Si può barare in un campionato di trading? La risposta è…

scritto da il 23 Agosto 2024

Nella prima puntata di questa serie di articoli sui campionati di trading ci eravamo chiesti quali siano le motivazioni che possono spingere un trader retail ad iscriversi ad un campionato di trading.

Le motivazioni, tutte lecite, sono quelle di migliorare se stessi, avere un riconoscimento sociale, promuovere la vendita di propri prodotti / servizi / software. Ma alla  base di tutto la vera domanda è se ci sia da fidarsi delle performance ottenute durante un campionato di trading.

Detta in questo modo può sembrare una domanda scomoda ma tutto sommato marginale perché tra delle performance vantate senza nessuna evidenza e le performance di un campionato con i conti di un broker in mezzo ce ne passa. Ma qui casca l’asino.

Innanzi tutto bisogna distinguere tra un campionato organizzato da un broker e un campionato organizzato da un ente terzo sopra le parti.

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( fonte www.emiliotomasini.it )

Un broker ha tutto l’interesse a che i partecipanti al campionato producano con ogni mezzo lecito ed illecito performance strabilianti perché il fine non tanto nascosto del broker è di dimostrare che in borsa si può guadagnare e soprattutto che i clienti di quel broker guadagnano somme favolose.

Ho avuto la prova che diversi campionati di trading con denaro reale organizzati in Europa agli inizi del terzo millennio avevano la complicità se non la connivenza del broker nel falsificare i risultati o comunque nel permettere comportanti scorretti al fine di produrre performance capaci di dimostrare una presunta  capacità del partecipante di guadagnare soldi. Non è per amore di dietrologia ma qui arriviamo a rispondere a tutti quei dubbi che tu lettore hai avuto finora leggendo questo articolo.

E che vanno tutti sotto una domanda diretta: si può barare in una competizione di trading reale? Sì, si può barare. E quando si bara in un campionato non si manomettono tanto le classifiche con rendimenti falsi quando si aumentano le probabilità di vittoria di un partecipante in maniera evidentemente scorretta rispetto agli altri partecipanti. Di seguito alcuni modi di barare. Il primo e più banale ed impossibile da scoprire è quello di due concorrenti che partecipano prendendo contemporaneamente una posizione long e una short sullo stesso mercato ma non necessariamente sullo stesso strumento.

Ad esempio il primo concorrente vende allo scoperto un SP500 e poco dopo l’altro concorrente compra un DAX. E la compensazione finale delle due posizioni avverrà possibilmente in momenti leggermente diversi per non dare nell’occhio. Oppure il concorrente vende short un ammontare di azioni tedesche pari all’acquisto di un DAX eseguito da un altro concorrente. Il secondo è che lo stesso concorrente partecipa sotto pseudonimo con diversi conti al campionato con diverse metodologie di trading aumentando in questo modo la possibilità di vincere.

I campionati seri vietano la partecipazione della stessa persona fisica o di entità giuridiche ad essa connesse con più conti. E’ evidente che in molti casi è impossibile risalire al beneficial owner di una società e questo complica maledettamente le cose. Ma in ogni modo se l’organizzatore è connivente con i partecipanti questa ultima possibilità è davvero impossibile da scoprire da fuori. Ci sono poi altre casistiche dirompenti per la credibilità di un campionato come ad esempio un organizzatore che decide di chiudere gli occhi su trasferimenti di denaro via operazioni di mercato su strumenti illiquidi.

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( fonte www.emiliotomasini.it )

Ci crederete o no ma due scalper di livello mediocre sono comunque capaci su titoli anche con capitalizzazioni di centinaia di milioni di dollari di scambiarsi azioni a prezzi concordati in momenti di estrema illiquidità del mercato, ad esempio durante la pausa pranzo o nei giorni con orario ridotto o durante le ferie estive o in fase di pre-market. Quindi gli organizzatori del campionato vedono un conto crescere di quanto l’altro conto diminuisce e se non vi è un incrocio delle operazioni compiute da tutti i partecipanti è evidente che si finisce per certificare rendimenti spettacolari che sono in realtà inesistenti.

Ma ripeto, sempre e comunque ci deve essere un organizzatore terzo che abbia bene chiaro quale è lo scopo di un campionato, scopo che abbiamo visto va ben oltre il semplice interesse commerciale degli organizzatori. Se devo fare una confessione sono convinto che 20 anni fa sia stato proprio il fastidio dell’industria finanziaria nei confronti di una manifestazione Top Trader che non aveva né santi in paradiso né padroni a decretarne la fine.

Molto meglio avere qualche campionato “aziendale” dove si possano veicolare meglio gli interessi aziendali di un broker piuttosto che un organizzatore con la schiena dritta. Morale: chi vince un campionato o chi organizza un campionato è necessariamente un truffatore ? Assolutamente no: chi vince un campionato merita di essere ascoltato con attenzione, tanto più se lo vince per più anni consecutivi e sempre con la stessa metodologia dichiarata.

Nel rumore assordante là fuori sui social media di tanti sedicenti trader la vittoria in  un campionato rimane uno strumento da considerare e apprezzare e questo quando a maggior ragione la vittoria è molteplice e si è concretizzata su più anni consecutivi.

In conclusione possiamo asserire senza tema di smentita che vincere un campionato ti fa entrare da subito nella schiera dei market player più seri di tutto il resto del mercato, ma non possiamo d’altro canto arrivare fino al punto di asserire che la semplice vittoria al campionato sia di per sé qualcosa che conferisce l’aureola del santo.

X (già Twitter) @EmilioTomasini

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