categoria: Distruzione creativa
PMI e intelligenza artificiale, ecco i passi per cogliere l’occasione
Post di Roberto Verde, fondatore e CEO di 247X, azienda che fornisce Growth Team dedicati, tecnologie data ed AI per la crescita –
Ogni grande rivoluzione inizia davvero quando le piccole e medie imprese possono farne parte. Il motivo per cui questa affermazione è necessariamente vera è semplice: il 95% delle imprese italiane sono micro imprese (fonte Istat 2021) e se espandiamo la lente in una economia più grande, come quella americana, il segmento small business occupa circa il 50% del tessuto imprenditoriale privato USA.
Con questi numeri è davvero semplice comprendere che finché una tecnologia è in mano solamente ai grandi non avrà sufficiente spazio per costituire una rivoluzione industriale, ma quando diventa accessibile anche per i piccoli ha il potenziale per cambiare il mondo.
E l’abbiamo già visto succedere prima con i computer negli anni ‘80 poi con internet nel 2000 e poi con la pubblicità e l’advertising dopo il 2010.
Dai computer sulle scrivanie a OpenAI
Intel, Apple e IBM hanno portato i computer sulle scrivanie delle piccole imprese e hanno cambiato il modo in cui le aziende gestiscono i loro business, creando l’economia degli operatori IT e di rete. Internet e le connessioni di rete in abbonamento hanno cambiato il modo in cui le imprese raggiungono i consumatori, creando l’economia dei web developer.
I social media hanno reso possibile per qualunque persona creare uno spot pubblicitario e metterlo su YouTube, creando l’economia delle web agency. Pensiamo agli iPhone, l’App Store e gli stessi sviluppatori di app. Una delle migliori aziende del nostro paese, Bending Spoons, è nata proprio così.
Ogni volta che l’accesso ad una tecnologia è stato reso democratico ed il suo prezzo è stato reso accessibile alle piccole imprese – o per meglio dire: a tutti – il modo in cui le aziende sono organizzate è cambiato in virtù delle loro nuove opportunità.
Oggi è il turno dell’intelligenza artificiale, fino a ieri accessibile solo a grandi imprese con i capitali giusti per costruire tecnologie che efficientassero i loro processi produttivi, e all’improvviso oggi accessibile a tutti quando OpenAI, una società americana, ha scelto di rendere accessibile il proprio modello di LLM (large language model) con un API a pagamento.
Large language model, la nuova rivoluzione
Che cos’è un large language model e perché è una grande rivoluzione il fatto che sia accessibile tramite un API? Soprattutto, che cos’è un API?
Un large language model è un tipo di modello di intelligenza artificiale progettato per generare testo umano-like in risposta ad input forniti dall’utente. Modelli come GPT di OpenAI sono addestrati su enormi quantità di testo preso da internet e altre fonti per apprendere la struttura della lingua e le relazioni semantiche tra le parole.
Questo permette loro di rispondere in modo coerente e contestualmente appropriato a una vasta gamma di domande e comandi.
In buona sostanza e per farla davvero semplice, il LLM è la tecnologia che permette al famoso ChatGPT di essere ChatGPT e rispondere a tutte le domande che ogni giorno gli facciamo.
L’API, o interfaccia di programmazione delle applicazioni, è ciò che consente agli sviluppatori di interagire con il modello di linguaggio senza dover comprendere i dettagli interni del funzionamento del modello stesso.
In sostanza, un’API definisce un insieme di regole e protocolli che consentono a due o più software di comunicare tra loro. Nel contesto dei large language model come GPT-3, un’API permette agli sviluppatori di integrare le capacità di generazione di linguaggio del modello nei loro servizi, applicazioni o prodotti senza dover implementare l’intero modello da zero.
Bingo!
