta (6.962 km), ha raggiunto ad oggi 15.856 km, +127,8% rispetto al 1995 (Figura 2). L’Italia risulta il fanalino di coda. Nel 1995 la rete autostradale contava 6.435 km, ma tra il 1995 e il 2022 sono stati aggiunti solo 1.123 km (+17,5%), potendo così oggi percorrere nel nostro Paese 7.558 km di autostrade. In particolare, tra le regioni, l’Umbria, il Molise e la Basilicata si caratterizzano per la minor presenza di autostrade e la Sardegna ne è addirittura ancora sprovvista.
La Spagna possiede anche la rete ferroviaria ad alta velocità più estesa d’Europa (3.142 km su un totale di linee ferroviarie pari a 16.468 km). Ciò è stato il risultato di una politica di investimenti aggressiva e di un forte impegno alla liberalizzazione del trasporto ferroviario, che ne ha favorito lo sviluppo in virtù di una maggiore concorrenza tra gli operatori. Seguono la Francia e la Germania, con reti ferroviarie ad alta velocità pari rispettivamente a 2.681 km e 1.104 km (Figura 3). Anche in questo caso, l’Italia è in fondo alla classifica, con una rete ferroviaria ad alta velocità di soli 734 km, che pesa per il 4,4% sul totale delle linee ferroviarie del Paese (16.829 km).
Gli investimenti in infrastrutture
Questo gap infrastrutturale dell’Italia trova origine nella minore attuazione di investimenti in infrastrutture di trasporto rispetto a Francia, Germania e Spagna (Figura 4). In Italia, fin dal 1995, la quota di investimenti nei trasporti sul PIL risultava inferiore agli altri paesi, ma nel periodo 2007-2013, caratterizzato da una persistente recessione, la quota di spesa pubblica destinata agli investimenti nei trasporti si è ridotta progressivamente, scendendo nel 2013 ad un minimo dello 0,7% sul PIL.
Negli ultimi anni, la quota di investimenti in trasporti nel nostro Paese è aumentata, rimanendo tuttavia nel 2023 ancora inferiore all’1,5% del PIL. Gli altri paesi, invece, investono più risorse nelle infrastrutture di trasporto: nel 2023, Francia e Spagna destinano l’1,7% del PIL ad investimenti nei trasporti; la Germania investe nel settore il 2,1% del proprio PIL. La parola d’ordine è dunque investire. Senza investimenti, non “si parte” e dunque non si arriva “a destinazione”! Soprattutto, se la destinazione finale è la crescita.
Infrastrutture a confronto, il punto della situazione
- – Italia ultima in Europa tra Germania, Francia, Spagna per estensione della rete autostradale (Spagna prima con 15.825km contro i 7.556 dell’Italia) e rete ferroviaria ad alta velocità (in testa sempre la Spagna con 3.142km contro i 734 dell’Italia).
- – Primo aeroporto d’Europa Parigi Charles de Gaulle con 67,5 milioni di passeggeri nel 2023, Fiumicino è secondo per crescita nel numero di passeggeri, +60,2% contro il 68,8% di Madrid Barajas, mentre Malpensa registra un +48%.
- – Il porto di Trieste vede il maggior incremento (+39,7% tra il 2013 e il 2022), raggiungendo così lo stesso livello di movimentazione merci di Valencia (64 milioni di tonnellate). Il porto di Amburgo, rimane il principale europeo, ma registra un -14,3% nei volumi trasportati.
- – L’aumento dei cyber attacchi ha colpito soprattutto il settore governativo, con il 19% del totale degli incidenti, la spesa dell’Italia in cybersicurezza arriverà a 2 miliardi entro il 2024.
- – Nel 2023 prima l’Italia in connettività tramite fibra con una copertura del 95,2%, seguita da Francia all’81,4%, Spagna 59,3%, Germania in netto ritardo con una copertura del 29,8%.