categoria: Il denaro non dorme mai
Investimenti e intelligenza artificiale, come sarà creato valore?
Post di Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer, UBS WM Italy, UBS Europe SE, Succursale Italia –
L’intelligenza artificiale è protagonista sui mercati finanziari ed è ormai
un argomento quotidiano di conversazione. Le dimostrazioni di come
potrà cambiare il modo di lavorare e aumentare la produttività vengono
continuamente veicolate dai media.
In effetti, le prime applicazioni indicano un impatto importante: i
programmatori riescono a creare software mediamente in metà tempo
mentre, secondo uno studio di Harvard, GPT-4 avrebbe prodotto risultati
migliori del 40% e più veloci del 25% rispetto a un gruppo di esperti di una
prestigiosa società di consulenza.
La lista dei possibili benefici (e rischi) è lunghissima. Se diamo uno sguardo
al passato recente, si stima che l’introduzione dei personal computer abbia
aumentato la produttività del 18% tra il 1986 e il 2000; successivamente da
Internet è venuto un contributo ancora superiore.
Non è affatto irrealistico immaginarsi un’analoga spinta dall’intelligenza
artificiale. Tanto che, secondo Bloomberg, sarà un mercato da 1300 miliardi di
dollari entro il 2032, mentre secondo McKinsey il volume d’affari raggiungerà
addirittura 4400 miliardi di dollari.
I benefici della nuova rivoluzione tecnologica: quando e dove?
Al di là di queste cifre astronomiche, per gli investitori la questione più
importante è quando e dove si materializzeranno i benefici finanziari di
questa ennesima rivoluzione tecnologica. In altre parole, quali sono le fasi di
creazione di valore e come questo valore verrà distribuito.
A mio avviso, possiamo immaginarcene quattro che tra loro possono in
parte sovrapporsi: la creazione dell’infrastruttura con ingenti investimenti,
l’affermazione dei principali attori con rapide crescite dei fatturati, la
diffusione capillare dell’intelligenza artificiale e, infine, la distribuzione dei
benefici all’economia nel suo complesso.
Oggi siamo tra la prima e la seconda fase: vengono fatti enormi investimenti
per creare l’infrastruttura, mentre si cominciano a delineare alcuni dei
protagonisti. Movimentare tali risorse crea fatturato, PIL, posti di lavoro
altamente qualificati. I capitali richiesti per affermarsi in questo segmento
rappresentano delle barriere all’ingresso, a vantaggio dei principali colossi
tecnologici.
Per esempio, le ultime indicazioni da parte di Microsoft, Alphabet, Amazon
e Meta suggeriscono che cumulativamente queste società investiranno
nell’intelligenza artificiale 205 miliardi di dollari quest’anno. A questa cifra
si sommeranno gli importi non dichiarati da tante altre società del settore e
quelli stanziati dagli stessi governi che hanno compreso la rilevanza strategica
di questa tecnologia.
Intelligenza artificiale, gli ambiti di applicazione più promettenti
Potremmo raggruppare le società attive in questo campo in tre livelli. Quello
inferiore è costituito dagli «abilitatori», ossia le imprese che forniscono
la colonna portante per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Si va dalla
produzione di semiconduttori alla progettazione dei chip, dai centri di calcolo
e cloud fino alle società che partecipano alla fornitura di corrente.
Il livello dell’«intelligence» è invece costituito dalle società che convertono
le risorse di calcolo ed energia degli abilitatori in modelli linguistici di grandi
dimensioni o in collezioni di dati.
Per finire, al livello dell’«applicazione» figurano le società che integrano
gli strumenti del livello dell’intelligence in applicazioni specifiche. In questo
momento riteniamo che gli ambiti di applicazione più promettenti includano
copiloti, assistenti alla codifica, pubblicità digitale, call center, ricerca e
sviluppo nel settore sanitario, sicurezza informatica e tecnologia finanziaria.
Non si tratta di definizioni rigide e molte società sono attive su più fronti; per
esempio, Amazon e Microsoft hanno sviluppato i propri chip. Google è attiva
su tutti i livelli descritti. Spesso potrebbero formarsi alleanze come Microsoft
che controlla il 49% di OpenAI, la società che ha creato ChatGPT.
Occorre tenere presente che, economicamente, il livello dell’«applicazione»
deve trovare il modo di generare ricavi sufficienti per «ripagare» gli altri due
livelli. Gran parte dei ricavi da abbonamenti, pubblicità ecc. sarà generato
infatti a ridosso del cliente finale.
La fase più interessante della diffusione dell’intelligenza artificiale
La diffusione più capillare dell’intelligenza artificiale richiederà più tempo ma,
in termini macroeconomici, sarà la fase più interessante perché coinvolgerà
quasi tutti i settori migliorandone la produttività e cambiando le modalità
di lavoro. Per le economie avanzate, questo avanzamento combinato alla
robotica potrebbe consentire di attutire l’impatto dell’invecchiamento della
popolazione.
L’occupazione potrebbe inizialmente soffrire, anche se la storia ci insegna
che l’economia ha grandi capacità di adattamento e si creano continuamente
nuove figure professionali. È possibile che si riduca la giornata lavorativa,
ma non si tratta di un trend nuovo: dall’Ottocento (quando era 16 ore) ad
oggi si è ridotta continuamente. Del resto, il maggior tempo libero ha fatto
fiorire alcuni settori economici come le attività culturali e ricreative, tra le quali
l’industria dello sport, che a livello mondiale è vista crescere a doppia cifra
nei prossimi anni.
Un altro aspetto da considerare è come verranno distribuiti i vantaggi
derivanti dalla maggior efficienza: le aziende diverranno più redditizie o la
concorrenza porterà a prezzi più bassi per i consumatori? Probabilmente
le aziende riusciranno inizialmente a tenere per sé i vantaggi, ma la
competizione alla fine tradurrà la maggior efficienza in una forza deflattiva.
Effetti per gli investitori e le incognite sulla Cina
Per quanto riguarda gli investitori, il settore tecnologico oggi rappresenta un
pilastro fondamentale per ogni portafoglio. Del resto il peso che ha raggiunto
all’interno dei principali indici implica che indirettamente l’esposizione è
rilevante e, monitorando con attenzione l’andamento degli utili trimestre
dopo trimestre, continuiamo a essere positivi su questo segmento.
Consigliamo un sovrappeso nel livello degli «abilitatori», per esempio
favorendo i semiconduttori oppure le società posizionate lungo l’intera
catena del valore che si occupano di chip, cloud computing nonché modelli
e applicazioni dell’intelligenza artificiale generativa.
Non va dimenticato che non esistono solo gli Stati Uniti. I giganti tecnologici
cinesi scambiano ancora a valutazioni simili a quelle precedenti la nascita di
ChatGPT, ma anche loro sono all’avanguardia e ci aspettiamo che la Cina arrivi
a sviluppare un ecosistema di IA differenziato. Sul mercato cinese pesano
tuttavia le preoccupazioni riguardo la geopolitica.
Per maggiori dettagli, consiglio la lettura di un nuovo e approfondito
studio dal titolo «Artificial intelligence: Sizing and seizing the investment
opportunity».