Competenze cruciali, formazione e welfare: leve per l’innovazione

scritto da il 14 Ottobre 2024

Post di Alessandra Colonna, co-founder e ceo Bridge Partners

Cambiare non è un’opzione: è una necessità. La velocità del cambiamento, nei mutevoli e sfidanti contesti di oggi, è tale che le competenze tecniche e relazionali necessarie per affrontarlo al meglio evolvono altrettanto rapidamente.

Per questo, formazione continua e lifelong learning devono diventare un mindset non solo per le grandi ma anche e soprattutto per le piccole e medie imprese che hanno nella versatilità un grande vantaggio competitivo.

Per creare contesti aziendali che coniughino innovazione, creatività e un’elevata efficienza, al di là delle competenze tecniche e digitali che, è scontato dirlo, vanno sempre aggiornate con adeguati programmi di upskilling e reskilling, è imprescindibile creare sicurezza psicologica e dare spazio a un costante e generativo confronto libero e aperto.

Le competenze tecniche non bastano: l’importanza della sicurezza psicologica

Ma che cosa si intende per sicurezza psicologica? Amy Edmonson, professoressa di Harvard, nel suo libro più famoso, Organizzazioni senza paura, la definisce come l’assenza del timore di assumersi rischi relazionali.

Insomma, la sicurezza psicologica è la condizione in cui le persone si sentono a proprio agio nell’esprimere opinioni, preoccupazioni, idee e sentimenti senza paura di ripercussioni o umiliazioni. Ed è essenziale per consentire conversazioni aperte e oneste in ogni team, ancora di più in contesti difficili o delicati.

Se manca la sicurezza psicologica, le persone tendono a ritirarsi, a non condividere informazioni cruciali o a evitare di discutere questioni importanti, causando incomprensioni e risultati insoddisfacenti, nonché inibendo innovazione e inclusività.

Le componenti chiave della sicurezza psicologica

La sicurezza psicologica si crea attraverso due componenti chiave:

  1. 1. Rispetto reciproco: Le persone coinvolte devono sentirsi rispettate e apprezzate, indipendentemente dalle loro opinioni. Quando il rispetto viene meno, la sicurezza è compromessa, e gli individui iniziano a chiudersi o a reagire in modo difensivo.
  2. 2. Scopo comune: Perché la sicurezza psicologica esista, è importante che tutte le persone coinvolte percepiscano di condividere uno scopo comune. Questo significa che c’è un obiettivo o un interesse che tutti riconoscono e che supera le differenze personali o di prospettiva. Quando c’è disaccordo, il richiamo a questo scopo aiuta a mantenere l’attenzione sui risultati desiderati e non sulle divergenze.

In quest’ottica, una ricerca condotta anni addietro da Google, nota come Progetto Aristotele, per indagare cosa accomunasse i suoi team più performanti, attesta che è proprio la sicurezza psicologica la dimensione imprescindibile e fondante alla base del successo dei team, della loro capacità di cooperare e di portare a compimento i progetti con efficacia e nel rispetto dei tempi.

Innovazione, produttività, efficienza: il ruolo delle relazioni

Insomma, creare le condizioni per cui l’unicità di ogni persona venga preservata e trovi espressione concreta nella possibilità di esprimere le proprie idee – anche e soprattutto se divergenti – senza paura delle conseguenze, porta innovazione, motiva le persone, accresce produttività ed efficienza delle aziende.

Reb Rebele e Adam Grant, due esperti di management, nel loro articolo Collaborative Overload pubblicato su Harvard Business Review nel gennaio 2016, evidenziarono come, rispetto a 20 anni fa, le persone lavorino in team per più del 50% del tempo. Oggi il dato potrebbe essere persino aumentato, viste le interconnessioni che il nostro modo di lavorare crea costantemente, sulla spinta della digitalizzazione.

Il successo dei progetti più delicati e importanti dipende dalle competenze, dall’energia e dall’attenzione di ciascun membro del team.

La capacità di padroneggiare conversazioni cruciali

Saper collaborare, altrimenti detto teaming, è una capacità dirimente, legata a doppio filo alla sicurezza psicologica e alla capacità di padroneggiare conversazioni cruciali, definibili tali per l’alta posta in gioco, le opinioni contrastanti e l’emotività che smuovono.

