Benessere psicologico sul luogo di lavoro: perché è importante

scritto da il 30 Maggio 2024

Post di Marisabel Iacopino, Senior Service Coordinator Stimulus Italia – 

C’è una crescente mancanza di serenità nelle donne e negli uomini che lavorano nelle imprese italiane. Il Report del Servizio di supporto psicologico di Stimulus, società di consulenza per il benessere nelle organizzazioni, del 2023, allerta: sul luogo di lavoro, spesso, si annidano condizioni che sono “fattori di rischio” per la salute mentale. In un campione di più di 17mila persone che si sono rivolte agli psicologi Stimulus, 2 lavoratori su 10 hanno segnalato momenti di stress eccessivo, 5 su 10 hanno lamentato un malessere dovuto all’ansia, 2 su 10 uno stato depressivo. Quando si parla di fattori di rischio si intendono fenomeni che sono ancora sotto i livelli di guardia, ma che potrebbero, in futuro, evolversi in una sofferenza maggiore, disturbi veri e propri per la persona, ma anche un disagio per le organizzazioni.

Per quali ragioni si chiede aiuto

Per la maggior parte, le professioniste e i professionisti – di imprese medie e grandi – si sono rivolti al servizio Stimulus per problemi di natura personale, familiare o di coppia (77%); il 6% per tematiche legate al lavoro e per il 16% per entrambi gli ambiti. Nel caso di disagi dovuti all’ambiente di lavoro, nel 46,3% si è trattato di problemi di relazione, nel 24,1% di malessere, nel 13,5% di crisi di fronte a un cambiamento.

Le tendenze sono confermate dai primi dati disponibili per il 2024. Tra le questioni aperte negli ambienti professionali, si segnalano problemi di comunicazione interna, di conciliazione vita-lavoro e il nodo di come affrontare, ad esempio, cambi di management e nuove nomine. Questi fenomeni possono diventare veri e propri costi nascosti: le persone hanno bisogno di tempo per adattarsi ai cambiamenti, e, non rispettarli, potrebbe portare a dei rallentamenti per le aziende.

Quanto incide il benessere psicologico sulla produttività

È noto che il benessere psicologico influenza la produttività. Secondo la Global Wellbeing Survey 2022-2023 di Aon, occuparsi di salute mentale e di benessere in azienda migliora la performance dall’11 al 55%. In effetti, l’azienda che offre ai suoi collaboratori un’attenzione specifica in tema well-being sta mandando un messaggio: riconosce i suoi professionisti come persone e vuole valorizzarli.

benessere

Non è un caso se, nel settimo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, diffuso nel febbraio 2024, si legge che “c’è un desiderio condiviso trasversalmente dai lavoratori: per l’89,2% dei lavoratori è essenziale in questa fase sentirsi ascoltati, presi in considerazione, riconosciuti”. Ancora, sempre dal rapporto Censis-Eudaimon, il 61,7% degli occupati ritiene che l’azienda non sia attenta al benessere psicofisico dei propri lavoratori.

Le scelte delle giovani generazioni

Di fronte a fenomeni come “grandi dimissioni” o “quite quitting”, e alle difficoltà di alcune imprese a trattenere a sé i professionisti qualificati, è bene sapere che, soprattutto per le giovani generazioni, un ambiente di lavoro positivo, – non solo per quanto riguarda la remunerazione -, è diventato uno dei criteri di scelta. Sempre Censis osserva che, da un panel di 62 aziende coinvolte in un’indagine, “emerge che il 59% ha avuto difficoltà nel reclutare nuovi lavoratori, il 50% un aumento delle dimissioni volontarie e il 71% un’attenzione accresciuta dei lavoratori alla durata dell’orario”.

Non solo benessere emotivo

Stare bene in ufficio non è solo una questione di well-being emotivo. Molte preoccupazioni dei lavoratori riguardano i figli, una persona cara che si ammala, la cura dei genitori anziani: la strada è investire in un welfare aziendale che compensi le carenze dei servizi sociali, in una prospettiva di benessere integrata.