Europa e startup: mercato unificato o futuro a rischio

scritto da il 23 Ottobre 2024

Post di Elia Bidut, strategist presso Talent Garden e fellow del think tank Tortuga –  

L’Europa è in ritardo in un settore decisivo: innovazione e digitale. Nel suo rapporto Mario Draghi lancia un avvertimento chiaro: è tempo che l’Europa cambi marcia. Se da una parte l’intelligenza artificiale rappresenta una delle tecnologie più dirompenti dei nostri tempi, dall’altra l’Europa sta rischiando di restare ai margini di questa rivoluzione. E non è la sola voce a sottolineare l’urgenza: Daniel Ek, fondatore di Spotify, e Mark Zuckerberg di Meta, hanno recentemente pubblicato una lettera aperta in cui ammoniscono le istituzioni europee. Secondo loro, il Vecchio Continente sta perdendo il treno dell’innovazione, un treno che difficilmente tornerà.

Ma quali sono i fattori che stanno rallentando l’Europa? E cosa può essere fatto per colmare il divario con gli Stati Uniti?

Tra le tante chiavi di analisi, ve ne è una: quella del ruolo delle startup nell’economia. E il confronto tra il Vecchio e il Nuovo Mondo offre degli elementi di analisi molto interessanti.

Il ruolo chiave delle startup nell’economia

Partiamo dal Nuovo Mondo. Negli Stati Uniti, le startup sono uno dei motori della crescita economica. Un report della Harvard Business Review ne evidenzia il perché specialmente nel post-pandemia: 1) le startup creano molti nuovi posti di lavoro e 2) contribuiscono in maniera decisiva alla crescita della produttività.

Mentre le grandi aziende tendono a bilanciare le loro assunzioni con riduzioni di personale in altre aree, le startup in rapida crescita generano nuovi posti di lavoro netti, contribuendo in maniera significativa alla creazione netta di occupazione. Negli Stati Uniti, circa il 15% delle nuove offerte di lavoro proviene proprio da startup, sebbene rappresentino una netta minoranza a livello numerico rispetto al totale delle attività economiche americane.

Oltre a creare posti di lavoro, le startup contribuiscono anche all’aumento della produttività. Questo avviene attraverso l’adozione di nuove tecnologie, l’introduzione di modelli di business innovativi e il miglior uso delle risorse economiche, incluse le persone. Ci sono vari fattori in gioco, come i settori in cui operano, la scarsità di risorse, la maggiore competizione. Ma in definitiva, la ricerca economica evidenzia come le startup non solo facciano crescere il numero di occupati, ma rendono l’economia più efficiente e dinamica.

Le ragioni del successo americano

Un recente studio dell’OECD (OCSE) rivela dati sorprendenti: alla fine del 2022, negli Stati Uniti erano state aperte il 34% di imprese in più rispetto ai livelli pre-pandemia, con circa 356.000 nuovi business avviati. Anche se alcuni paesi europei come Belgio e Francia hanno registrato tassi di crescita simili (rispettivamente del 22% e 25%), la Germania, una delle locomotive economiche europee, non ha beneficiato di un rimbalzo post-pandemia, e l’Italia è addirittura peggiorata.

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Gli Stati Uniti sono riusciti a mantenere un ritmo impressionante nella creazione di startup, nonostante le sfide economiche degli ultimi anni. Paradossalmente, la pandemia di Covid-19 ha stimolato un boom imprenditoriale senza precedenti. Tra il 2019 e il 2022, la ricchezza delle famiglie americane è cresciuta del 36%, un record storico che ha permesso a molti aspiranti imprenditori di prendere rischi e avviare nuove attività. Questo fenomeno è stato favorito anche dalle generose misure di stimolo economico introdotte dal governo, che hanno rafforzato la fiducia e incentivato l’imprenditorialità.

La tecnologia è stata un altro fattore chiave. La pandemia ha accelerato l’adozione del digitale in molti settori e ha reso possibile l’avvio di nuove imprese in modalità completamente online. Le piattaforme digitali hanno fornito un “paracadute” imprenditoriale per milioni di lavoratori che hanno perso il lavoro durante la pandemia, permettendo loro di avviare attività su mercati digitali con costi iniziali ridotti.

L’Europa a un bivio, così ostacola le startup

L’Europa è stata penalizzata invece dalla frammentazione burocratica e legislativa che ostacola la nascita e la crescita delle startup.

Guardando al numero di nuove imprese, è evidente che non vi sia un singolo Paese europeo capace di stare al passo del traino americano. Anche gli ecosistemi vincenti nostrani, come quello francese, registrano statistiche inferiori di oltre il 30% rispetto a quelli Usa. Per non parlare dell’Italia, unico paese a registrare una contrazione delle nuove imprese registrate.

Attualmente, l’Europa si presenta come un insieme di piccoli mercati frammentati, ciascuno con le proprie leggi, normative, e pratiche burocratiche. Questo rende incredibilmente complesso e costoso per le startup europee crescere, raccogliere fondi e operare in un contesto veramente unificato.

