Lo scenario del lavoro in Italia e l’ascesa della carriera “non lineare”

scritto da il 28 Giugno 2024

Post di Paolo Carnovale, Country Director di GoodHabitz Italia

In una società sempre più in rapida trasformazione e in costante mutamento appare evidente come anche il mondo del lavoro si stia adattando a quelle che sono oggi le nuove esigenze e aspettative dei professionisti. Si assiste, infatti, a un progressivo abbandono di quella che tradizionalmente era considerata la “carriera tradizionale” o del posto fisso, a favore di un percorso professionale più flessibile e aperto al cambiamento e a nuove esperienze.

Una tendenza che emerge anche dall’ultimo studio di GoodHabitz, la piattaforma internazionale per la formazione aziendale, condotto in collaborazione con l’ente di ricerca YouGov su un campione di più di 1000 lavoratori italiani, secondo il quale il 40% dei dipendenti sta portando avanti un percorso lavorativo “non lineare” ovvero con diversi cambi di settore o di ruolo all’interno della stessa azienda o di realtà diverse.

I fenomeni d’oltreoceano che plasmano il contesto lavorativo odierno

Si è parlato molto, in questi ultimi tre anni, di “great resignation” e “quiet quitting”, due tendenze che abbracciano un numero ampio di lavoratori che decidono, nel primo caso, di lasciare volontariamente la propria mansione per intraprendere percorsi più soddisfacenti e personalizzati, o che, nel secondo caso, diminuiscono gradualmente la propria produttività o partecipazione alla vita aziendale perché senza prospettive di crescita. Secondo i dati dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, in Italia nel 2023, il 46% dei dipendenti ha cambiato lavoro o aveva intenzione di farlo a breve.

A questi due fenomeni, si aggiunge quello del “job hopping”, una tendenza sempre più diffusa in Italia proveniente dagli Stati Uniti, dove, secondo l’ultimo report annuale di LinkedIn, è particolarmente prevalente tra i millennial, che cambiano in media 2,85 posti di lavoro nei primi cinque anni dalla laurea, rispetto alla media di 1,6 della generazione precedente.

Lo scenario della carriera in Italia

Questo scenario mostra una svolta significativa nel panorama del lavoro: il mito della carriera “verticale” percepito storicamente come l’unica via per il successo professionale, sta pian piano esaurendosi per lasciare spazio al desiderio diffuso di ridisegnare il proprio percorso lavorativo dentro o fuori dalla propria azienda.

Non si tratta di un mero “capriccio” generazionale: secondo l’indagine di GoodHabitz, infatti, ben il 41% degli over 45 sceglie un percorso professionale non lineare, rispetto al 38% degli under 44, tradizionalmente considerati la fascia di età maggiormente incline a questo trend. In particolare, le donne emergono come protagoniste di questa nuova era professionale, mostrando maggiore propensione degli uomini a seguire percorsi non convenzionali. Si tratta del 43% contro il 37% degli uomini e, inoltre, analizzando le differenze di genere, gli uomini sono più soliti cambiare ruolo all’interno della stessa azienda (43% contro il 37% delle donne), mentre le donne preferiscono cambiare settore di riferimento (39% contro il 33% degli uomini).

lavoro

I motivi dietro al cambiamento di carriera

I motivi che spingono i professionisti a fare questa scelta sono diversi. In primo luogo, la ricerca di migliori condizioni di retribuzione e benefit economici (per il 30% dei dipendenti italiani, secondo la ricerca GoodHabitz) anche se, come emerge dalla ricerca dell’Osservatorio, uno dei principali fattori di insoddisfazione dei lavoratori resta la difficoltà nel trovare il giusto work-life balance. La seconda motivazione più citata è la necessità di flessibilità nell’organizzare il proprio orario lavorativo, seguita dall’importanza di preservare la salute fisica e mentale. Una ricerca precedente di GoodHabitz con Markeffect metteva in luce come, in Italia, ben il 70% dei talenti sperimentasse stress e burnout, ma solo il 50% ne discutesse apertamente con i propri manager.

