categoria: Sistema solare
L’America saprà tenere ancora le fila del nuovo mondo?
Post di Thomas Avolio, Deputy CEO e Principal di Redfish Listing Partners –
L’evoluzione non si è fermata, al contrario di quanto abbiamo creduto noi europei nell’ultimo mezzo secolo. E lentamente, ci stiamo risvegliando dal sonno profondo cui eravamo indotti, come sempre accade agli Alleati satelliti quando l’Imperatore chiede di dividere il conto.
Al brusco risveglio ci siamo resi conto del fatto che noi Occidentali non siamo più protagonisti assoluti del secolo e che la pax Americana, che indubbiamente ha zavorrato i conti dello Zio Sam e stancato un popolo rimasto in allerta e pronto a far guerre ad ogni ora, ha permesso anche il prosperare di economie non democratiche. Pensiamo all’incredibile crescita di cui sono stati protagoniste Cina, Brasile, Russia, India e tante altre economie emergenti, arricchitesi proprio grazie alla globalizzazione ed all’esercizio di polizia del mondo che hanno condotto gli americani.
Perché un fatto è innegabile: l’America ha instaurato un’egemonia democratica, liberista e capitalista. Diverso sarebbe stato se fossimo vissuti dal dopo guerra ad oggi una grande pax sovietica o di regime totalitarista, la quale avrebbe quasi certamente soffocato con repressioni ogni virtuosismo commerciale non centrale all’Impero.
Il costo enorme dell’egemonia americana
Ma l’egemonia americana ha avuto un costo enorme, finanziario e psicologico. Tanto elevato da ritrovare oggi i nostri alleati oltre oceano nel bel mezzo di una crisi d’identità. E i BRICS ringraziano e ne approfittano.
Il risveglio degli americani è consistito nella presa di coscienza che il mondo non volesse vivere come loro. Pensiamo all’effettiva capacità d’esportazione democratica statunitense degli ultimi trent’anni. Hanno sostanzialmente provato a fare quello che, nella seconda guerra mondiale, era riuscito in Europa – nel resto del mondo. Ma i risultati nelle altre campagne non sono arrivati, mancando di replicare la vittoria sociale europea. Ne sono un chiaro esempio i casi di Iraq e Afghanistan: dopo oltre vent’anni di occupazione, non appena fatti i bagagli per chiudere il fronte mediorientale sono bastate 48 ore per ritrovare i talebani al comando.
E se l’America per quasi un secolo è riuscita a tenere le redini del mondo beneficiando di uno strapotere assoluto contro alleati da pietre e bastoni in giro per il pianeta, oggi faticano. E non poco.
Il declino del potere: NATO e dollaro
Pensiamo a questo dato, nel 1950 la popolazione mondiale ammontava nell’intorno di 2,5 miliardi di abitanti. Oggi superiamo gli 8,5 miliardi di abitanti. E se un tempo si godeva dello strapotere militare ed economico del blocco NATO, con grandi leve di persuasione e deterrenza verso il resto del mondo, oggi la Nato rappresenta appena un settimo della popolazione. Con l’aggravio del fatto che l’applicazione di politiche sanzionatorie – altro strumento di deterrenza Occidentale – è divenuto controproducente, come rinchiudersi da soli in un recito.
Guardando al dominio del dollaro USA sul pianeta, infatti, notiamo un trend calante, con currency estere che ne stanno erodendo la dominanza. Lo USD ora rappresenta meno del 60% delle riserve valutarie mondiali, in calo rispetto a oltre il 70% nel 2000, essendo stato sostituito principalmente da “valute di riserva non tradizionali” come quelle di Australia, Canada e Cina, a dimostrazione di una più mitigata concentrazione degli accentramenti commerciali.
Il mondo è molto più affollato e competitivo
Ad oggi il meccanismo di governo democratico – al netto delle sue varie declinazioni operative – è il più sofisticato e socialmente avanzato. Diritti, libertà, giustizia. Questo, tuttavia, passa attraverso una profonda costruzione di senso civico dei cittadini. Perché i popoli compongono le Nazioni e devono per primi essere nelle condizioni di comprendere quello che li circonda, tenendo conto delle loro differenze storiche, ovvero delle loro profonde diversità culturali. Ma un fatto è certo: I cinesi non potrebbero vivere come i russi, così come i persiani non potrebbero mai vivere come si vive in America.
