Ucraina, la guerra dei nomi per le vie di Odessa è un autogol

scritto da il 30 Agosto 2024

Post di Ugo Poletti, direttore dell’Odessa Journal – 

In questi due anni e mezzo di guerra l’Ucraina si è dimostrata una nazione molto brillante nella comunicazione internazionale. Il protagonismo di Zelensky sulla stampa straniera per mantenere l’Ucraina nelle prime pagine dei giornali, è degno di essere studiato nei manuali di strategia di media relation. Non solo. Anche il proliferare di immagini e video ironici nei social media ucraini per ridicolizzare le truppe russe, ha insegnato al mondo il potere dell’ironia anche nella comunicazione di guerra. Un talento contro cui l’invasore russo non riesce a competere.

Alla luce di questa abilità mediatica è sconcertante il clamoroso autogol ucraino, in termini di immagine internazionale e di attrattività di investimenti esteri futuri, fatto dalla “guerra dei nomi delle vie di Odessa”. Vediamo cosa è successo. Già da diversi anni, prima dell’arrivo di Zelensky, l’Ucraina ha avviato un processo di rimozione di monumenti e simboli del passato non tollerati dal nuovo corso dell’Ucraina indipendente, come le statue di Lenin e di altri leader dell’Unione sovietica. Fin qui tutto legittimo, come in Italia furono abbattute le statue di Mussolini al crollo del regime.

Il piano decolonizzazione: via i nomi non legati all’indipendenza ucraina

Sotto la pressione psicologica dell’aggressione russa il processo è entrato in una fase più aggressiva, con l’obiettivo di rimuovere dalle città nomi di strade, simboli e monumenti di presonaggi non legati all’indipendenza ucraina. Si tratta del piano di “Dekolonisazya” (decolonizzazione) del governo ucraino, che è tra l’altro finanziato dall’USAID, il braccio umanitario della politica estera americana. Questo ha portato ad una pioggia di interventi di cancel culture in tutte le città ucraine, rimuovendo personaggi famosi e segni della cultura del passato. Come quando ci fu l’aggressione alle statue di Cristoforo Colombo in tutta l’America (simbolo del colonialismo), o la censura dei classici grechi nelle università americane (perché i Greci antichi sono un modello di dominio della razza bianca).

Quello che è successo a Odessa è emblematico di questa guerra al passato. Ma il modo in cui sono intervenuti ha creato la reazione indignata della maggioranza dei cittadini. All’inizio di agosto, un decreto del Governatore della regione di Odessa Oleg Kiper ha cancellato 83 nomi di vie e piazze ucraine, sostituendoli con altrettanti nomi suggeriti dalla nuova narrazione nazionale ucraina.

A Odessa cancellati dalle strade gli scrittori più iconici: tutti ebrei

A cadere sotto la scure politica sono proprio gli scrittori più iconici della città: Isaac Babel (“Storie di Odessa”, “L’Armata a Cavallo”), Evgeniy Petrov e Ilya Ilf (“Le 12 Sedie”, da cui un famoso film di Mel Brooks), Mikhail Zvanetsky (il più amato autore contemporaneo di Odessa, che ha perpetuato in letteratura la lingua della strada dei suoi concittadini). La cultura ucraina non li vuole. Forse sarà una coincidenza, ma sono tutti scrittori ebrei. Rimossi anche poeti e romanzieri come Paustovsky (a cui è dedicato un museo), Kataev e il premio Nobel della letteratura Ivan Bunin, lo scrittore che descrisse le stragi dei Bolscevichi durante la rivoluzione russa. E naturalmente hanno cancellato Tolstoy, Pushkin, Gogol e Ciaikovsky, perché sono icone della cultura russa.