Il vero problema è la frammentazione

Il vero problema delle startup europee non risiede tanto nell’ambizione o nelle tasse, quanto nella frammentazione. Le differenze tra mercati nazionali, lingue, sistemi educativi e normative fiscali e giuridiche fanno dell’Europa un mosaico di piccole economie frammentate, piuttosto che un mercato unificato dove le startup possono crescere liberamente.

Questa frammentazione scoraggia non solo gli investitori, ma anche gli imprenditori stessi, che si trovano di fronte a barriere enormi quando cercano di espandersi oltre i confini del loro paese.

Negli Stati Uniti, ad esempio, le startup beneficiano di una standardizzazione legale che facilita notevolmente l’accesso agli investimenti. L’entità giuridica “Delaware Inc.”, combinata con strumenti standardizzati come il contratto SAFE o piattaforme come Angel List, permette agli investitori di finanziare le startup in modo semplice e veloce. Basta un clic su un contratto digitale, e l’investimento è fatto.

Al contrario, in Europa, ogni paese ha processi diversi, spesso antiquati, che complicano il fundraising. Basti pensare a paesi come Germania e Spagna, dove la burocrazia e il processo notarile sono diventati una barzelletta per gli investitori internazionali, disincentivando a mettere capitali nelle startup europee.

La proposta di una forma legale unica

Cosa poter fare? Da dove partire? In questi giorni di insediamento dei commissari europei, un collettivo di imprenditori, investitori, accademici, ed esperti di digitale si è raccolta attorno a una semplice e incisiva proposta: creare una forma legale standard per le startup europee.

Questa proposta rappresenterebbe un passo avanti decisivo per creare un vero mercato unico delle startup in Europa. Un’entità legale unica, riconosciuta in tutti i 27 paesi membri dell’Unione Europea, permetterebbe agli imprenditori di registrare una startup una sola volta, e di poter operare senza ulteriori ostacoli burocratici in qualsiasi paese dell’UE.

Con una forma legale standard, le startup potrebbero raccogliere fondi da investitori di tutta Europa e del mondo, senza dover affrontare le complessità legali e fiscali specifiche di ogni singolo paese.

Questo renderebbe il Vecchio Continente più attrattivo anche per gli investitori americani e internazionali, che attualmente preferiscono evitare il mercato europeo proprio per via delle difficoltà burocratiche e legali.

Una struttura legale unificata comporterebbe numerosi vantaggi, tra cui:

  1. 1. Riduzione della complessità burocratica: le startup non dovrebbero più destreggiarsi tra 27 diverse giurisdizioni. Ciò ridurrebbe drasticamente i tempi e i costi di avvio e gestione di un’impresa.
  2. 2. Facilitazione dell’accesso ai capitali: una standardizzazione delle procedure di investimento, simile al modello americano, renderebbe più semplice per gli investitori europei e internazionali supportare le startup in tutto il continente.
  3. 3. Unificazione del mercato europeo: un’unica entità legale promuoverebbe l’integrazione dei mercati europei, creando opportunità di crescita che attualmente sono limitate dalla frammentazione legislativa.
  4. 4. Attrazione di talenti e investimenti: eliminando le barriere burocratiche, l’Europa diventerebbe una destinazione più appetibile sia per gli investitori che per gli imprenditori, riducendo la “fuga di cervelli” verso gli Stati Uniti e altre regioni più favorevoli all’innovazione.

Futuro possibile per le startup europee? L’esempio spagnolo

Perché questa proposta potrebbe essere la chiave per il futuro economico dell’Europa? Il successo delle startup americane dimostra che un ambiente normativo favorevole è essenziale per stimolare l’imprenditorialità. Negli Stati Uniti, la semplicità del sistema legale e fiscale, unita a un accesso facilitato al capitale, ha permesso alle startup di crescere rapidamente. In Europa, invece, la burocrazia spesso soffoca le nuove imprese ancor prima che possano decollare.

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Un esempio emblematico viene dalla Spagna, dove solo negli ultimi anni sono state introdotte riforme significative per ridurre i costi e i tempi di avvio di una nuova impresa. Grazie a queste riforme, Madrid e Barcellona stanno rapidamente diventando hub di innovazione tecnologica, attraendo startup e capitali da tutto il mondo. Questo dimostra che, quando le barriere vengono abbattute, le startup possono prosperare anche in Europa.

Unificare il quadro legale potrebbe essere il primo passo per creare un mercato veramente unico per le startup in Europa, dove le imprese possano crescere senza dover affrontare ostacoli burocratici ogni volta che si espandono in un nuovo paese. Questo potrebbe inoltre incentivare gli investitori internazionali a considerare l’Europa come una destinazione valida per i loro capitali, sapendo di poter contare su regole chiare e uniformi in tutto il continente.

Solo attraverso riforme profonde e coraggiose, l’Europa potrà sperare di colmare il divario e dare alle sue startup il ruolo centrale che meritano nella crescita economica.