Per creare e mantenere sicurezza psicologica durante una conversazione cruciale, bisogna:

  1. 1. Analizzare prima il proprio reale intento e poi manifestarlo agli altri. Ci si deve interrogare sulla propria predisposizione o meno, in ogni circostanza, a dare un contributo franco e rispettoso al dialogo e invitare gli altri a fare altrettanto.

Se si approccia un dialogo con la volontà di “vincere”, “imporsi”, “minacciare” “controllare” ecc. gli altri lo avvertiranno e reagiranno di conseguenza perché si sentiranno minacciati. Quindi se non si hanno sane intenzioni meglio evitare di iniziare il dialogo. Prima o poi prenderà una brutta piega.

  1. 2. Si ha poi il dovere di monitorare il proprio e altrui livello di sicurezza nel prosieguo della conversazione.  I segnali di insicurezza sono verbali o non verbali come un tono di voce difensivo, o il silenzio o l’aggressività del parlare. Quando si osservano questi segnali, è un indizio che la sicurezza psicologica nostra o del nostro interlocutore è compromessa. Va dunque ripristinata. Se siamo noi a cambiare il nostro approccio è bene prendere una pausa e chiedersi davvero che cosa vogliamo per questa relazione.

Altri strumenti pratici in una conversazione cruciale

Quando invece sono gli altri che si sentono minacciati per qualcosa che abbiamo detto o fatto o per l’interpretazione che ne danno si può intervenire in vari modi, ad esempio:

– Riparlando apertamente dei propri intenti: “Non voglio ferirti o mancarti di rispetto, il mio obiettivo è solo discutere apertamente questa situazione”.

– Riconoscendo l’importanza delle relazioni: “Capisco che questo argomento sia delicato e mi sta molto a cuore che troviamo una soluzione che funzioni per tutti”.

– Usare strumenti di contrasto e riparazione. Se c’è stata una rottura della sicurezza, si possono usare tecniche per rimettere la conversazione sui binari giusti. Questo può includere chiarire incomprensioni (formulando la cosiddetta affermazione di contrasto “non intendo …”, ” Intendo” senza il “ma” in mezzo) o scusarsi sinceramente quando necessario per ristabilire fiducia e rispetto.

Le capacità relazionali nelle aziende sono competenze

In questi casi, saper stare nel dialogo, evitare che i conflitti – inevitabili e di per sé costruttivi perché frutto della nostra diversità e unicità – prendano una deriva malsana, rispettare il punto di vista altrui, essere davvero inclusivi, il tutto collaborando da remoto, attraverso uno schermo, in tempi stretti e con pressioni forti, non sono attitudini: sono competenze cruciali, che sempre più guideranno il futuro, determinando il successo tanto personale quanto di team. Come tali meritano di essere sostenute e sviluppate.

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Un’azienda sarà competitiva, un’organizzazione efficiente e un Paese capace di generare benessere grazie anche, e soprattutto, alla qualità delle capacità relazionali del proprio capitale umano, le persone, che nei più diversi ruoli quotidianamente lavorano e si impegnano per raggiungere i risultati che sono chiamate a ottenere, e lo potranno fare sempre di più e meglio sapendo che le loro idee, il loro punto di vista e la loro unicità contano, sanno essere rispettati e valorizzati da ogni membro dell’organizzazione, a prescindere dal ruolo.

Un evento sulle competenze cruciali

Alle competenze cruciali, al loro potere trasformativo e al loro impatto virtuoso sui comportamenti Bridge Partners dedicherà il 12 novembre, presso l’Auditorium Giorgio Squinzi Assolombarda a Milano, la Crucial Skills Marathon, evento* di una mattinata per toccare con mano il valore di tre competenze cruciali: la negoziazione, la gestione delle conversazioni cruciali, l’efficacia e la produttività personale coniugata al proprio benessere, con tre speaker d’eccezione.

All’evento parteciperà David Allen, tra le principali autorità nel campo della formazione aziendale e personale, autore di Getting Things Done (tradotto in italiano “Detto, Fatto!”) e del metodo GTD, diventato un modello di riferimento per la gestione del tempo.

*L’evento è gratuito e l’iscrizione è nominale.