La targa di via Pushkinskaya a Odessa (foto dell’autore)

La lista di proscrizione continua con scienziati, matematici e tutti gli eroi dell’Unione sovietica che combatterono per difendere Odessa dai Tedeschi nel 1941 e per liberarla dagli occupanti romeni nel 1944. In questo impietoso colpo di spugna non mancano alcuni episodi grotteschi come una via intitolata alla mamma della vicedirettrice del dipartimento della cultura dell’amministrazione regionale di Odessa e altre vie dedicate a dei collaborazionisti dell’occupazione romena. Tanto nel mucchio non si notano.

Promossi i nazionalisti ucraini che combatterono con i Tedeschi

La comunità ebraica, che rappresenta una storia importante nella città, dove fino alla seconda guerra mondiale gli ebrei erano il 35% della popolazione, non nasconde il suo malessere. Il rabbino capo Avroom Volf ha detto: “Non capisco perché lo abbiamo fatto, ma certamente non mi piace”. E un suo collaboratore nella Sinagoga Igor, ha precisato: “Questi eroi nazionalisti che mettono nelle vie di Odessa, non sono certamente i nostri eroi”. Si riferisce ai nazionalisti ucraini legati al mito dell’Armata Patriottica Ucraina, che combattè con i Tedeschi contro l’Armata Rossa nell’illusione di ottenere l’indipendenza. Nel Museo dell’Olocausto di Odessa ci sono documenti sulla sua collaborazione con i Romeni nell’eliminazione di 100.000 ebrei di Odessa.

Cancellata la storia e la cultura di Odessa prima dell’indipendenza ucraina

Il messaggio politico è chiaro: non c’è posto nella nuova mitologia nazionale ucraina per la storia e la cultura di Odessa prima dell’indipendenza ucraina. Agli abitanti di Odessa che sono affezionati al passato della loro città e ai nomi delle vie dove abitano da generazioni il Governatore Kiper ha detto: “se ne vadano a passeggiare a Mosca”. Con questo atto amministrativo si è guadagnato una promozione a Kiev. Come ai tempi dell’antica Roma, quando i governatori delle provincie acquisivano meriti per tornare in patria più potenti e ricevere cariche nella politica romana. La conferma è arrivata dai complimenti ufficiali del potente capo del servizio segreto militare Kyrylo Budanov, segno di quanto a Kiev la “dekolonisazya” stia a cuore, addirittura presso i vertici militari.

La Prospettiva Aleksandrovsky a Odessa, in una cartolina

La città si è divisa. Sì ma come?

Ma di fronte a questo provvedimento la città si è spaccata. Un primo sondaggio pubblico mostrava che favorevoli e contrari al cambiamento dei nomi delle vie erano al 50%, con i contrari in vantaggio per pochi voti. Poi si è scoperto tra i favorevoli c’erano parecchi votanti di altre regioni ucraine. Altri sondaggi su 4 canali Telegram di Odessa, hanno mostrato una media di 85% di cittadini contrari.

Il sindaco di Odessa Gennady Trukhanov ha colto la palla al balzo e si è dichiarato contrario, per prendere la leadership del malcontento maggioritario. Un bel viatico alle prossime elezioni per un personaggio politico in declino, che Zelensky ha promesso di disarcionare. Un vero autogol politico.

Non si può evitare di chiedersi quale sia l’utilità di traumatizzare una cittadinanza che fin dal primo giorno dell’invasione russa si è fieramente schierata in difesa dell’Ucraina. Molti Ucraini temevano che la città fosse filorussa. Come Trieste, Odessa ricorda il suo grande sviluppo ai tempi dell’Impero russo. Invece gli Odessiti hanno fatto a gara per sostenere la resistenza e per la prima volta molti hanno cominciato a parlare l’Ucraino, in una città dove tutti parlano abitualmente il Russo.

Il governo di Kiev appare come un colonizzatore

Oggi il governo di Kiev si presenta non come decolonizzatore, ma al contrario come un colonizzatore. Molti lo paragonano ai Bolscevichi, che sostituirono in nomi delle vie con Karl Marx, Friedrich Engels, Rosa Luxemburg. Questa è oggi l’immagine del governo di Zelensky. Un altro autogol politico.

