Europa: sovranità digitale, regole e capitali per competere

scritto da il 04 Ottobre 2024

Post di Domenico Favuzzi, Presidente di Exprivia – 

L’Unione Europea ha davanti a sé un’opportunità unica per affermarsi come protagonista nel panorama tecnologico mondiale. Dal report di Mario Draghi emerge una sfida cruciale: senza una strategia chiara di autonomia tecnologica, l’Unione Europea rischia di diventare solo un mercato di sbocco per le tecnologie sviluppate altrove. Tuttavia, la sfida è ben più complessa della “sola” innovazione tecnologica. È necessario ripensare profondamente aspetti come il quadro normativo o il sostegno finanziario, per garantire all’Europa di crescere in modo indipendente e realmente competitivo, con un ruolo da intermediaria in un contesto mondiale multipolare.

Uno dei temi chiave del report è il ritardo in termini di produttività in Europa, e in particolare in Italia, legata alla lenta adozione delle tecnologie digitali. L’UE da tempo non riesce a recuperare terreno su processi aziendali avanzati e tecnologie, come l’Intelligenza Artificiale, a causa di una scarsa capacità di innovazione digitale. Lo confermano anche i dati: secondo le stime più recenti, il nostro continente negli ultimi 3 anni ha investito circa 270 miliardi di euro in meno rispetto agli Stati Uniti in ricerca e innovazione[1].

Investimenti mirati per recuperare competitività

È quindi chiaro che la competitività non potrà essere recuperata se non con investimenti mirati, non solo nelle tecnologie attuali ma soprattutto in quelle emergenti, (come il Quantum Computing o il Photonic Computing), dove l’Europa può ancora posizionarsi tra i leader globali. Va comunque detto che recuperare produttività significa anche sviluppare competenze in settori in cui l’Europa è già competitiva, come la manifattura o la ricerca di base in ambito fisico, chimico o sanitario.

L’Europa e le regole che ostacolano l’innovazione

Un altro punto cruciale è rappresentato dal quadro normativo. Alcune direttive rischiano di ostacolare l’innovazione più di quanto la favoriscano. Draghi stesso sottolinea l’urgenza di un mercato digitale europeo unico, che però richiede un aggiornamento delle regole per adattarsi alle tecnologie emergenti senza limitarne lo sviluppo. Regolamentare troppo presto ciò che è ancora in evoluzione può portare a un “ingessamento”, che rallenta l’adozione delle nuove tecnologie e impedisce alle imprese europee di competere su scala globale.

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L’Europa, le imprese e il mercato dei capitali

Per far si che le startup e le PMI europee crescano e diventino protagoniste del mercato digitale, è altrettanto cruciale che il sostegno finanziario sia all’altezza delle sfide. Attualmente, molte aziende europee faticano ad accedere ai capitali necessari per competere con i giganti globali. Per esempio, solo il 12% delle startup europee riesce a ottenere finanziamenti superiori a 10 milioni di euro, contro il 47% delle loro controparti statunitensi[2].

È quindi indispensabile ripensare il mercato dei capitali europeo, promuovendo una maggiore integrazione e semplificando l’accesso ai fondi. L’Italia non è estranea a questa dinamica: il sistema borsistico non sempre riesce a sostenere adeguatamente le aziende tecnologiche, che di riflesso per espandersi e crescere sono costrette a cercare in altre modalità le risorse utili.

La creazione di un mercato unico dei capitali europeo, con accesso più semplice e consolidato ai fondi, si rivela quindi una necessità di base per far crescere le aziende europee e permettere loro di competere con i giganti internazionali.

L’urgenza di un ecosistema industriale interconnesso

L’autonomia tecnologica dell’Europa dipende altresì dalla capacità di costruire una filiera produttiva integrata, in cui grandi, medie e piccole imprese collaborano attivamente. Questa cooperazione deve essere sostenuta da capitali europei, per assicurare che il valore generato rimanga all’interno dell’Unione. Solo attraverso un ecosistema industriale coeso e interconnesso, l’Europa potrà rafforzare la sua competitività su scala globale.

L’Europa e l’aggiornamento delle competenze digitali

Infine, ma non meno importante, c’è il tema della formazione. Non possiamo affidarci esclusivamente all’assunzione di nuovi talenti per colmare il gap tecnologico. Il re-skilling della forza lavoro esistente è altrettanto necessario. L’IA, per esempio, non deve essere vista come una tecnologia riservata solo agli ingegneri o ai giovani professionisti altamente specializzati, ma deve diventare uno strumento accessibile a tutti i lavoratori e applicabile a vari processi aziendali. Inoltre, la competenza digitale deve andare oltre il semplice utilizzo dei singoli strumenti tecnologici: significa anche comprendere come questi vengono sviluppati e funzionano, per poterli adattare a esigenze future e per trovare nuove soluzioni che possano migliorare l’operatività.

Secondo l’OECD, in Europa c’è un urgente bisogno di aggiornamento delle competenze digitali: quasi il 50% dei lavoratori europei non possiede competenze digitali adeguate[3].​ Senza un investimento massiccio nella formazione digitale, il rischio è di ampliare ulteriormente il divario tra chi è in grado di sfruttare queste tecnologie e chi ne rimane escluso. Questo non solo comprometterebbe la competitività, ma potrebbe anche aumentare le disuguaglianze economiche e sociali all’interno dell’Unione Europea.

Ritrovare la leadership, superando i nazionalismi

L’Europa dispone dei presupposti per diventare leader mondiale nel settore delle tecnologie digitali, ma il raggiungimento dell’autonomia tecnologica richiede una strategia a lungo termine. Serve un approccio che integri innovazione, formazione, un quadro normativo flessibile e un sostegno finanziario adeguato. Il percorso richiede decisioni coraggiose, investimenti continui e soprattutto una cooperazione efficace tra tutti gli attori europei, superando i “nazionalismi”. È il momento che l’Europa intraprenda questo cammino con ambizione e coesione, basandosi su una governance forte, capace di competere e collaborare su scala globale.

NOTE

[1] Commissione Europea, “European Competitiveness Report 2023”

[2] European Investment Fund (EIF), “EIF Working Paper 2023 on Venture Capital in Europe”

[3] OECD, “Digital Economy Outlook 2023”