categoria: Res Publica
La pubblica amministrazione può davvero fornire servizi migliori?
Post di Paolo Fontana, Country Manager Italy di Pure Storage –
È una sorta di barzelletta sempre attuale quella che vede ancora gli uffici pubblici come il regno incontrastato di fax e faldoni di carta. Lentezza della digitalizzazione e livelli di servizio carenti sono i responsabili di una tale immagine, tanto che i cittadini restano scettici circa le performance digitali delle pubbliche amministrazioni. Peraltro, una tale visione è stata recentemente rafforzata dal successo dei cyberattacchi indirizzati a vari uffici statali.
Secondo il report “Pubblica amministrazione locale e Ict″ dell’Istat, aumenta infatti l’offerta di servizi online degli enti locali. Inoltre, il 5,1% delle PA locali (l’81,8% delle Regioni) ha investito in intelligenza artificiale o analisi dei big data o ha pianificato di farlo nel triennio 2022-2024, ma resta ancora cruciale il nodo della sicurezza informatica da rafforzare.
In alcune realtà non è più necessario rivolgersi alle autorità per ottenere una nuova patente di guida o richiedere gli assegni familiari. Il cittadino digitale dovrebbe essere messo in grado di richiedere sussidi e benefit in modo semplice e sicuro dal salotto di casa. Affinché servizi del genere possano funzionare senza intoppi, è importante che le autorità riescano a fare buon uso dei dati esistenti. Tecnologie storage obsolete e una crescita esponenziale dei dati sono alcune delle maggiori sfide che gli enti pubblici devono affrontare, difficoltà che accomunano tutta la pubblica amministrazione
Per avere successo occorre superare queste difficoltà, che peraltro sono tutte strettamente collegate al tema dell’infrastruttura IT.
Sostenibilità ed efficienza economica crescono di importanza
Per le autorità è diventato essenziale esaminare la sostenibilità di tutti i servizi e di tutte le tecnologie con cui interagiscono. Fino a qualche anno fa la sostenibilità non compariva tra le priorità dei responsabili degli acquisti: oggi tuttavia non c’è richiesta d’offerta che non contenga una richiesta in tal senso e che non abbia aspettative di sostenibilità, risparmio energetico e compatibilità ambientale. l’Italia deve ora raggiungere i nuovi e ambiziosi obiettivi di sostenibilità stabiliti per il 2030, che prevedono una riduzione di almeno il 55% rispetto ai livelli delle emissioni di gas a effetto serra del 1990, verso l’obiettivo finale del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. A tal fine, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è stato attribuito un ruolo centrale alle politiche in grado di contribuire alla riduzione delle emissioni.
I data centre sono responsabili dell’1-3% del consumo globale di elettricità, pertanto il ricorso a tecnologie efficienti nella conservazione dei dati è un “must” affinché il settore pubblico possa minimizzare l’impatto energetico dei propri data centre. In termini di scelte tecnologiche, le autorità dovrebbero cercare fornitori in grado di dimostrare le rispettive credenziali ambientali e la capacità di ridurre i consumi elettrici. Per l’infrastruttura in cui risiedono tutti i dati dei cittadini ciò si traduce in modelli storage ingegnerizzati per richiedere livelli decisamente inferiori di alimentazione, raffreddamento e spreco allo scopo di produrre un impatto immediato e significativo sulla riduzione delle emissioni di CO2 da parte dei data centre.
Un’altra considerazione dovrebbe essere una possibilità di abbonarsi alla tecnologia. Questo permette agli enti di usare solo la tecnologia di cui hanno bisogno anziché acquistare storage che potrebbe essere inutile per 2-3 anni, pur continuando a consumare elettricità per il relativo funzionamento e raffreddamento.