Ma veniamo alle conseguenze sull’immagine di Odessa all’estero. Molti conoscono le città in base alla letteratura: Kafka a Praga, Dickens a Londra, Dostoievsky a San Pietroburgo, Dumas e Balzac a Parigi, etc. Dunque quale è il senso di cancellare gli scrittori che hanno reso famosa Odessa nel mondo? Sarebbe come se il governo italiano rimuovesse Dante Alighieri, o Carlo Goldoni, perché sono nati prima dell’Unità d’Italia e scrivevano in lingua fiorentina e veneta.

E questo cambiamento all’immagine della città come piace agli stranieri è controproducente per la sua attrattività internazionale. La bellezza architettonica di una città, la sua storia, la qualità della vita, l’ospitalità degli abitanti, e la fama data da scrittori e artisti, fanno una pubblicità che aiuta molto ad attrarre investimenti esteri e manager in trasferta. Odessa ha tutte queste cose, oltre all’importanza del suo porto e ai bassi costi delle case e della manodopera. Facciamo alcuni esempi.

Il sospetto di antisemitismo e gli effetti sugli investitori esteri

Il successo della ricostruzione in Ucraina dipende dalle strategie di istituzioni finanziarie e banche internazionali, i cui decision maker, manager e azionisti, sono prevalentemente legati alla lobby ebraica. Come accoglieranno questi attori chiave l’espulsione degli scrittori ebrei dalla cultura ufficiale ucraina? Difficile allontanare il sospetto che si tratti di antisemitismo. Come marketing della città all’estero, è una operazione molto infelice.

Le aziende della difesa britanniche stanno avviando progetti di investimento nella regione di Odessa. Chissà se saranno contente di sapere che un famoso sindaco scozzese di Odessa, Thomas Koble, è stato epurato dalla bella via Koblevskaya, nel cento storico. Era un esponente della vivace comunità inglese della città nell’800.

Curiosamente, in questo processo di epurazione a noi italiani è andata bene. Il lungo viale dedicato a Pushkin (che visse a Odessa e scrisse delle belle pagine sulla città) sarà ribattezzato “Viale degli Italiani”. Forse ha influito il fatto che l’Italia ha destinato 45 milioni di euro dai fondi della cooperazione internazionale per il restauro della Cattedrale Ortodossa di Odessa (colpita da un missile russo nel luglio del 2023) e diversi altri palazzi storici danneggiati dai droni kamikaze.

Cosa può fare l’Italia contro la cancel culture

Il progetto fu presentato alla Triennale di Milano a fine ottobre 2023, alla presenza del Ministro degli Esteri Antonio Tajani e del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Partner del progetto di restauro la Fondazione MAXXI, guidata da Alessandro Giuli, e la Triennale, da Stefano Boeri.

Questo impegno generoso, che fa onore all’Italia, offre una opportunità al nostro Paese di svolgere quel ruolo degno di una superpotenza culturale: insegnare agli Ucraini come si maneggia la cultura. Si tratta di svolgere un ruolo didattico, per mostrare come le diversità culturali del passato arricchiscono un paese e non minacciano la propria identità nazionale.

Se l’Italia manifesta diplomaticamente la sua contrarietà alla cancel culture, una sorta di riedizione dei “roghi dell’arte degenerata” (non è una metafora; alcuni ucraini hanno postato sui social media dei roghi casalinghi di classici russi), aiuta l’Ucraina nel suo percorso di adesione all’Unione Europea.

Non c’è in Ucraina una città più europea e multiculturale di Odessa. La tutela italiana di questa città in difesa della suo multiculturalismo, è un incentivo a turisti e imprenditori italiani e stranieri a visitarla, portando un grande beneficio all’Ucraina per la sua futura ricostruzione.