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Le trendline e i padri fondatori dell’analisi tecnica. Ecco alcune risposte
Trendline: come tracciarle? Quali sono le regole di base per investire con le trendline? Ma cosa sono davvero le trendline ovvero le “linee di tendenza”?
L’analisi tecnica si è sviluppata nel mondo occidentale come un corpus di regole pratiche dalla metà dell’800 in poi. Queste regole del pollicione nascevano dall’esperienza diretta dei trader, un’esperienza fatta di passaparola generazionale e in un ambiente assolutamente primitivo dove i grafici erano tracciati a mano su fogli di carta millimetrata con i prezzi copiati dal Wall Street Journal o peggio dalle quote machine del tempo.
Non esistevano computer per trasmettere dati online e neppure software per testare l’efficacia statistica di queste regole perché non esistevano dati se non quelli che ciascun operatore poteva conservare segnandoli a mano su un foglio.
( Fonte: www.emiliotomasini.it )
Queste regole sono il nocciolo duro dell’analisi tecnica: figure come il testa e spalla, i triangoli, il key reversal sono entrate a pieno titolo nell’armamentario di ciascun trader che si rispetti.
Solo una ventina di anni fa con l’arrivo dell’informatica a buon mercato si è iniziato a testare queste regole del pollicione per vedere se producevano utili. E si è verificato che molte di essere semplicemente erano inefficaci, da qui il discredito in cui, soprattutto nel mondo accademico, è incorsa l’analisi tecnica. Discredito solo parzialmente giustificato perché in realtà appunto di regole del pollicione si trattava e come tali dovevano essere considerate anche dagli accademici, che si sono dimostrati a mio avviso più crudeli del dovuto.
Perché poi quelle regole del pollicione che è stato dimostrato essere completamente inefficaci ancora continuino oggi ad infestare i libri di case editrici anche blasonate nessuno lo sa. Il sospetto è che dietro questi pifferai dell’analisi tecnica ci sia l’interesse bieco dell’industria finanziaria ben lieta di diffondere tra il pubblico la convinzione che con l’analisi tecnica si possa controllare il mercato. Il mercato non è controllabile con l’analisi tecnica e il risparmiatore perde i suoi soldi ma l’industria guadagna con le commissioni.
Le trendline nell’analisi tecnica classica
Ma andiamo al sodo dell’articolo: tra le regole del pollicione dell’analisi tecnica “classica”, basata su questo corpus di regole tramandato di padre in figlio e in contrapposizione a quella “moderna” basata sul test statistico delle serie storiche, troviamo le trendline.
Una linea di tendenza viene costruita collegando due minimi (rialzo) o due massimi (ribasso) significativi. Alla rottura della trendline al rialzo si ha un movimento ribassista e alla rottura della trendline ribassista si ha un movimento rialzista. Di seguito nella figura 1 l’esempio reale di una trendline rialzista e nella figura 2 una trendline ribassista:
(Figura N. 1: trendline rialzista, fonte www.tradingview.com )
( Figura N. 2: trendline ribassista, fonte www.tradingview.com )
So benissimo che su questa colonna non è necessario spiegare cosa è una trendline ma voglio con questi due grafici solleticare la vostra attenzione: se avete minimamente qualche nozione di analisi tecnica so che guardando i due grafici qui sopra vi sarete chiesti perché ho tracciato quelle due trendline in quel modo e non in un altro modo che magari voi pensate più adeguato.
O magari semplicemente per dirimere la questione state sfogliando freneticamente il manuale dell’analisi tecnica di John Murphy o di Martin Pring per capire cosa dicono i sacri testi dell’analisi tecnica su come si faccia a tracciare una trendline in maniera appropriata. Su come si debbano tracciare le trendline ormai la vulgata dell’analisi tecnica onnipresente in maniera free su internet ve lo può raccontare con dovizia di particolari.
Le trendline e quel genio di Demark
Ad esempio le regole del pollicione dell’analisi tecnica classica dicono che dovete tracciare le trendline da destra verso sinistra unendo i due massimi e minimi più recenti e non certo quelli che più si adattano alla situazione. Che per considerare rotta una trendline dovete aspettare il pull back o lo sfondamento di almeno il 3% della trendline. E altre delizie di questo genere su cui non mi debbo soffermare.
Qualcosa di nuovo e di assolutamente geniale sulle trendline è stato scritto da Thomas Demark nel suo magistrale libro “The new science of technical analysis”, Wiley. Ricordo solo il fatto che le trendline debbano essere rotte di slancio con un ampio spazio tra la chiusura precedente la chiusura successiva e tante altre caratteristiche di validazione per cui vi rinvio alla lettura del libro di Demark, un analista tecnico che ho avuto modo di conoscere personalmente a Milano quasi 30 anni fa e che ha segnato profondamente la mia carriera. Da lui infatti ho mutuato l’idea che l’analisi tecnica debba essere scientifica e non affidata alle emozioni del momento. Per ogni ulteriore approfondimento rinvio al lettore allo studio dell’opera di Thomas Demark.
Ma torniamo al cuore del discorso: tutti si chiedono come tracciare le trendline ma nessuno si chiede se le trendline funzionino e se funzionano del perché funzionano.
Nella mia esperienza di trader quantitativo le trendline funzionano sui mercati in cui i prezzi siano altamente autocorrelati. Io ho avuto sorprese positive applicando addirittura codici prefabbricati di Tradestation sui bond USA ed europei. Sui mercati altamente volatili i risultati sono più incerti anche sei il bias è chiaramente positivo.
Perché le trendline funzionano?
Superato anche questo ostacolo arriviamo alla domanda fatale: perché le trendline funzionano? La mia risposta è una non risposta nel senso che in realtà io ho verificato come i prezzi si muovano sempre e comunque all’interno di canali di oscillazione che noi possiamo variamente identificare con diversi strumenti grafici (due trendline sovrapposte?) ed algoritmici (una banda di oscillazione con 2 deviazioni standard rispetto ad una retta di regressione?).
Del resto se esistono le tendenze nei prezzi un modo per rappresentarle in maniera appropriata è proprio il canale di oscillazione. Da qui si desume una importante conseguenza: se a funzionare è il canale e non la trendline, che è solo una parte di un canale, allora voi capirete che il trader dovrebbe spostare il focus dalla trendline al canale e alla fuoriuscita dei prezzi dal canale piuttosto su come tracciare la trendline. E non dovrebbe curarsi minimamente di tutte le regole che i padri fondatori dell’analisi tecnica hanno codificato nel corso del tempo.
Se tutto questo fosse vero sarebbe comunque una buona soddisfazione per i padri dell’analisi tecnica: con i mezzi a loro disposizione in quei tempi, armati di matita e righello, in realtà non erano andati troppo lontano dalla verità.
X (già Twitter) @EmilioTomasini