Sempre secondo l’ultimo studio di GoodHabitz, inoltre, quasi un dipendente su quattro (il 23%) dichiara di aver cambiato o di voler cambiare perché stanco del proprio lavoro. Tra le altre motivazioni che causano l’abbandono del lavoro messe in luce dall’Osservatorio troviamo le relazioni interpersonali, con capi, colleghi e collaboratori. Infine, l’ultima ragione del fenomeno può essere ricondotta alla volontà di inseguire i propri interessi personali: si cambia perché il lavoro non soddisfa o perché si desidera fare delle passioni private il proprio lavoro.

Le soft skills come chiave di realizzazione

Non solo sfide, ma anche occasioni: il trend della carriera non lineare emerge sempre più come un’opportunità preziosa sia per i lavoratori che per le aziende stesse. Un elemento fondamentale messo in luce dalla ricerca GoodHabitz è il ruolo delle soft skills nel modellare le carriere moderne e affrontare le sfide del mondo del lavoro. Le competenze trasversali servono a scoprire nuove predisposizioni personali (secondo l’81% dei rispondenti – ma la percentuale sale all’85% per le donne) a sviluppare il proprio talento, come afferma il 79% dei professionisti italiani intervistati, e a costruire la propria carriera ideale (74%). Le aziende devono quindi essere ricettive verso le nuove dinamiche del mercato del lavoro, valorizzando le soft skills come catalizzatore per la crescita professionale e la realizzazione personale.

lavoro

In questo senso, l’adattabilità e le competenze trasversali diventano indispensabili per navigare attraverso i continui cambiamenti e le mutevoli esigenze del mercato. Offrire ai dipendenti la possibilità di sviluppare il talento e scoprire le proprie propensioni non solo favorisce il loro benessere e la loro crescita personale, ma impatta positivamente anche sui risultati aziendali. Investire in un’ampia gamma di competenze contribuisce, infatti, a promuovere una cultura aziendale dinamica e innovativa, garantendo una maggiore resilienza organizzativa e un vantaggio competitivo sul lungo termine.

Come evidenziato dalla newsletter Obiettivo Lavoro di LinkedIn, inoltre, raccontare i passaggi di carriera evidenziando la scoperta delle proprie competenze trasversali può essere molto utile non solo in fase di stesura di curriculum o in fase di colloquio, ma anche per dare un senso di continuità alla propria esperienza.

Le competenze trasversali più importanti per le lavoratrici

Andando ulteriormente ad approfondire la ricerca di GoodHabitz, emergono delle ulteriori interessanti differenze di genere tra i lavoratori. All’interno dei fattori su cui i professionisti hanno puntato o prevedono di puntare per (ri)disegnare il proprio percorso professionale ci sono, in particolare, il bagaglio di soft skills, ritenute centrali dal 38% delle donne contro il 33% degli uomini, e i corsi di formazione e aggiornamento (35% delle donne contro il 27% degli uomini).

Per le lavoratrici, le cinque competenze ritenute maggiormente utili per ridefinire il proprio futuro professionale sono: problem solving (67% delle lavoratrici contro il 52% dei lavoratori uomini), gestione dello stress (64% contro il 43%), team working (52% contro il 38%), gestione dei conflitti (50% contro il 33%) e motivazione ed autoefficacia (52% contro il 38%).

Da ultimo, va menzionata una competenza che le lavoratrici ritengono centrale ovvero l’intelligenza emotiva, intesa come la capacità di comprendere, utilizzare e gestire correttamente le proprie e altrui emozioni in ambito lavorativo. Questa è considerata “molto utile” dal 45% delle lavoratrici rispetto al 31% dei lavoratori.

*interviste condotte tramite YouGov su un campione di 1006 maggiorenni italiani impiegati di aziende con almeno 10 dipendenti