PMI, i passi fondamentali per esserci
OpenAI – ma anche i loro concorrenti, non solo OpenAI – ha costruito possibilmente uno dei LLM più performanti mai costruiti e commercializzati e tramite una documentazione API ha reso disponibile l’accesso a questa tecnologia al mondo chiedendogli di sviluppare applicativi, integrandolo nei loro servizi, chiedendo loro di pagare 1 dollaro per ogni milione di token per una tecnologia che che per essere sviluppata avrebbe bisogno di milioni di euro di investimenti e altrimenti sarebbe impossibile immaginare in contesti come quelli di imprese che fatturano poche centinaia di migliaia di euro.
Come può una PMI italiana partecipare allora?
Capite queste due fondamenta della rivoluzione in corso è naturale comprendere quali competenze servono per poterla mettere in atto nella propria impresa.
Espandere la visione del management
Per prima cosa suggerirei ad ogni imprenditore di sviluppare una conoscenza dell’AI e dei large language model – che sono solo una tipologia di intelligenza artificiale tra tutti i modelli disponibili, ma quella più evoluta nell’epoca in cui scriviamo questo articolo – per comprendere quanto in là possano arrivare e quali sono gli applicativi nel proprio modello di business.
La tecnologia fine a se stessa nelle imprese non è mai servita a molto, l’esperto della materia o del business model ha un ruolo cruciale per comprendere come applicare la tecnologia. Ci sono molte imprese in Italia che offrono corsi come questi per manager ed imprenditori con il solo scopo di espandere la loro capacità di avere una visione.
Assumere uno sviluppatore che sappia utilizzare le API
La democratizzazione degli accessi ai large language model non prescinde dall’avere un team o nelle imprese più piccole, uno sviluppatore con le competenze giuste per integrare sistemi tra di loro. Ma attenzione, integrare un LLM ad un software è una sfida molto più semplice di crearne uno, ed è per questo che si parla di democratizzazione. Oggi basta avere un software developer con sufficiente esperienza per poter applicare l’AI al proprio business model, mentre prima – non più di un anno fa – era necessario un team di data scientist per avere un prototipo attivo in 3 anni.
Usando la matematica, dunque: un buon corso per il management e uno sviluppatore preparato non necessariamente senior, in Italia sono circa 40.000/50.000 euro in un anno. Piuttosto pochi per partecipare ad una rivoluzione industriale che potrebbe cambiare il business model di un’impresa per sempre.
Ovviamente esistono imprese che possiedono dipartimenti software e IT nei loro team; e allora per loro il consiglio è di metterli al centro, di portarli ai tavoli di discussione delle strategie dell’azienda mostrando competenza sulla capacità di costruire una visione di come l’AI possa cambiare il loro modello di business e sottoporre dei primi case di applicazione che provengono dall’aver compreso l’intersezione tra la tecnologia e il proprio modello di business.
Ecco noi, per esempio
In 247X abbiamo affrontato questa sfida tra il 2023 e il 2024, commercializzando un applicativo di large language model che permette ai nostri clienti di ricontattare i loro leads in 10 secondi su whatsapp e di programmare meeting qualificati con i loro sales, tutto in automatico per pochi centesimi di euro per appuntamento generato. Oggi questo prodotto, online da gennaio del 2024, genera quasi il 30% dei nostri ricavi.
Nella nostra impresa, che nel 2023 ha superato il milione di euro di ricavi e proietta il 2024 a circa 1,5 milioni, abbiamo destinato il 24% ai nostri dipendenti e reso disponibili le stock option per tutte le persone chiave che aiuteranno a partecipare alla rivoluzione industriale dell’AI con successo, trasformando il nostro modello di business e la nostra capacità di generare profitti.
Tecnologia, casi di utilizzo, persone, investimenti
Gli imprenditori devono comprendere la tecnologia, visualizzare un caso di utilizzo, mettere al centro le persone in grado di realizzarlo e investire per farlo. Con la consapevolezza che le persone giuste non sono più dei costosissimi PhD in data science ma degli sviluppatori software, grazie alla democratizzazione del LLM di OpenAI.