categoria: Vicolo corto
Taxi, e se la soluzione fosse una licenza europea?
L’annosa questione delle licenze taxi in Italia (in particolare nelle grandi città) è apparso fino ad oggi come un problema politicamente irrisolvibile. E se la soluzione fosse una licenza unica europea, magari gestita attraverso un App dedicata?
I termini della questione
Il numero di taxi a disposizione della cittadinanza, specialmente nelle grandi città come Roma e Milano, è chiaramente insufficiente, come testimoniano le lunghe code alle stazioni ferroviarie e agli aeroporti, che vediamo periodicamente sui social network. La conseguenza più logica e semplice, che consiste nella concessione di nuove licenze, sembra al momento incontrare ostacoli insormontabili sul piano politico, dal momento che nessun partito ad oggi sembra intenzionato anche solo a mettere in discussione la posizione di privilegio dei titolari delle licenze esistenti.
A conferma della solidità della posizione negoziale di questa categoria, si possono considerare diverse evidenze, dal fatto che in media le dichiarazioni dei redditi si attestano su livelli irrealistici, lasciando intendere che una certa evasione fiscale nella categoria possa essere diffusa e tollerata dalle istituzioni, fino all’ostracismo praticato nei confronti di Roberto Red Sox, tassista colpevole di aver pubblicato sui social i propri incassi. Per non menzionare la resistenza efficace portata avanti nei confronti di app potenzialmente concorrenti come Uber Pop.
Cito qui un post di Andrea Giuricin su X.
Una soluzione alternativa
In questa sede, non appare utile o interessante entrare nel merito delle motivazioni per le quali una categoria così poco numerosa e operante in un settore sicuramente rilavante, ma non certo annoverabile tra i servizi essenziali, riesca a resistere in modo così efficace a qualsiasi ipotesi di cambiamento che possa intaccare i privilegi acquisiti.
Si suggerisce invece che in soccorso della mobilità pubblica e del livello di servizio offerto ai cittadini potrebbe venire una normativa di livello sovrannazionale.
Supponiamo che l’Unione Europea decida di dotarsi di una licenza unica per il trasporto delle persone nei centri urbani e che, di conseguenza, un tassista di Madrid possa esercitare anche a Milano. Supponiamo poi che queste licenze europee vengano amministrate attraverso una App unica che i cittadini possono utilizzare in tutti i paesi dell’unione. Dulcis in fundo, immaginiamo che qualsiasi cittadino in possesso dei requisiti necessari per lo svolgimento di questa attività possa fare domanda e ottenere la licenza direttamente attraverso l’applicazione.
Quali potrebbero essere le conseguenze e i potenziali benefici?
I titolari della licenza potrebbero spostarsi tra le diverse città sulla base dei picchi di domanda legati a particolari eventi o stagionalità, contribuendo a incrementare il benessere dei cittadini migliorando il servizio di trasporto pubblico a disposizione.
I cittadini che desiderano svolgere questo tipo di lavoro anche part-time, magari durante una fase di temporanea disoccupazione involontaria, potrebbero avere a disposizione una carta in più da giocare.
I consumatori, avrebbero a disposizione un unico strumento per accedere comodamente ai servizi di mobilità quando si spostano nei paesi dell’unione. Se poi l’app avesse un sistema dinamico di tariffe e potesse interfacciarsi con altri strumenti simili già esistenti (Uber, Lyft, Cabify etc) si potrebbero conseguire ulteriori benefici facendo pagare di più chi ha più fretta e consentendo, a chi ad esempio vuole risparmiare, di condividere il costo della corsa
Che cosa potrebbe andare storto? ITaxi e licenze
L’elefante nella stanza è costituito dal fatto che se diventasse possibile ottenere una licenza in modo facile e gratuito, nessuno sarebbe più disponibile a pagare cifre rilevanti per acquistarne una come avviene oggi in Italia.
E’ logico dunque attendersi una forte resistenza da parte di una categoria che oggi appare di fatto intoccabile e il sostegno di forze politiche populiste pronte a cavalcare in modo opportunistico questa iniziativa, probabilmente rivendicando la volontà di tutelare gli interessi di chi ha pagato per ottenere la licenza in passato.
A tale proposito, in linea pragmatica si può osservare che:
- – verosimile che a livello europeo il potere di lobbying dei tassisti italiani sia significativamente inferiore a quanto osservato in patria
- – il “costo politico” di attuare la riforma si ridurrebbe perché si può “dare la colpa” all’Europa
- – non sarebbe necessario il coinvolgimento delle giurisdizioni locali (come ad esempio avviene per gli stabilimenti balneari) perché App e licenza potrebbero venire amministrate in modo centrale
- – non sussiste alcun fondamento giuridico a sostegno delle pretese di chi ha pagato la licenza perché in larga misura si tratta di contratti tra privati e in nessun caso è stato riconosciuto ai titolari di licenza un qualche diritto a limitare il numero dei potenziali concorrenti
- – dal punto di vista economico la possibilità di una riduzione nel valore della licenza rientra pienamente nel rischio di impresa (quando i noleggi di videocassette hanno chiuso nessuno ha ricevuto indennizzi)
- – è possibile prevedere nella normativa delle sanzioni rilevanti per i titolari di licenza vecchie che dovessero ostacolare l’applicazione della normativa
Conclusioni
La promozione della concorrenza e la liberalizzazione dei mercati è uno degli ambiti che ha funzionato meglio nella storia dell’Unione Europea. L’introduzione recente della Retail Investment Strategy testimonia che anche quando sono in gioco industrie miliardarie e lobby potenti come quella degli intermediari finanziaria è possibile intervenire in modo decisivo a tutela degli interessi dei consumatori.
Una licenza europea dei taxi, amministrata attraverso una App per cellulari, potrebbe essere il punto di partenza di un nuovo modo di fare politica che possa scardinare in modo efficace le resistenze locali a beneficio di tutti i consumatori dell’Unione.
L’autore del post è impegnato in una attività di divulgazione ed educazione finanziaria attraverso podcast, newsletter e video di Finanza in Soldoni