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Quali sono gli scenari futuri della supply chain?
Post di Matteo Sgatti, Regional Sales Manager di REMIRA Italia –
Le esigenze di pianificazione della supply chain si sono evolute notevolmente nel corso degli ultimi anni a causa dello scenario economico e geopolitico nel quale stiamo vivendo, che richiede una sempre maggiore flessibilità, velocità e precisione. Le nuove tecnologie, come l’analisi predittiva, l’intelligenza artificiale e l’integrazione di dati in tempo reale, offrono alle organizzazioni la possibilità di anticipare le variazioni della domanda, ottimizzare i flussi di approvvigionamento e ridurre i tempi di risposta. Queste soluzioni consentono di avere visione più chiara e integrata della catena di fornitura, facilitando la gestione proattiva e non più reattiva, e consentono alle aziende di essere più resilienti in un contesto economico sempre più volatile.
Tuttavia, secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Supply Chain Planning del Politecnico di Milano in partnership con REMIRA Italia, le aziende italiane dimostrano un limitato grado di maturità nella conoscenza dello “stato di salute” delle proprie supply chain e nell’adozione di strumenti tecnologici adeguati che permettono di raccogliere dati e, successivamente, interpretarli a supporto alle decisioni strategiche.
Solo un terzo delle imprese, infatti, misura un numero sufficientemente completo di KPI per la valutazione dell’efficacia e dell’efficienza della supply chain. Un tasso così basso è spesso dovuto alla mancanza di una cultura dei dati adeguata all’interno delle aziende; molte di esse faticano a identificare e monitorare i giusti KPI perché non hanno implementato sistemi integrati che consentono di generare una visione completa e dinamica delle prestazioni. Senza una misurazione accurata dei KPI tecnici ed economici le aziende rischiano di perdere opportunità di miglioramento, ignorano o non sono in grado di individuare inefficienze e rischi emergenti, e si trovano spesso a dover prendere decisioni basate su intuizioni, piuttosto che su dati concreti.
Dai dati dell’Osservatorio, inoltre, emerge chiaramente la difficoltà nell’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate per la supply chain da parte delle aziende, derivante, molto probabilmente, da una combinazione di fattori culturali e strutturali. L’implementazione di nuove tecnologie richiede, infatti, investimenti significativi in formazione e risorse, un cambio di mentalità organizzativa e un forte mandato da parte del management. Questo è sicuramente un ostacolo per le aziende italiane, che continuano a operare manualmente su fogli di calcolo basati su dati disponibili solo per ciascun reparto e senza una visione d’insieme, impedendo quindi il dialogo tra le varie business unit.
L’utilizzo di piattaforme digitali che integrano i dati tra le varie business unit è, però, la chiave per favorire un dialogo omogeneo all’interno dell’azienda. I software specializzati che da tempo sono disponibili a supporto della digitalizzazione della catena di fornitura (come gli APS, Advanced Planning e Scheduling) permettono una condivisione delle informazioni in tempo reale e creano una fonte unica di verità a cui tutti i reparti possono accedere. I vantaggi che questo può generare sono molteplici: da una maggiore trasparenza a una comunicazione più efficiente e decisioni strategiche basate su dati condivisi e coerenti, il che si traduce in una maggiore reattività alle variazioni di mercato.
Collegato al tema delle variazioni di mercato a cui le imprese sono sottoposte oggi, vi è la gestione del rischio: il 42% delle aziende dichiara di non prevedere alcun processo strutturato e 1 azienda su 2 non attua alcun tipo di revisione della supply chain, ma fa affidamento solo sull’esperienza dei dirigenti. Quali sono le motivazioni dietro a queste scelte?
Gli ostacoli principali che impediscono alle aziende di prevedere dei processi strutturati per la gestione del rischio e per la revisione e riprogettazione della supply chain sono la mancanza di consapevolezza e di risorse dedicate. Molte organizzazioni, soprattutto le PMI, faticano a integrare questi processi nei loro modelli operativi poiché li considerano un costo aggiuntivo piuttosto che un investimento, dovuto al fatto che non associano una buona gestione del rischio a una migliore pianificazione strategica. In assenza di processi strutturati, le aziende quindi rimangono vulnerabili a shock improvvisi, che potrebbero essere mitigati da un approccio preventivo e integrato alla gestione del rischio.
In conclusione, secondo i dati raccolti, tra tutte le imprese, indipendentemente dalla loro dimensione, oggi vi è una crescente percezione dell’importanza della pianificazione della catena di fornitura, cruciale per migliorare la competitività e la resilienza. Rispetto al passato, il vantaggio è che esiste una vasta gamma di strumenti tecnologici che permette di ottenere risultati tangibili e immediati nella gestione della supply chain. Questi sistemi avanzati sono in grado di integrare a livello informatico i vari reparti aziendali, consentendo una visione unica e centralizzata dei dati, che migliora la pianificazione e la reattività.
Tuttavia, c’è ancora una resistenza culturale al cambiamento, e molte aziende si affidano a metodi tradizionali, sottovalutando il potenziale impatto positivo che una pianificazione integrata e tecnologicamente avanzata della supply chain può avere sul business.