Automazione e carenza di competenze nella pubblica amministrazione
Sul mercato è in atto una carenza di competenze e l’IT è chiamato a fare di più con meno, più in fretta. Le autorità sono intrappolate all’interno di sistemi e software legacy. I team IT dedicano parecchio tempo ad assicurare il funzionamento di queste architetture rigide senza potersi concentrare sull’innovazione. Gestire gli enormi volumi di dati di oggi è una vera sfida per molti enti. Il provisioning di risorse storage è sempre stato tradizionalmente un lungo processo manuale dagli ingenti costi anticipati e dai numerosi punti interrogativi: l’over-provisioning porta a pagare più di quanto si consuma, l’under-provisioning porta al rischio di terminare lo storage a disposizione.
Generando e acquisendo sempre più dati, queste sfide sono destinate a farsi sempre più acute. Flessibilità, agilità e velocità di accesso sono importanti tanto quanto prestazioni e affidabilità. L’automazione è essenziale per poter affrontare i volumi, la scala e la complessità delle noiose funzioni di gestione dello storage.
Proteggere i dati personali sensibili
I dati sono la benzina delle attività della pubblica amministrazione e dei servizi al cittadino. Nel trattare questi dati le autorità devono considerare le strategie di protezione, sicurezza e recupero degli stessi. Il settore pubblico lavora con enormi quantità di dati dei cittadini e ha in programma di offrire sempre più servizi digitali, il che significa utilizzare ancora più dati sensibili che andranno protetti. È una parte importante di un approccio più generale alla sicurezza dei dati, che comprende la salvaguardia di ogni tipologia di dato da cyberattacchi, cancellazioni, manipolazioni e disastri naturali. La pubblica amministrazione ha anche bisogno dell’architettura più resiliente possibile per poter ripristinare rapidamente i backup dopo eventuali attacchi. È quindi essenziale creare snapshot: copie immutabili che non possono essere rovinate, cancellate, modificate né cifrate. E se dovesse accadere il peggio, queste copie possono essere ripristinate rapidamente e su vasta scala.
L’accesso ai dati è molto importante per migliorare i servizi al cittadino e va quindi considerato anche il luogo dove i dati vengono immagazzinati. I grandi cloud provider non possono fornire le garanzie occorrenti in termini di sovranità dei dati. D’altro canto, costruire un cloud privato on-premise può fornire l’architettura e il modello operativo appropriati per il settore pubblico.
Italia digitale: un caso senza speranza, o è sulla strada giusta?
Sostenere i Comuni nella migrazione in cloud dei sistemi applicativi, per favorire la diffusione di servizi digitali più semplici, sicuri e inclusivi è uno degli obiettivi centrali del nuovo Avviso pubblicato su PA digitale 2026 nell’ambito della Misura “Abilitazione al cloud per le PA locali” del PNRR, che mette a disposizione delle amministrazioni comunali ulteriori risorse.
Le lamentele dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione riguardano sempre la lentezza della digitalizzazione e la scarsa qualità dei servizi ricevuti, il che non contribuisce a modificare la tradizionale percezione del pubblico. È quindi importante modernizzare la tecnologia per rispondere alle esigenze del cittadino e cambiarne tale percezione.
Pubblica amministrazione e dati, le chiavi del successo
Dati, infrastruttura e tecnologia sono le chiavi di una digitalizzazione di successo. L’obiettivo è quello di massimizzare i dati in possesso degli enti per creare un’amministrazione trasformativa, sostenibile e data-driven. Per poter costruire un sistema razionalizzato rispondente alle necessità presenti e future dei cittadini, gli uffici pubblici devono implementare la tecnologia storage appropriata. Questa deve essere efficiente dal punto di vista energetico, automatizzata, affidabile e resiliente. Deve mettere a disposizione funzioni di controllo, sicurezza, prestazioni e semplicità operativa. Una piattaforma dati basata su all-flash gestita in cloud, AI-driven, in costante perfezionamento e fruibile attraverso un modello di abbonamento flessibile è in grado di risolvere le sfide più ampie del settore pubblico e fornire una data experience moderna ai cittadini.