La ricchezza di una nazione, il valore della sua currency in altri termini, non risiede dunque più nelle quantità di oro detenute nei caveaux, quanto più nella deterrenza militare, nella capacità di produrre bene servizi, di innovare, nelle qualità delle proprie università – culla dello sviluppo del capitale umano. E non da ultimo, nella credibilità, la così detta reputation.
Nella prima parte del pensiero sullo stanco Impero Americano e sul potere del suo dollaro, si ripercorre la scelta apparentemente scellerata di slegare dollaro e oro, alimentando una spirale di debito e crescita che mescolandosi creano un effetto dopante potenzialmente fatale. A questo punto occorre utilizzare una metafora ingegneristica per continuare la disamina: per costruire un ponte lungo mille metri occorrono determinate strutture. Per costruire un ponte lungo duemila metri, tuttavia, non basta moltiplicare i precedenti calcoli “per due”, bisogna reinventare una nuova struttura. E il mondo è diventato più affollato, sofisticato e più competitivo che mai. E di nuovo, non basta moltiplicare per due.
Una nuova strategia: primo, America e Alleati siano più compatti
Gli Alleati – intesi come Sistema Occidente – sono la risposta. America, Europa, Giappone e il resto degli Alleati devono cooperare sempre più a livello internazionale, con maggiore convinzione e mostrandosi compatti – senza cedere alla sedicente via dell’isolazionismo soprattutto tra loro, credendo di proteggere il proprio mercato interno.
Infatti, gli Alleati giocano un ruolo fondamentale per la rinascita statunitense: non possono e non devono accontentarsi di uno zero virgola sui tassi di crescita, devono evidentemente cambiare paradigma, reinventarsi, trovando una nuova strategia per continuare – anzi, riprendere – a crescere in maniera virtuosa e prepotente per mantenere una posizione di ultra-dominanza internazionale.
Per incominciare lavorando sulla (in)capacità del sistema Pubblico di attrarre talenti: i cervelli più meritevoli, infatti, finiscono nella quasi totalità dei casi per approdare nel settore privato. Occorre in primis invertire questo trend, rendendo nuovamente politica e Pubblica Amministrazione la massima aspirazione per gli studenti delle università. Infatti, è solo investendo sull’istruzione che si possono combattere reiterati comportamenti egoistici degli individui e della popolazione della sua interezza – investimenti che non guardano alle semplici tornate elettorali, bensì seguire politiche intergenerazionali di lungo periodo.
Secondo pilastro: efficientare la spesa pubblica
Da qui il secondo pilastro del cambiamento di cui l’Occidente ha un disperato bisogno: l’efficientamento della spesa pubblica. Gli Stati, a differenza delle large corporate, hanno ovviamente finalità mutualistiche e redistributive: tuttavia oggi proprio a causa di una deviata conduzione del sistema politico di breve periodo con logiche “accaparra voti”, una larga parte degli introiti da gettito fiscale vengono utilizzati per ripagare debito pubblico – emesso a tassi di rendimento molto più elevati rispetto all’effettivo ritorno sull’investito. E questo non può più essere tollerato. Questo passaggio necessita di una profonda presa di coscienza dei cittadini di cosa sia perseguibile e di cosa invece è semplice propaganda, denigrando sul nascere manifesti politici populisti privi di ogni razionale economico sottostante.
Terzo: America e Alleati tornino a crescere in maniera virtuosa
E gli Stati Uniti devono comprendere quale sia il vero potenziale del rafforzamento dei rapporti con i suoi Alleati, concentrandosi a loro volta sui punti di cui sopra e sull’implementazione di accordi commerciali multilaterali con gli stessi.
Il concetto è semplice: occorre ideare una nuova struttura che permetta al “Sistema Occidente” di tornare a crescere in maniera virtuosa, alla pari dei tempi in cui i rapporti di indebitamento sul GDP erano ridotti. Entro il prossimo decennio negli Stati Uniti il12% del gettito fiscale complessivo verrà impiegato esclusivamente per sostenere il costo del debito pubblico, ovvero oltre mille miliardi di dollari annui in sola spesa di interessi. In Europa il rapporto è anche peggiore. Dobbiamo cambiare marcia perché, come recitava un vecchio spot, “Freedom is not Free”. La Libertà ha un prezzo.